Kostin: « Usa- Russia invertano il passo, è un aiuto al mondo »
L’intervista. Andrej Kostin. Alla vigilia del vertice tra Joe Biden e Vladimir Putin, il presidente della banca Vtb racconta l’impatto della pandemia sull’economia russa, ruolo dello Stato e rapporto con i privati
Il summit tra Joe Biden e Vladimir Putin, domani a Ginevra, non è cruciale solo dal punto di vista politico e strategico: si ritroveranno di fronte anche interessi economici che, come osserva Andrej Kostin, presidente e Ceo di Vtb, una delle principali banche russe, « negli ultimi 7 anni hanno perso tanti buoni affari, a causa di pregiudizi reciproci e restrizioni varie. Che sia ora di invertire la tendenza? » . Crede sia possibile?
Più volte gli Stati Uniti hanno detto di volere relazioni « stabili e prevedibili » con la Russia. Noi siamo d’accordo. Ma una strada è sempre a doppio senso ( in italiano, ndr). Per due volte, da gennaio, l’amministrazione Biden ha imposto sanzioni alla Russia, anche sul debito sovrano. Nello stesso tempo Usa e Russia hanno prolungato al 2026 il Nuovo Start ( trattato che limita i rispettivi arsenali nucleari, ndr).
Condividiamo l’importanza di agire per l’ambiente. Ci sono basi per un cauto ottimismo, ma meglio essere realistici. Le divergenze arretrate sono tante, le relazioni tra i nostri Paesi ai minimi. In queste circostanze, anche piccoli passi verso una normalizzazione saranno benvenuti. Su quali fronti russi e americani potrebbero lavorare insieme?
L’agenda comune parla di stabilità strategica, cambiamenti climatici, cybersicurezza, lotta al terrorismo e alle pandemie. Particolarmente importanti per la Russia sono la stabilità e la sicurezza strategica. Mi creda, nessuno nel mio Paese vuole imporre le proprie regole ad altri. Nessuno! Ma dopo il 1991 l’infrastruttura militare della Nato si è sensibilmente avvicinata ai confini russi. Ora un missile alieno può raggiungere Mosca in 15 minuti. E se l’Alleanza si espande ancor più verso Est, di minuti ne basteranno sette. Come reagireste, al nostro posto? Ha citato la lotta comune alle pandemie. Che prezzo ha pagato al Covid- 19 l’economia russa?
Il 2020 è stato una sfida senza precedenti. Malgrado le prime aspettative, la Russia ha evitato una recessione profonda. L’anno scorso il Pil si è ridotto del 3%: rispetto ai Paesi europei, il danno è stato inferiore perché i servizi in Russia coprono una quota più piccola. Per esempio, il turismo e i trasporti - i più colpiti dalle restrizioni - garantiscono il 10% del nostro Pil. Che previsioni per la ripresa? Quest’anno l’economia globale dovrebbe crescere del 5,6%, e una ripresa russa del 3,5- 3,7% non ci può soddisfare. Obiettivo comune di governo e business è rilanciare l’economia con massicci investimenti pubblici e privati, stranieri compresi. La situazione sui mercati globali è favorevole. La domanda che si è accumulata, la ripresa delle forniture rimandate, i piani di stimolo hanno aumentato i prezzi delle materie prime. L’attività economica si sta riprendendo: la Banca centrale russa prevede di tornare ai livelli pre- crisi già nel secondo trimestre. Possiamo aspettarci una ripresa dinamica, qui in Russia, ma la sfida principale sarà assicurarsi che la crescita sia rapida e sostenibile. Nel confronto con i programmi di aiuto di altri governi, si è detto che la Russia avrebbe potuto fare di più per cittadini e imprese, data la solidità delle finanze pubbliche.
