Una filiera made in Italy del vaccino anti Covid Verso un accordo con Olon
L’azienda milanese pronta a produrre i principi attivi nello stabilimento di Capua
Mentre si parla di creare una filiera del vaccino anti- Covid in Italia, un’azienda farmaceutica già sta scaldando i motori. L’accordo con il governo per la produzione del principio attivo, prima parte della filiera industriale vera e propria - dopo la ricerca e la sperimentazione -, sarebbe in dirittura d’arrivo per un paio di aziende, tra cui la Olon di Rodano ( Milano).
La casa farmaceutica ha stabilimenti operativi a Capua ( Caserta) e a Settimo Torinese, e possiede una piattaforma tecnologica all’avanguardia, con un’esperienza di molti decenni nella fermentazione dei principi attivi. Basti pensare che è tra le prime aziende ad aver prodotto la penicillina in Italia.
Ha nove sedi in Europa, uno in India e uno negli Stati Uniti, con 500 milioni di fatturato, 65 milioni di investimenti nel 2021 e 2.200 dipendenti in tutto il mondo. Sarebbe dunque la Olon la “prescelta” - o comunque una delle poche che il governo sta contattando - per la produzione del principio attivo del vaccino Pfizer- BioNTech.
La produzione del vaccino antiCovid verrà realizzata riconvertendo alcuni bioreattori già utilizzati per altri prodotti. È la stessa azienda a spiegare che « oggi la fermentazione è uno dei più promettenti metodi produttivi alternativi per molti comparti industriali, non solo il farmaceutico, perché a basso impatto ambientale e ridotto consumo di risorse naturali » .
L’attività industriale dedicata al vaccino contro il Covid dovrebbe essere concentrata tutta a Capua, visto che il governo vorrebbe anche in questo modo favorire lo sviluppo occupazionale dei territori disagiati. Le cifre sono ancora ufficiose. A regime potrebbero essere prodotti qualche milione di dosi al mese, per un investimento di almeno una decina di milioni. In questa fase sono in corso le trattative anche per capire in che modo i costi dovrebbero essere ripartiti, tra governo, fondi europei e azienda stessa ( e a quali condizioni).
Ci sono anche altre aziende in Italia in grado di produrre principi attivi. Il colosso farmaceutico francese Sanofi produrrà più di 100 milioni di dosi del vaccino sviluppato da Pfizer- BioNTech entro la fine dell’anno. A darne l’annuncio è stato il Ceo Paul Hudson a fine gennaio. La Sanofi ha anche stabilimenti in Italia: Anagni ( Frosinone), Origgio ( Varese), Scoppito ( L'Aquila) e Brindisi. Vedremo se saranno coinvolti.
Oltre alla produzione dei principi attivi, che ancora in Italia deve partire, sono già stati fatti accordi per l’infialatura.
Il primo ad averlo firmato con Pfizer è stata la Thermo Fisher di Monza. L’azienda conta in tutto il mondo oltre 80mila addetti e sottolinea che « sta lavorando come parte della rete globale di produzione di vaccini di Pfizer e fornirà servizi di produzione a contratto, in Italia, per il vaccino PfizerBioNTech contro il Covid- 19, distribuito in diversi mercati » . A inizio 2021 si era parlato di una capacità produttiva dello stabilimento brianzolo di 2 miliardi di dosi entro il 2021, prevedendo l’espansione non solo della capacità di produzione dei siti, ma anche l’au
La casa farmaceutica ha stabilimenti a
Capua ( Caserta) e a Settimo Torinese e nove sedi in Europa
mento dei fornitori per i materiali. Tuttavia la quantità deve essere ancora ufficializzata. Per quanto riguarda AstraZeneca, c’è la Catalent di Anagni a infialare.
Altre aziende italiane intanto continuano a fare ricerca per creare nuovi tipi di vaccino. Come Reithera di Castel Romano, azienda biotecnologica che ha sviluppato e sta sperimentando un prodotto di cui sta valutando sicurezza e efficacia; o la Rottapharm Biotech di Monza, che ha avviato la sperimentazione del vaccino made in Italy basato sulla tecnica dell’elettropo razione.