Tripoli contro l’Occidente che chiede regole chiare per il voto di dicembre
Di Maio: « Inaccettabili spari contro il peschereccio, ma quel mare è proibito »
Tripoli alza la voce. Il comunicato congiunto scritto dalle ambasciate di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti in Libia non è stato per nulla gradito dal Consiglio di Stato libico. Che lo ha bollato come « un’interferenza negli affari interni della Libia » .
Cosa è accaduto? Davanti ad un Paese che fatica nel percorso di transizione democratica, i quattro Paesi europei e gli Usa hanno sollecitato le autorità e le istituzioni libiche in vista delle elezioni previste per il prossimo 24 dicembre. Richiamando in una nota la risoluzione 2570 del Consiglio di Sicurezza Onu, che fa appello a tutte le parti libiche, compreso il governo di Unità nazionale e la Camera dei rappresentanti, a facilitare le elezioni di dicembre e a concordare la base costituzionale e legale per il voto entro il 1° luglio.
« Oltre alle disposizioni a livello politico e di sicurezza, saranno cruciali i preparativi a livello tecnico e logistico » , si legge nella nota in cui le ambasciate affermano però di ritenere che « non sia il momento di cambiamenti dirompenti negli organismi competenti » .
L’Alto consiglio di Stato libico ha espresso « grande stupore » proprio su questo punto. « La violazione della sovranità libica non è solo legata alla presenza di mercenari stranieri sul terreno, ma anche ai tentativi di diktat politici esterni che sono categoricamente respinti » , ha precisato l’Alto consiglio. Che ha comunque sottolineato « la necessità di svolgere le elezioni secondo i tempi stabiliti e su basi costituzionali solide » ribadendo « l’indipendenza della decisione libica » .
Tripoli, insomma, si è profondamente irritata. Nel tentativo di ricucire lo strappo l’ambasciatore americano in Libia, Richard Norland, ha espresso « apprezzamento per gli sforzi del Consiglio presidenziale per l’unificazione delle istituzioni militari » . Un passo fondamentale per riportare la sicurezza in un Paese dilaniato da sette anni di guerra e inondato di armi in mano a oltre cento milizie.
Il tempo a disposizione è davvero limitato. Non pochi osservatori sono convinti che se Tripoli intende davvero approvare un nuovo referendum Costituzionale, la Costituzione e la legge elettorale, i pochi mesi da qui a dicembre non appaiono sufficienti.
Le elezioni non sono il solo dossier delicato. Il giorno dopo il grave incidente avvenuto nel Canale di Sicilia, dove la guardia costiera libica ha aperto il fuoco contro tre pescherecci italiani, ferendo un membro dell’equipaggio, il ministro italiano degli Esteri, Luigi Di Maio, ha risposto in modo deciso: « Al di là degli sconfinamenti dei pescherecci, che la guardia costiera libica spari segnali di avvertimento ad altezza uomo è inaccettabile » .