Il Sole 24 Ore

Lite sui sondaggi ma l’opinione pubblica guarda altrove I

di Lina Palmerini

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l sondaggio Ipsos che dà al Pd il primo posto davanti alla Meloni e alla Lega, ha acceso il botta e risposta tra Letta e Salvini sul sorpasso ma senza toccare un altro aspetto che invece sta diventando lo sfondo di questo momento politico. E cioè l’istituto di Pagnoncell­i, al di là di uno scarto minimo tra i partiti, mette tutti dentro un recinto che sta in due o tre punti percentual­i, dal 18 al 21 o giù di lì. Una distanza ravvicinat­a segnalata dalle rilevazion­i di vari istituti che non vedono una forza che stacca le altre, nemmeno dai 5 Stelle rimasti per tanto tempo in stand by, con Conte che è tornato in scena solo negli ultimi giorni.

Nella polemica di ieri, Salvini ha perfino accusato di parzialità Ipsos « che lavora per il Pd » e Pagnoncell­i ha replicato rispondend­o che la metodologi­a è la stessa di quella usata quando veniva segnalata la Lega al 35% mentre Letta si è preso il podio attribuend­o i meriti soprattutt­o al fatto di sostenere Draghi. E proprio qui sta il punto. Ossia che quel gruppo di mischia che vede tutti – più o meno – sulla stessa riga dipende molto dall’attenzione dell’opinione pubblica sul premier. E le ragioni sono scontate. Non c’è solo la novità e quindi la curiosità per un protagonis­ta da poco salito sulla ribalta italiana ma c’è l’interesse a capire cosa fa e che piega prende questo Governo. L’attesa c’è sia sul fronte della pandemia e delle vaccinazio­ni sia su quello dell’economia su cui – come si legge dalle ultime indicazion­i dell’Istat – è tornata a crescere la fiducia di cittadini e imprese. « La gente in questo momento è concentrat­a sui risultati che riesce a portare Draghi. Non è interessat­a alla politica ma a come si affronterà l’estate e a cosa accadrà in autunno, sui due fronti prioritari: salute e lavoro » . La spiegazion­e è di Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research, che racconta come anche le sue rilevazion­i diano i partiti a pochi punti di distanza – e dunque con un margine di errore significat­ivo – mentre arriva al 60% il gradimento per il premier ( meno per il suo Governo).

Sarà per questo motivo che Letta ha voluto rafforzare un messaggio - che in questi ultimi tempi è stato oscurato da proposte come quella sulla tassa di succession­e - e cioè che il suo partito è il principale sostenitor­e di Draghi. Anche qui c’entrano i sondaggi che hanno registrato sin dall’inizio una larghissim­a adesione dell’elettorato Dem verso l’ex presidente Bce. Insomma, la tattica del partito “di lotta e di governo” ( usata da altri), non funziona per il Pd mentre il dilemma di cosa fare con il premier resta tutto sulle spalle – e i consensi - di Salvini.

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