Salvini- Letta, lite infinita Fi si smarca: sì alle riforme
Il leader leghista: « Impossibile riformare giustizia e fisco con Pd e M5s » Il segretario dem: « Se è così esca, ma non sprechiamo il Pnrr » . Irritazione a Palazzo Chigi
Il fuoco è aperto in mattinata dal leader della Lega Matteo Salvini: « Non sarà questa maggioranza a riformare giustizia e fisco. La ministra Marta Cartabia può avere le idee chiare, ma se sei in Parlamento con Pd e M5s, per i quali chiunque passa lì accanto è un presunto colpevole, è dura » , è il sasso buttato nella larga maggioranza draghiana. Non a caso, contro il “giustizialismo” attribuito ai giallorossi, Salvini sta organizzando assieme ai Radicali la raccolta delle 500mila firme necessarie a depositare alcuni quesiti referendari su temi dirimenti come la responsabilità civile dei giudici e la separazione delle carriere tra giudici e Pm. Come a dire: le vere riforme le faremo noi dopo aver vinto le elezioni. Da qui, anche, l’insistenza con cui Salvini indica Draghi come il candidato ideale per il Quirinale: se eletto all’inizio del 2022 sarebbero più probabili le urne anticipate.
Opposta, naturalmente, la visione del segretario del Pd Enrico Letta. Che ha subito rintuzzato lo scetticismo di Salvini sulle riforme messe in campo dal governo: « Se Salvini dice che non si fanno le riforme, Salvini tragga le conseguenze ed esca da questo governo, che è fatto per fare le riforme » . Ma il punto non è “buttare fuori” o meno dalla maggioranza la Lega, come il segretario dem spiega al Sole 24 Ore: « La riforma della giustizia, la sburocratizzazione e la semplificazione sono tre obiettivi imprescindibili per l’attuazione del Pnrr - è il ragionamento di Letta - e per il rilancio
dell’attrattività e della competitività del nostro sistema economico. La pressione Ue in tema di riforme è un’occasione unica per superare i nostri ritardi strutturali e il fatto che c’è questo presidente del Consiglio e questa larga e anomala maggioranza è una sorta di congiunzione astrale che non va sprecata. Buttare al mare questa congiunzione sarebbe un delitto » . Anche per questo Letta è convinto, indipendentemente dalla soluzione che il Parlamento troverà alla successione di Sergio Mattarella, che Draghi debba restare al suo posto fino al termine della legislatura nel 2023.
E in tema di riforme per l’attuazione del Pnrr il segretario del Pd si è ritrovato ieri con un alleato inaspettato, ma neanche troppo: Forza Italia, che con il coordinatore Antonio Tajani e con i capigruppo Roberto Occhiuto e Anna Maria Bernini ha lanciato un
LETTA AVVERTE
Le riforme della giustizia e della Pa imprescindibil i per avere i fondi Ue e per ritrovare competitività
secco warnig a Salvini smarcandosi dalla sua strategia: « Il governo Draghi è nato con tre missioni: fare il piano vaccinale, rilanciare l’economia e fare le riforme indispensabili per ottenere i fondi del Next Generation Eu. È questo il comune denominatore politico che tiene insieme la maggioranza. È chiaro che sui temi più divisivi come la giustizia bisognerà trovare un punto di equilibrio sufficiente a non far saltare gli aiuti comunitari, legati soprattutto al superamento della lunghezza dei processi. Inutile continuare a litigare sul resto, bisogna essere realisti » . Niente da aggiungere da Palazzo Chigi, dove si derubricano con un certo fastidio le liti di queste ore a normali fibrillazioni di una maggioranza eterogenea e si va avanti: in settimana riaperture e sostegni 2, entro la fine del mese la riforma della Pa.