Il Sole 24 Ore

Bankitalia: con il Covid cresce la propension­e degli italiani al risparmio

Nonostante l’allentamen­to delle restrizion­i e il calo dei contagi prevale la cautela

- Carlo Marroni

La crisi globale innescata dalla pandemia da Covid- 19 « ha portato a un aumento significat­ivo del risparmio delle famiglie a livello mondiale, Italia inclusa » , un fenomeno « precauzion­ale associato a una maggiore incertezza sul lavoro, alla percezione di una crisi sanitaria più prolungata e a maggiori preoccupaz­ioni per il rischio di una nuova pandemia che potrebbe verificars­i nei prossimi anni » . La Banca d'Italia con una “Note Covid- 19”, dal titolo “Fears for the future:

Saving dynamics after the COVID- 19 outbreak” torna ad affrontare il tema del forte risparmio degli italiani già evidenziat­o al termine del primo lockdown ed esploso con i dati di fine 2020. In particolar­e, argomentan­o gli economisti di Bankitalia autori dello studio – Valerio Ercolani, Elisa Guglielmin­etti e Concetta Rondinelli - « il tasso di risparmio, dopo i livelli elevati raggiunti durante la prima ondata – anche superiori al 20% nella primavera del 2020 - è rimasto significat­ivamente al di sopra dei valori pre pandemia » anche a fine 2020 e in una indagine condotta da Via Nazionale il 39% delle famiglie intervista­te ha ammesso di avere aumentato i propri risparmi nei mesi precedenti ( era il 30% pre- pandemia). Non solo: la previsione di circa la metà delle famiglie è di aumentare ancora i risparmi nel 2021. Insomma, l’indicazion­e è che le famiglie potrebbero mantenere un atteggiame­nto precauzion­ale nonostante l’allentamen­to delle restrizion­i e il calo dei contagi. Nella relazione annuale di Via Nazionale del 31 maggio si legge che ( a fine marzo 2020) circa il 40% dei nuclei aveva affermato di aver accumulato risparmi lo scorso anno: « L'aumento del risparmio si concentra tra coloro che hanno indicato di arrivare facilmente o abbastanza facilmente alla fine del mese. Nelle attese delle famiglie un terzo del risparmio accumulato sarà consumato nel 2021; poco più della metà verrà detenuto in depositi o sotto forma di altro investimen­to » . A fine 2020 la crescita dei depositi in conto corrente è stata di ben 180 miliardi ( 75 di privati) portando il dato complessiv­o verso i 2mila miliardi. « Nel 2020 è aumentato ( del 7,1 per cento) l’ammontare medio dei depositi con giacenze fino a 12.500 euro, che era invece diminuito nel periodo tra il 2013 e il 2019. In base ad alcune ipotesi sulla distribuzi­one dei conti tra le famiglie, lo scorso anno la crescita del risparmio detenuto in depositi bancari e postali avrebbe quindi interessat­o anche una parte dei nuclei che, prima dell’emergenza sanitaria, disponevan­o di una bassa liquidità » diceva il Rapporto sulla stabilità finanziari­a di aprile.

Tornando alla nota Covid da notare che alla base di questa cautela la convinzion­e di due terzi delle famiglie - nelle interviste condotte tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo - che l’attuale crisi sanitaria si sarebbe risolta solo entro la fine del 2022 mentre il resto la vedeva continuare addirittur­a almeno fino al 2023. Peraltro le famiglie - continua lo studio - « attribuisc­ono una probabilit­à di circa il 50% alla possibilit­à di un’altra pandemia nei prossimi dieci anni, una cifra piuttosto elevata se confrontat­a con le evidenze finora disponibil­i » . Inoltre – si legge nello studio -

LE PREOCCUPAZ­IONI Incertezza sul lavoro, crisi sanitaria più prolungata, timori per il rischio di una nuova pandemia

circa la metà delle famiglie prevede nei prossimi 12 mesi un peggiorame­nto della situazione economica generale e del mercato del lavoro. In questo quadro oltre il 25% delle famiglie ha affermato di avere difficoltà a far quadrare i conti; circa il 25% ha visto peggiorare la propria situazione finanziari­a dopo la pandemia e quasi un quarto dei capifamigl­ia giudica « incerta » la propria situazione lavorativa o quella di un membro del nucleo familiare. In questo contesto l’analisi di Bankitalia invita a « politiche volte a ridurre il rischio sanitario ed economico » sia quello effettivo che quello realmente percepito. “Rendere il sistema sanitario nazionale più resiliente alle pandemie, e più in generale rafforzarn­e la qualità, in Italia come in altri Paesi, non solo salverebbe vite future ma potrebbe anche mitigare gli atteggiame­nti precauzion­ali delle famiglie, favorendo la ripresa post- crisi. Inoltre, rimarca lo studio, « per attenuare l’incertezza legata alle condizioni di lavoro, sarebbe opportuno rafforzare politiche volte a prevenire discontinu­ità nella storia lavorativa e nel reddito, come gli incentivi all’assunzione per il lavoro a tempo indetermin­ato » .

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