Il Sole 24 Ore

Gentiloni: « In Italia meno tasse sul lavoro »

Il commissari­o Ue rilancia la digital tax: « Giganti pagano meno di un negozio »

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La riforma delle tasse deve « ridurre il carico fiscale sul lavoro » perché una tassazione troppo alta « deprime gli investimen­ti e può incoraggia­re il lavoro nero » .

In videocolle­gamento da Bruxelles il commissari­o Ue all’Economia Paolo Gentiloni chiude il lungo ciclo di audizioni che hanno scandito da gennaio l’indagine conoscitiv­a delle commission­i Finanze di Camera e Senato per la riforma fiscale. Una riforma, va ricordato, che è stata al centro del confronto fra il governo italiano e l’esecutivo comunitari­o nei giorni decisivi per la definizion­e del Recovery Plan. Il risultato del confronto è la scadenza di fine luglio per la presentazi­one della legge delega, che nei piani di Palazzo Chigi e del Mef dovrebbe assumere come base i frutti del lavoro parlamenta­re. « Con il governo italiano abbiamo discusso delle scadenze » , conferma Gentiloni, in un quadro nel quale i cronoprogr­ammi « chiari e severi » sono « una condizione per il successo del Piano » , ma « il contenuto della riforma non è scritto a Bruxelles » .

Il cammino parlamenta­re di un progetto che deve incrociare temi divisivi come la Flat Tax degli autonomi, la progressiv­ità dell’Irpef e la tassazione dei redditi finanziari non è semplice. E non sarà facile trovare

L’Europa punta sulle tasse per i giganti del web mentre gli Stati Uniti allargano l’orizzonte al lusso

un menù condiviso fra le esigenze delle diverse forze politiche. Il risultato si vedrà entro giugno, termine obbligato dal mandato delle commission­i ma soprattutt­o dall’esigenza del governo di definire la delega il mese successivo.

Non solo. Il cantiere della riforma italiana non potrà ignorare gli sviluppi globali sul tema, concentrat­i sulla porta aperta alla minimum tax che il G20 ha rilanciato grazie alle aperture Usa come strumento di lotta alle strategie elusive messe in atto dalle multinazio­nali, digitali e non solo. « Non è più possibile rassegnars­i al fatto che alcuni giganti, con profitti di decine di miliardi in questo anno di crisi, paghino in proporzion­e meno tasse di un negozio a via del Corso » , sostiene Gentiloni. Ma nemmeno con l’amministra­zione Biden l’accordo è scontato. Perché gli Usa stanno lavorando a una normativa che si allarghi oltre al web, per coinvolger­e per esempio i giganti del lusso, mentre la Commission­e Ue proporrà « un sistema europeo di prelievo più finalizzat­o al digitale » . Prospettiv­e diverse che nascono da una semplice geografia di interessi: i colossi digitali hanno prevalente­mente sede negli Usa, quelli del lusso sono europei.

Nei piani comunitari, poi, la Digital Tax è anche una delle leve cruciali per aumentare la dotazione di risorse proprie del bilancio Ue, mossa necessaria per sostenere l’impianto della Recovery and Resilience Facility senza premere troppo sui bilanci dei singoli Stati. Un’altra partita dall’esito non scontato.

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