La pandemia ha evidenziato l’importanza dello Stato nel garantire stabilità economica e sociale. Io penso che in Russia l’” intervento” dello Stato sia stato adeguato e tempestivo. Governo e Banca centrale hanno dato uno stimolo doppio all’economia, fiscale e monetario: senza precedenti per volumi e gamma di strumenti. Al centro dell’attenzione le industrie più colpite: compagnie aeree, trasporti, turismo, alberghi e ristorazione, spettacolo. La Banca di Russia ha tagliato il tasso chiave a un record minimo del 4,25% ( tornato ora al 5,5%); ha garantito liquidità alle banche e allentato i regolamenti. Il totale della spesa a sostegno dell’economia, e per garantire redditi e occupazione, è stato pari al 9% del Pil. Il governo ha trovato le risorse aumentando la raccolta di prestiti: il debito pubblico è salito dal 12,3% del Pil nel 2019 al 17,8% nel 2020, ma resta tra i più bassi al mondo.
Eppure molti piccoli imprenditori si sono sentiti soli. Che ne pensa? Che ruolo hanno avuto banche come Vtb? È vero che le Pmi sono state particolarmente investite dalla crisi. In Russia garantiscono il 20% del Pil. Le misure in loro sostegno sono stati rinvii delle scadenze dei rimborsi, agevolazioni fiscali, tagli ai contributi sociali e la cosiddetta “ghigliottina normativa”: nel 2020 più di 11.000 regolamenti antiquati sono stati eliminati, per migliorare il clima per le imprese. Le banche hanno svolto un ruolo chiave, con sostegni finanziari in forma di crediti agevolati e pagamenti dilazionati. Nella cornice di un programma statale di prestiti per il riavvio delle attività, Vtb ha sostenuto più di 20.000 Pmi, con più di un milione di dipendenti.
Ora quali saranno i motori della ripresa? Molti considerano eccessivo il ruolo dello Stato nell’economia. Per un vero sviluppo invocano riforme e più libertà per le imprese private.
Dopo 70 anni di dominio totale dello Stato, e un decennio di caotica “assenza dello Stato”, negli anni 90, la Russia si sta sforzando di trovare un equilibrio efficace tra partecipazione statale e iniziativa privata. Entrambe sono importanti. Lo sviluppo dell’imprenditoria privata è in cima all’agenda di governo e associazioni industriali. Bisogna ricordare che il ruolo dello Stato nell’economia russa è in gran parte risultato di shock esterni: per esempio, con la crisi del 2008- 2009 il governo ha preso il controllo di diversi assets perché i proprietari non erano in grado di far fronte ai propri impegni finanziari e hanno dovuto cercare aiuto dal budget.
È anche corretto dire che la “presa” dello Stato varia da industria a industria. È forte nell’oil& gas, o sulle banche. Ma anche major come Rosneft, Gazprom o Vtb sono joint- stock companies quotate a Mosca e Londra. Questo significa che rispettano tutti i requisiti internazionali relativamente a governance, composizione dei consigli d’amministrazione, indipendenza e trasparenza. Nello stesso tempo, le grandi imprese della “new economy” ma anche i grossi gruppi della siderurgia e della metallurgia non ferrosa sono soprattutto privati. Io penso che la partecipazione dello Stato non debba essere vista come un ostacolo alla crescita, anche se personalmente sarei favorevole a un ruolo più visibile del capitale privato. E le banche ?
Il settore finanziario è un buon esempio di industria in cui il tipo di proprietà non fa differenza. Efficienza operativa, redditività, ritorno sugli investimenti: sono queste le misure del successo, non il tipo di proprietà. In Russia si calcola che le banche con una partecipazione azionaria dello Stato detengano circa il 70% degli assets totali. E oggi il settore è uno dei più competitivi dell’economia, come ha riconosciuto il Fondo monetario internazionale.
Le banche e altri beni detenuti in parte dallo Stato sono sempre state nella lista delle privatizzazioni, anche se, a causa delle sanzioni americane ed europee, ora per molte compagnie le condizioni di mercato non sono abbastanza favorevoli per passare ai privati. Del resto, quando si parla di investimenti di lungo termine in infrastrutture, sanità e istruzione, il ruolo dello Stato è cruciale. Non solo in Russia.
Andrej Kostin guida Vtb dal 2002. La banca è presente in 18 Paesi. Nel 2008 è nata Vtb Capital, dedicata agli investimenti