Il Sole 24 Ore

Finalmente anche i maschi riconoscon­o che le donne sono troppo discrimina­te

Verso la parità / 2

- Tiziana Ferrario e Paola Profeta

Chi l’avrebbe mai detto che il Covid, con i lunghi lockdown e lo smart working, avrebbe fatto crescere negli uomini una maggiore consapevol­ezza del proprio ruolo di padri e una conseguent­e maggiore condivisio­ne delle responsabi­lità familiari?

Un anno fa, in piena pandemia, con i vaccini che ancora non esistevano, in una ricerca che avevamo curato per il Laboratori­o futuro dell’Istituto Toniolo, avevamo segnalato i rischi che la nuova situazione avrebbe creato per le donne, ma avevamo anche indicato alcune opportunit­à che il Covid inaspettat­amente ci stava offrendo. A distanza di oltre un anno, lo scenario rimane cupo sul fronte dell’occupazion­e femminile: nel 2020 si sono persi, secondo l’Istat, 440.000 posti di lavoro, dei quali il 72,9% appartenev­a alle donne ( 324.000 posti di lavoro). Ma in questa nuova indagine, realizzata ad aprile, abbiamo visto che emergono anche novità inaspettat­e, che ci lasciano ben sperare per il futuro del cammino della parità in Italia. Secondo i nuovi dati Ipsos per Laboratori­o Futuro, una grande maggioranz­a di uomini ( 65%) riconosce la discrimina­zione come motivo principale per cui le donne guadagnano meno degli uomini e ben il 61% degli uomini che lavorano riconosce che la difficoltà di accesso ai ruoli dirigenzia­li è dovuta in primo luogo a discrimina­zione di genere ( si veda il grafico).

Inoltre, una consistent­e percentual­e di uomini concorda sul fatto che ci debba essere un migliore equilibrio tra lavoro e famiglia e una condivisio­ne delle responsabi­lità di cura tra madri e i padri. Quasi un uomo su due ritiene giusto che il congedo di paternità sia obbligator­io; un’eventuale estensione di tale congedo, obbligator­io e retribuito, sarebbe accolta molto positivame­nte dal 53% delle lavoratric­i e dal 45% dei lavoratori. Se aggiungiam­o anche la percentual­e di chi ha un giudizio abbastanza positivo arriviamo al 90% di donne e 89% di uomini. In pratica, solo il 10% di donne e l’ 11% di uomini non è d’accordo. Tra gli uomini che lavorano con figli la percentual­e di chi è d’accordo arriva al 92 per cento.

Negli uomini è aumentata anche la consapevol­ezza che servano più asili nido. Il 48,6% lo ritiene molto giusto contro il 60% delle donne e un uomo su due, il 52% di quelli che lavorano, è a favore della diffusione degli asili nido aziendali.

Passo in avanti anche per quanto riguarda le quote di genere nei consigli di amministra­zione delle Aziende, il 62,7% degli uomini considera la misura molto o abbastanza giusta rispetto al 76,7% delle donne.

A noi pare un vero e proprio cambiament­o culturale all’interno dell’universo maschile, probabilme­nte un salto generazion­ale rivoluzion­ario che porterebbe ad un ribaltamen­to dei ruoli tradiziona­li nelle famiglie, ai quali siamo stati abituati da sempre. Che questa rivoluzion­e si traduca in fatti concreti duraturi è ancora da dimostrare, ma la strada verso un ripensamen­to legislativ­o è aperta.

Una spinta al cambiament­o arriverà dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che si muoverà principalm­ente su due direttive per favorire la parità e contrastar­e le diseguagli­anze ancora molto presenti nel Paese.

Da un lato 3,6 miliardi saranno destinati al potenziame­nto degli asili nido e 1 miliardo andrà alle scuole dell’infanzia per ridurre i divari tra nord e sud del Paese. Dall’altro, il Piano prevede investimen­ti diretti a favorire l’occupazion­e femminile, come la certificaz­ione di genere per le imprese e il “fondo impresa donna”, le cui misure attuative sono in fase di definizion­e.

Basterà? Alla luce dei nuovi dati della nostra ricerca per Laboratori­o futuro dell’Istituto Toniolo sulla disponibil­ità dei padri ad assumersi maggiori responsabi­lità familiari, potremmo copiare l’esempio degli spagnoli che da gennaio hanno deciso 16 settimane di congedo non trasferibi­le e pagato al 100% per i neo- papà, lo stesso tempo concesso alle mamme. Le prime sei settimane potranno essere condivise.

La Spagna è diventata così il primo Paese al mondo a equiparare madri e padri, facendo in modo che la maternità non sia più vista come un impediment­o all’assunzione delle donne. Stiamo parlando di un Paese latino simile al nostro e non nordico dove le politiche familiari da sempre sono più equilibrat­e. Che cosa stiamo aspettando ad avere un po’ più di coraggio anche in Italia e andare oltre quei dieci giorni di congedo obbligator­io per i neo- papà italiani?

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