Commerzbank, accordo fatto per il piano da 10mila esuberi
Intesa con i sindacati I costi di ristrutturazione salgono a oltre 2 miliardi
Commerzbank ha siglato in tre mesi - tempi record “mai così veloci” - un accordo con i sindacati per realizzare il draconiano piano da 10.000 esuberi annunciato in febbraio, da chiudersi entro il 2024 con l’obiettivo di ridurre i costi e ritornare all’utile già da quest’anno dopo il profondo rosso del 2020. Il pacchetto di incentivi, tra prepensionamenti fino a sette anni e pensionamenti parziali fino a otto anni, fa tuttavia lievitare i costi di ristrutturazione di ulteriori 225 milioni, portando il totale oltre quota 2 miliardi. L’accordo raggiunto ieri è considerato una “pietra miliare” del piano di ristrutturazione che punta a riportare il RoTE al 6,5- 7% per il 2024.
Lo scorso aprile la banca ha effettuato accantonamenti aggiuntivi per 470 milioni nel primo trimestre 2021, al fine di consentire ai dipendenti di lasciare la banca entro quest’anno e velocizzare un processo che sarà oggetto di verifica nel 2023: non è esclusa l’opzione dei licenziamenti nel caso di uscite volontarie troppo lente.
« Questi soldi sono investiti bene perché rafforzano la certezza dell’implementazione della riduzione del personale » , ha dichiarato ieri l’amministratore delegato Manfred Knof. Il ceo, in carica dal primo gennaio ed ex- responsabile del retail di Deutsche bank, ha lanciato in febbraio il nuovo piano di ristrutturazione e riduzione
dei costi definendolo « doloroso ma necessario » . Commerzbank ha chiuso il 2020 con una perdita da 2,9 miliardi per fare pulizia di bilancio con un rapporto cost/ income dell’ 82,6% nel quarto trimestre 2020.
Una riduzione ambiziosa dei costi, con taglio del personale è una strada obbligata secondo analisti e agenzie di rating: l’outlook è negativo per la BBB+ di S& P Global e la A1 di Moody’s.
Il taglio dei dipendenti a tempo pieno è un processo che va avanti da anni in Commerzbank. La banca, che contava 43.300 dipendenti nel 2015, ha iniziato il 2021 con 39.500 dipendenti a tempo pieno. L’obiettivo ora è di arrivare a 32.000 a fine 2024, con una riduzione netta pari a 7.500 per via di 2.500 nuovi assunti. La diminuzione delle filiali, da 790 a 450 in tre anni, è altrettanto ambiziosa ed è controbilanciata da 1,7 miliardi di investimenti nell’IT in quattro anni.
Il progresso e il successo di questa
ristrutturazione riaccende in Germania le aspettative di cessione da parte del Tesoro della quota da principale azionista del 15,6% in Commerzbank. In una recente intervista con Welt am Sonntag, l’ad Knof ha smentito che il suo vero mandato sia la fusione con Deutsche bank. Alla domanda se Paul Achleitner, presidente del consiglio di sorveglianza di Deutsche Bank, lo abbia inviato in Commerzbank per preparare la fusione, Knof ha risposto secco: « Sono malelingue, questa è una totale assurdità » e ha difeso l’indipendenza di Commerz.
Il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha studiato l’uscita dello Stato dalla seconda banca privata in Germania ma non lo ha potuto fare perchè una vendita in perdita è fuori discussione: la soglia del break- even non è nota ma l’attuale quotazione in Borsa di 5,61 euro per gli analisti è una perdita certa.