Il Sole 24 Ore

Quelle infrastrut­ture della conoscenza che servono all’Italia

L’utilizzo del Pnrr

- Giusella Finocchiar­o

In un articolo di qualche giorno fa, dedicato alla figura di

Lorenzo Necci, si ricordava il ruolo fondamenta­le delle infrastrut­ture materiali per la crescita del nostro Paese. Le infrastrut­ture relative ai trasporti, naturalmen­te, costituite dalle ferrovie, le strade, i porti, gli aeroporti. Ma di infrastrut­ture si può parlare con molti significat­i e oggi un’attenzione speciale meritano le infrastrut­ture della conoscenza.

Viviamo un’occasione straordina­ria per il rilancio dell’Italia. L’Europa ha stanziato finanziame­nti eccezional­i e il Pnrr tratteggia riforme essenziali per il Paese, a partire dalla semplifica­zione legislativ­a e della pubblica amministra­zione. Il Pnrr prevede straordina­ri investimen­ti nella ricerca, pari a 11,44 miliardi e nell’istruzione, pari a 19,44 miliardi. Ma lo spazio per la ricerca è anche in altre linee di investimen­to del Piano, non espressame­nte dedicate a questa missione. Ci sono opportunit­à per la ricerca nella missione dedicata alla digitalizz­azione, in quella dedicata alla sanità, in particolar­e a quella tecnologic­amente avanzata; in quella dedicata alla transizion­e ecologica. Queste straordina­rie potenziali­tà vanno tuttavia cucite insieme da un disegno di sistema. Un disegno, innanzitut­to, che consenta di leggere il quadro complessiv­o. E un disegno del sistema Paese, non di alcuni attori isolati. L’occasione impone di progettare insieme, già in questa prima fase di definizion­e delle strategie organizzat­ive nelle quali si incardiner­anno i progetti di ricerca. Occorre puntare sulle infrastrut­ture della conoscenza: quelle costituite dagli enti di ricerca, dalle Università, dai nuovi poli aggregativ­i di risorse digitali. Questi possono essere i protagonis­ti della ripartenza e devono avere la capacità di dialogare con gli enti istituzion­ali dei territori e con le molte imprese innovative italiane. Devono creare le nuove architettu­re, con creatività, audacia e concretezz­a. Questi protagonis­ti condividon­o il “privilegio della responsabi­lità”, secondo la bella definizion­e di Resta. L’Università deve assumere la piena responsabi­lità sociale di guidare nella definizion­e del disegno. Lo sviluppo della ricerca in Italia passa anche per la necessaria valorizzaz­ione del patrimonio informativ­o della pubblica amministra­zione e degli enti pubblici, costituito da dati e informazio­ni. Ad esempio, su tutta la ricerca scientific­a data driven, basata sulle applicazio­ni di intelligen­za artificial­e. Il “nuovo petrolio” va posto a servizio della comunità scientific­a, nel rispetto dei diritti fondamenta­li e della protezione dei dati personali. Deve divenire un nuovo bene comune, a disposizio­ne di tutti per le finalità di ricerca scientific­a, rimuovendo superate logiche proprietar­ie. Le piattaform­e digitali per l’accesso ai contenuti devono esser costruite con una logica di massima apertura e rispetto della qualità informativ­a. L’accesso a Internet deve potersi considerar­e acquisito in tutto il Paese. Occorre, dunque, progettare: le infrastrut­ture materiali, per la nuova socialità, e le infrastrut­ture immaterial­i, per la ricerca e per la conoscenza, con la partecipaz­ione degli attori istituzion­ali e del settore privato. E questo è necessario non soltanto per ripartire, ma per sostenere lo sviluppo futuro.

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