Bankitalia: con il Covid cresce la propensione degli italiani al risparmio
Nonostante l’allentamento delle restrizioni e il calo dei contagi prevale la cautela
La crisi globale innescata dalla pandemia da Covid- 19 « ha portato a un aumento significativo del risparmio delle famiglie a livello mondiale, Italia inclusa » , un fenomeno « precauzionale associato a una maggiore incertezza sul lavoro, alla percezione di una crisi sanitaria più prolungata e a maggiori preoccupazioni per il rischio di una nuova pandemia che potrebbe verificarsi nei prossimi anni » . La Banca d'Italia con una “Note Covid- 19”, dal titolo “Fears for the future:
Saving dynamics after the COVID- 19 outbreak” torna ad affrontare il tema del forte risparmio degli italiani già evidenziato al termine del primo lockdown ed esploso con i dati di fine 2020. In particolare, argomentano gli economisti di Bankitalia autori dello studio – Valerio Ercolani, Elisa Guglielminetti e Concetta Rondinelli - « il tasso di risparmio, dopo i livelli elevati raggiunti durante la prima ondata – anche superiori al 20% nella primavera del 2020 - è rimasto significativamente al di sopra dei valori pre pandemia » anche a fine 2020 e in una indagine condotta da Via Nazionale il 39% delle famiglie intervistate ha ammesso di avere aumentato i propri risparmi nei mesi precedenti ( era il 30% pre- pandemia). Non solo: la previsione di circa la metà delle famiglie è di aumentare ancora i risparmi nel 2021. Insomma, l’indicazione è che le famiglie potrebbero mantenere un atteggiamento precauzionale nonostante l’allentamento delle restrizioni e il calo dei contagi. Nella relazione annuale di Via Nazionale del 31 maggio si legge che ( a fine marzo 2020) circa il 40% dei nuclei aveva affermato di aver accumulato risparmi lo scorso anno: « L'aumento del risparmio si concentra tra coloro che hanno indicato di arrivare facilmente o abbastanza facilmente alla fine del mese. Nelle attese delle famiglie un terzo del risparmio accumulato sarà consumato nel 2021; poco più della metà verrà detenuto in depositi o sotto forma di altro investimento » . A fine 2020 la crescita dei depositi in conto corrente è stata di ben 180 miliardi ( 75 di privati) portando il dato complessivo verso i 2mila miliardi. « Nel 2020 è aumentato ( del 7,1 per cento) l’ammontare medio dei depositi con giacenze fino a 12.500 euro, che era invece diminuito nel periodo tra il 2013 e il 2019. In base ad alcune ipotesi sulla distribuzione dei conti tra le famiglie, lo scorso anno la crescita del risparmio detenuto in depositi bancari e postali avrebbe quindi interessato anche una parte dei nuclei che, prima dell’emergenza sanitaria, disponevano di una bassa liquidità » diceva il Rapporto sulla stabilità finanziaria di aprile.
Tornando alla nota Covid da notare che alla base di questa cautela la convinzione di due terzi delle famiglie - nelle interviste condotte tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo - che l’attuale crisi sanitaria si sarebbe risolta solo entro la fine del 2022 mentre il resto la vedeva continuare addirittura almeno fino al 2023. Peraltro le famiglie - continua lo studio - « attribuiscono una probabilità di circa il 50% alla possibilità di un’altra pandemia nei prossimi dieci anni, una cifra piuttosto elevata se confrontata con le evidenze finora disponibili » . Inoltre – si legge nello studio -
LE PREOCCUPAZIONI Incertezza sul lavoro, crisi sanitaria più prolungata, timori per il rischio di una nuova pandemia
circa la metà delle famiglie prevede nei prossimi 12 mesi un peggioramento della situazione economica generale e del mercato del lavoro. In questo quadro oltre il 25% delle famiglie ha affermato di avere difficoltà a far quadrare i conti; circa il 25% ha visto peggiorare la propria situazione finanziaria dopo la pandemia e quasi un quarto dei capifamiglia giudica « incerta » la propria situazione lavorativa o quella di un membro del nucleo familiare. In questo contesto l’analisi di Bankitalia invita a « politiche volte a ridurre il rischio sanitario ed economico » sia quello effettivo che quello realmente percepito. “Rendere il sistema sanitario nazionale più resiliente alle pandemie, e più in generale rafforzarne la qualità, in Italia come in altri Paesi, non solo salverebbe vite future ma potrebbe anche mitigare gli atteggiamenti precauzionali delle famiglie, favorendo la ripresa post- crisi. Inoltre, rimarca lo studio, « per attenuare l’incertezza legata alle condizioni di lavoro, sarebbe opportuno rafforzare politiche volte a prevenire discontinuità nella storia lavorativa e nel reddito, come gli incentivi all’assunzione per il lavoro a tempo indeterminato » .