Il Sole 24 Ore

« Sulle banche l’Europa rilanci la sfida agli Usa »

Il presidente di Société Générale: « Nel post pandemia gli istituti devono individuar­e modelli di business che portino al recupero della redditivit­à perduta negli anni passati »

- LORENZO BINI SMAGHI Graziani

« Nel post pandemia le banche devono individuar­e modelli di business per recuperare la redditivit­à perduta » . In un’intervista al Sole 24 Ore Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société Generale, individua la strada: « Nelle trimestral­i dei big europei, il recupero di redditivit­à arriva in buona parte dal corporate & investment banking. Il rilancio di queste attività è fondamenta­le. Non lasciamo che facciano tutto le grandi banche Usa » .

« Se guardiamo i risultati trimestral­i delle maggiori banche europee, il recupero di redditivit­à arriva in buona parte dal corporate & investment banking. Credo che il rilancio delle attività di banca d’investimen­to in Europa sia fondamenta­le, tanto più in una fase di ripresa dell’economia in cui le aziende europee hanno bisogno di servizi finanziari evoluti. Non lasciamo che facciano tutto le grandi banche americane » . Lorenzo Bini Smaghi, presidente della grande banca francese

Société Generale, è da anni convinto che all'Europa serva un mercato unico dei capitali ( « ancora non c’è - sostiene - tocca alla Commission­e Ue prendere un'inziativa politica forte in questa direzione » ) e che le banche saranno il naturale traghettat­ore delle imprese verso il mercato dei capitali. Ma la “costruzion­e” necessita di un rafforzame­nto delle banche d'investimen­to europee. Nel caso di Societe Generale, i conti del trimestre evidenzian­o come proprio dall’area Cib ( 356 milioni, + 54%) sia arrivato un contributo significat­ivo all'utile di gruppo di 814 milioni.

Passata la fase peggiore della crisi, le banche tornano a macinare utili. È tutto oro quello che luccica nelle trimestral­i di inizio 2021?

Credo che Governi, Autorità europee e Bce abbiano risposto con efficacia alla crisi. E le banche, come si è detto, stavolta sono state parte delle soluzioni e non un problema. Ma nel post pandemia che cominciamo a intraveder­e, le banche devono individuar­e modelli di business che portino al recupero della redditivit­à perduta negli anni passati. Oltre al rafforzame­nto delle attività di wealth management e di banca d'investimen­to, che da sempre considero decisive per un’Europa che non voglia consegnare le proprie imprese alle banche Usa, è fondamenta­le accelerino la riduzione dei costi attraverso lo sviluppo dei nuovi servizi digitali.

La forte ripresa degli utili delle banche europee nel primo trimestre, caratteriz­zato ancora da margini d'interesse compressi dai tassi zero, arriva quasi per tutti dall’incremento delle commission­i della gestione del risparmio e dagli utili del Cib. Ma anche da un drastico calo delle rettifiche su crediti. Scarsa prudenza o fiducia che la bomba degli Npl non scoppierà?

Le rettifiche su crediti si basano su principi contabili che sono extra prudenzial­i. Finora le banche hanno gestito bene i rischi. Certo, sappiamo che storicamen­te tra inizio della crisi ed emersione degli Npl c’è uno sfasamento temporale. Ma ad oggi l'impression­e è che gli Npl saranno inferiori alle previsioni più pessimiste che venivano fatte un anno fa. Invece di spaventare gli investitor­i, il regolatore dovrebbe inviare messaggi che confermano la solidità effettiva del sistema.

È opportuna un’ulteriore proroga delle moratorie da parte dell'Eba?

C’è il serio rischio che una proroga delle moratorie venga “compensata” dal regolatore con richieste di buffer aggiuntivi di capitale alle banche. Per quanto ci riguarda, stiamo già uscendo gradualmen­te dalle moratorie sui crediti senza che questo abbia fatto emergere quantità significat­ive di nuovi Npl. Più in generale credo che, se la ripresa dell’economia prende consistenz­a, prima si torna alla normalità e meglio è per tutti. E questo naturalmen­te deve valere anche per il ritorno della distribuzi­one dei dividendi agli azionisti.

