Il Sole 24 Ore

LA VITA POST COVID: PRONTI A SCEGLIERE ( PER USCIRE)

- di Giulia Crivelli

Sembrava l’uovo di Colombo: siete tutti a casa causa telelavoro o didattica a distanza? Eccovi serviti con nuove collezioni di pigiami, tute, ciabatte. O, volendo usare un termine più sofisticat­o, di homewear o, meglio ancora, loungewear.

Molti stilisti e marchi di ogni segmento, dall’alta gamma al fast fashion, hanno pensato che ci fosse un trend da cavalcare o forse persino qualcosa di più, un cambio di abitudini che causava un cambio di stile, una necessità di scegliere abbigliame­nto e accessori secondo una nuova logica. In parte è stato così, in particolar­e nei mesi dei lockdown più duri, quando la maggior parte delle persone, in Italia e non solo, usciva davvero poco di casa. Poi però un primo passo indietro rispetto allo stile iperrilass­ato - per usare un eufemismo - l’hanno fatto le persone impegnate per ore in riunioni o incontri di lavoro su Zoom, Teams, Webex: per spezzare la routine, forse per tornare a provare sensazioni pre- Covid, in molti hanno stabilito un minimo di dress code, almeno per la parte di noi che mostriamo anche in videoconfe­renza. I giapponesi hanno subito inventato delle tute da lavoro ( mai termine fu più appropriat­o) fatte da una camicia con cravatta annessa, cucita a pantaloni tipo pigiama. Alla fine, però, le linee create ad hoc per i lockdown non hanno avuto il successo sperato. Abbiamo ritrovato il piacere di vestire le nostre case ( si veda l’articolo in pagina), forse cercando di trasformar­le da prigioni in rifugi sicuri, da abbellire e rendere sempre più accoglient­i e funzionali. Ma per quanto riguarda il nostro abbigliame­nto, alla fine della prima ondata e a maggior ragione oggi, a campagna vaccinale avviata, l’atteggiame­nto è stato diverso. Vestirsi, per noi esseri umani, non è solo una necessità. Scegliendo cosa indossare e cosa mettere ai piedi esprimiamo una parte di noi: c’è chi lo chiama stile, chi gusto. Scelte misteriose, in fondo, a volte del tutto personali, a volte stimolate dalle infinite novità che di stagione in stagione ( anzi, di mese in mese, da qualche anno) la moda propone, stuzzicand­o la nostra vanità, il desiderio di piacere e di cambiare. Si potrebbe persino pensare che il fenomeno degli influencer sia nato anche come conseguenz­a di questa grande offerta di novità: in molti hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a orientarsi. Ma per quanto talento abbia un direttore creativo, le variazioni sul tema homewear sono limitate. Per uscire di casa, per tornare – con cautela, si intende – alla vita sociale e a quella di lavoro in presenza, abbiamo bisogno, o almeno voglia, di vestiti nuovi. E come diceva Karl Lagerfeld, se esci per strada in tuta hai perso il controllo della tua vita. Riprendiam­ocela, la vita, abbracciam­o la normalità post Covid. Vestiamoci per uscire e torneremo più volentieri nelle case che abbiamo riarredato a nostra immagine e somiglianz­a.

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