La flessibilità, arma vincente della Bce
Con due diversi programmi di acquisti dei bond, ogni frenata sarà più dolce
Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è stato il primo a prendere la parola all’ultimo Consiglio direttivo della Bce, seguito da Jens Weidmann della Bundesbank. Alla fine del dibattito, la tesi dell’Italia, portata avanti anche dagli ultimi interventi pubblici del membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta, ha prevalso: una riduzione prematura dello stimolo monetario accresce i rischi per l’economia e per la stabilità dei prezzi e aumenti ampi e persistenti dei tassi di interesse non sono giustificati dalle attuali prospettive economiche, e vanno contrastati. Così il Consiglio sotto la guida di Christine Lagarde ha deciso di mantenere invariata la politica molto accomodante e le linee guida sugli acquisti del Pepp a livelli « significativamente » più elevati rispetto al primo trimestre. A decidere poi l’ammontare degli acquisti Pepp e App, su base giornaliera, settimanale e mensile, saranno i membri dell’Executive board all’interno del quadro stabilito dal Governing Council.
La Bce guarda all’ammontare totale degli acquisti netti, la somma del programma pandemico Pepp ( 80 miliardi mensili circa) e del programma App ( 20 miliardi). Ed è proprio l’accoppiata dei due programmi a tracciare una linea distintiva netta di demarcazione tra la banca centrale europea e quella americana. La Federal Reserve ha un solo programma QE e quando avvierà il tapering la riduzione degli acquisti sarà netta. Resta da vedere quale sarà l’impatto del tapering Usa, e il conseguente rialzo dei rendimenti dei bond Usa, sull’area dell’euro: i canali di trasmissione saranno due, bond e tasso di cambio, con impatti diversi sulla traiettoria dell’inflazione nell’area dell’euro.
La Bce, diversamente dalla Federal Reserve, può contare su due programmi per il suo QE: per questo si parla di una transizione ( un travaso) dal programma Pepp all’App e questo garantirà la gradualità dell’uscita dalle misure pandemiche. Inoltre il Pepp è un programma speciale, incentrato sulla flessibilità che consente di aumentare e ridurre gli acquisti in corsa, di reagire velocemente agli shock, e alle mutevoli condizioni di finanziamento sul mercato. Flessibilità che dà ampi margini di manovra, all’interno della cornice decisa dal Consiglio.
Il mantenimento delle « condizioni di finanziamento favorevoli » , pilastro della politica monetaria pandemica a supporto delle dinamiche inflazionistiche, è e resta ancorato alle prospettive dell’inflazione. E l’inflazione, nelle proiezioni macroeconomiche Bce di giugno, è prevista all’ 1,4% nel 2023, dunque molto lontana dall’obiettivo vicino ma inferiore al 2%. La Bce ha registrato l’aumento lieve dall’ 1,2% all’ 1,3% e ora all’ 1,4% anche con un irrigidimento delle condizioni di finanziamento: quando il tightening non deraglia le prospettive dell’inflazione nel medio termine, può essere tollerato e così è stato nel caso del restringimento recente delle condizioni di finanziamento.
Per il 2023, tra l’altro, lo stimolo fiscale degli Stati dell’area dell’euro è incerto, e difficilmente sarà elevato come al picco della crisi pandemica. Tutto questo è già scontato nella proiezione degli esperti dello staff Bce dell’inflazione per il 2023. Gli stimoli fiscali continueranno ad avere impatto sull’inflazione a medio termine.
Altre incertezze, questa volta sulla fine della pandemia ( il Covid- 19 è un evento straordinario senza precedenti a memoria d’uomo) stanno contribuendo a confermare l’ampio accomodamento della Bce: incerto l’impatto che la fine delle restrizioni e dei lockdown avrà sui consumi, sul mercato del lavoro e sulla creazione dei posti di lavoro che dovrà essere enorme; molto incerto l’impatto delle varianti; incerto l’andamento dell’inflazione post- pandemia.