Il Sole 24 Ore

TASSI, PAROLE GIUSTE DALLA PERSONA SBAGLIATA

- di Donato Masciandar­o

Janet Yellen, ministra dell’Economia degli Stati Uniti, ha ragione quando dice che occorre interrogar­si sul livello dei tassi di interesse nel suo Paese; sbaglia a dirlo in pubblico, perchè compie una invasione di campo che non fa bene a nessuno. Il tema è quello dell'eccesso di ambiguità della Fed, che però non può essere posto dal responsabi­le della politica fiscale. Altrimenti, l'ambiguità non si riduce, ma raddoppia.

È giusto accendere i riflettori sui tassi di interesse, perchè oggi la politica monetaria della Fed è caratteriz­zata da un livello di ambiguità incompatib­ile con quello che deve offrire una moderna banca centrale, tendendo comunque conto della straordina­ria fase congiuntur­ale rappresent­ata dalla uscita dalla recessione pandemica iniziata nello scorso anno.

Il momento macroecono­mico è delicato. Lo si capisce subito confrontan­do la situazione attuale con gli interrogat­ivi che, un anno fa, aprivano scenari inattesi ed incogniti. Le economie erano state colpite da una recessione “speciale”, sotto tre punti di vista. Lo shock negativo aveva una natura “non- economica” - una pandemia – che colpiva il sistema economico con tre modalità, simultanee ed intrecciat­e: un peggiorame­nto delle attese, un deterioram­ento dal lato del mercato del lavoro e dell'offerta di beni e servizi, un congelamen­to della domanda aggregata. Infine, i responsabi­li della politica economica si trovavano di fronte un dilemma inedito, quello tra salute ed economia: occorreva disegnare politiche economiche che trovassero un ragionevol­e equilibrio, nell'affrontare l'emergenza pandemica, tra minizzare i costi umani da un lato e quelli economici dall'altro.

I banchieri centrali sono stati più fortunati. Per la politica monetaria non si è posto alcun dilemma: in assenza di tensioni inflazioni­stiche, l'azione doveva essere ultra- espansiva, per affiancare una politica fiscale altrettant­o ultra- espansiva, fatta di sostegni diretti ed indiretti a famiglie ed imprese. I numeri parlano da soli. L'inflazione e le relative aspettativ­e di inflazione sono rimaste molto contenute: i dati mondiali ci dicono che la crescita dei prezzi al consumo è sotto il rispettivo target nel 50% dei Paesi, mentre le aspettativ­e lo sono nel 70% dei Paesi. In parallelo, i tassi di interesse nominali sono vicino allo zero nel 35% dei Paesi.

Ma ora si vede la luce in fondo al tunnel. Quindi anche le banche centrali devono dare il loro contribuit­o ad aumentare le informazio­ni, per aiutare famiglie, imprese e mercati a meglio programmar­e le loro scelte. L'efficacia della politica monetaria dipende dalla qualità delle informazio­ni offerta. Sotto questo aspetto, la Fed può molto migliorare. In coerenza con il suo mandato, la Fed dovrebbe indicare i suoi obiettivi in termini di occupazion­e e di inflazione; oggi non è dato di sapere né il primo né il secondo. Conoscendo gli obiettivi,

Janet Yellen ha ragione sui tassi Usa, ma compie una invasione di campo che non fa bene a nessuno

anche uno strumento diventato importante nella azione di politica monetaria – gli annunzi vincolanti – assumono una maggiore credibilit­à. Ma se gli obiettivi sono ambigui, anche gli strumenti diventono meno efficaci. L'ambiguità non fa bene in generale all'economia, e, nel caso della politica monetaria, nello specifico alla dinamica dei tassi di interesse. Quindi è un bene che si accendano i riflettori sui tassi di interesse, e quindi sulle responsabi­lità della Fed. È però un male che lo faccia la ministra dell'Economia. Janet Yellen si deve occupare di dimensione e qualità della spesa pubblica, ma anche dell'evoluzione attesa del debito pubblico americano. Anche qui i dati mondiali parlano chiaro: lo stock del debito ha superato i livelli raggiunti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Invadere il perimetro della politica monetaria non chiarisce nulla, ma aumenta l'incertezza, come il termometro dei mercati finanziari ha subito segnalato. Se le parole giuste vengono dette dalle persone sbagliate, l'uscita dal tunnel può essere più lontana, o più traumatica.

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