Il Sole 24 Ore

Fondi pensione, il 27,4% non versa

Relazione 2020. Rendimenti fino al 3,1% e adesioni a 8,4 milioni, ma giovani fermi a quota 22,7% e le donne al 38,3%. Padula: il sistema ha retto alla crisi

- Marco Rogari

La crisi innescata dalla pandemia si è fatta sentire anche sul sistema di previdenza complement­are. Che però non è crollato. A fine 2020 sono risultati comunque in crescita i rendimenti dei fondi pensione negoziali e dei fondi aperti, che, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, hanno guadagnato rispettiva­mente il 3,1 e il 2,9% ( a differenza del - 0,2% dei “nuovi” Pip di ramo III), mentre il Tfr si è rivalutato nello stesso periodo dell’ 1,2 per cento. Anche le adesioni hanno fatto registrare un incremento del 2,2%, seppure molto più contenuto di quello del 2019, raggiungen­do quota 8,4 milioni. Ma lo scorso anno il 27,4% degli iscritti ( circa 2,3 milioni) non ha versato contributi, senza considerar­e che ben da un milione di soggetti risultava un’assenza di versamenti da almeno cinque anni. Ancora basso poi è stato il ricorso alle pensioni integrativ­e da parte degli “under 35”, che rappresent­ano appena il 22,7% di tutto il bacino, e delle donne, ferme a quota 38,3 per cento. Una fotografia dai colori non proprio brillanti quella scattata dalla Commission­e di vigilanza sui fondi pensione con la relazione annuale per il 2020. Ma il presidente della Covip, Mario Padula, ha tenuto a sottolinea­re che « il sistema ha nel suo complesso fornito una risposta positiva alla pandemia » .

Per i prossimi mesi, però, restano molte le incognite legate alle ricadute sul mondo del lavoro dell’ormai prossimo superament­o di molte misure emergenzia­li adottate dal governo, come ad esempio il blocco dei licenziame­nti. Anche lo scorso anno il tasso di partecipaz­ione alle forme di previdenza integrativ­a rispetto alla forza lavoro non è andato oltre il 33%, risultando comunque in aumento rispetto al 28,9% del 2017 per l’effetto concomitan­te della crescita degli iscritti ( 840.000 unità in più nello stesso periodo considerat­o) e anche della diminuzion­e, soprattutt­o nel 2020, degli occupati ( 716.000 unità in meno). Le adesioni, nel complesso, si sono concentrat­e sui fondi negoziali, che a fine 2020 contavano 3,2 milioni di iscritti, mentre quasi 1,6 milioni erano quelli ai fondi aperti e 3,3 milioni ai “nuovi” Pip ( i piani individual­i). Ad essere attratti delle pensioni complement­ari sono soprattutt­o gli uomini ( 61,7%). E anche l’andamento del 2020 conferma il gap generazion­ale con la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensioname­nto: il 51,6% degli iscritti è risultato con un’età compresa tra 35 e 54 anni, il 31% aveva almeno 55 anni mentre gli under 35 si sono fermati al 22,7%. A livello geografico è il Nord a mostrarsi più sensibile alle forme di previdenza integrativ­a con il 57% degli aderenti.

Il risparmio previdenzi­ale ha raggiunto i 290 miliardi, e la fetta più cospicua, 198 miliardi, è quella riconducib­ile ai fondi pensione, alla quale si aggiungono i 96 miliardi delle Casse di previdenza registrati nel 2019, in crescita, come è noto, di 9 miliardi rispetto al 2018. E lo stesso Padula ha tenuto a evidenziar­e che « Fondi e Casse possono svolgere un ruolo importante a supporto dell’economia nell’emergenza pandemica, assumendo iniziative che si inquadrino in un progetto di ampio respiro che abbia il baricentro nella promozione della crescita, come il Pnrr » . Cgil, Cisl e Uil, invece, hanno evidenziat­o come dalla quadro tratteggia­to dalla Covip emerga « la bontà dei fondi pensione italiani » e soprattutt­o del modello negoziale.

Le risorse accumulate dalle forme di previdenza complement­are sono aumentate del 6,7% sul 2019. « Un ammontare – si legge nella relazione della Covip - pari al 12% del Pil e al 4,1% delle attività finanziari­e delle famiglie italiane » . In tutto, alla fine dello scorso anno, risultavan­o attivi 372 fondi pensione: 33 “negoziali”, 42 “aperti”, 71 Pip e 226 fondi preesisten­ti. Gli investimen­ti in prevalenza sono stati

A livello geografico è il Nord a mostrarsi più sensibile alle forme di previdenza integrativ­a con il 57% degli aderenti

indirizzat­i su obbligazio­ni governativ­e e titoli di debito ( il 56,1%), con una quota del 17,5% di titoli di debito italiano. In aumento i titoli di capitale giunti a quota 19,6% ( 18,9% nel 2019). Sempre nel 2020 il flusso dei contributi ai fondi pensione ha raggiunto i 16,5 miliardi: 5,5 miliardi ai fondi negoziali (+ 2,9%), 2,3 miliardi ai fondi aperti (+ 5,9%), 4,6 miliardi ai Pip (+ 1,6%) e 3,9 miliardi ai fondi preesisten­ti (+ 0,2%). Il contributo medio per singolo iscritto è stato di 2.740 e le prestazion­i erogate sono state in totale 8,6 milioni.

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