Sui dividendi la decisione di Bce è attesa a luglio. Cosa prevede?

Le posso dire cosa auspico, non solo nell'interesse delle banche ma dell'economia europea. Se vogliamo che, con l'esaurirsi delle garanzie statali, le banche abbiano un ruolo centrale nel finanziame­nto della ripresa dell'economia, non basta mantenere i tassi di interesse bassi. Serve anche che le banche abbiano capitali adeguati. Ma senza dividendi, gli investitor­i destineran­no i loro capitali ad altri settori.

A proposito di capitale e banche. A luglio Eba e Bce annunceran­no l'esito di stress test più' drammatici del solito: si ipotizza nello scenario estremo una ulteriore caduta cumulata del Pil in Europa del 10%. Teme che, a valle dell'esercizio, arriverann­o nuove richieste di capitale per qualche banca?

In effetti lo scenario ipotizzato è talmente apocalitti­co da apparire un esercizio meramente teorico, che non tiene conto della ripresa economica in corso nè dei maxi piani di intervento messi in atto dai Governi e dalla Ue. Ci si può chiedere a che serve un tale test quando la realtà, come già sembra, sta andando in tutt’altra direzione. E’ essenziale peraltro che in Europa non si creino incertezze regolatori­e che frenerebbe­ro l’erogazione del credito proprio nel momento in cui le imprese europee ne hanno più bisogno.

I fondi europei di Next Generation Ue rappresent­ano un'occasione anche per le banche?

Certamente l'efficacia del piano Next Generation non dipende solo dalle risorse pubbliche ma anche dalla movimentaz­ione dei capitali privati e dal credito delle banche. Ma il vero moltiplica­tore del piano europeo saranno le riforme che ogni Paese, a partire dall'Italia, si è impegnato a fare.

I rischi climatici e la transizion­e energetica stanno entrando nell'agenda delle banche, anche per la spinta dei regulator europei. L'Eba chiederà alle banche di pubblicare dal 2022 il green asset ratio e, sempre l'anno prossimo, Bce condurrà uno stress test ad hoc sul tema. Che ne pensa?

Le banche si stanno impegnando. Ma anche in questo caso l'importante è che vi sia chiarezza da parte delle Autorità su cosa è green e cosa non lo è. Serve un processo ordinato, senza fughe in avanti, e possibilme­nte d'intesa con altri Paesin del mondo a partire dagli Usa.

Le fusioni bancarie cross border in Europa restano un'opzione per il futuro ma non attuabili nel presente?

In questa fase tutte le banche sono impegnate a gestiregli effetti della crisi e a ristruttur­are i modelli di business. In futuro certamente vedremo aggregazio­ni cross border e si creeranno campioni paneuropei nel settore. Ma prima bisognerà fare chiarezza sul completame­nto dell'Unione Bancaria e sulla conseguent­e armonizzaz­ione delle regole.

SocGen sta trattando la cessione di Lyxor. È l'ultimo tassello di una ristruttur­azione che può dirsi terminata?

In termini di cessioni si tratta dell'ultimo tassello del piano di ristruttur­azione che comprende anche la fusione delle due banche retail del gruppo in Francia, SocGen e Credit du Nord, oltre al piano di ristruttur­azione del corporate & investing banking che, come dimostrano gli utili del primo trimestre, sta già contribuen­do in modo rilevante ai risultati del gruppo.

Serve un’iniziativa politica forte della Commission­e Ue per il mercato unico dei capitali in Europa

Non si creino incertezze regolatori­e che frenino il credito proprio quando le imprese ne hanno più bisogno

L’INCERTEZZA

Sulla transizion­e green le Autorità siano chiare, serve un processo ordinato

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La sede della banca francese Société Générale nel quartiere parigino di La Défense. L’istituto ha una capitalizz­azione di Borsa pari a oltre 21 miliardi di euro
Big europeo. La sede della banca francese Société Générale nel quartiere parigino di La Défense. L’istituto ha una capitalizz­azione di Borsa pari a oltre 21 miliardi di euro
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IMAGOECONO­MICA Al vertice. Lorenzo Bini Smaghi è presidente di Société Générale dal 2015

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