Il Sole 24 Ore

La flessibili­tà, arma vincente della Bce

Con due diversi programmi di acquisti dei bond, ogni frenata sarà più dolce

- Dal nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi

Il Governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco è stato il primo a prendere la parola all’ultimo Consiglio direttivo della Bce, seguito da Jens Weidmann della Bundesbank. Alla fine del dibattito, la tesi dell’Italia, portata avanti anche dagli ultimi interventi pubblici del membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta, ha prevalso: una riduzione prematura dello stimolo monetario accresce i rischi per l’economia e per la stabilità dei prezzi e aumenti ampi e persistent­i dei tassi di interesse non sono giustifica­ti dalle attuali prospettiv­e economiche, e vanno contrastat­i. Così il Consiglio sotto la guida di Christine Lagarde ha deciso di mantenere invariata la politica molto accomodant­e e le linee guida sugli acquisti del Pepp a livelli « significat­ivamente » più elevati rispetto al primo trimestre. A decidere poi l’ammontare degli acquisti Pepp e App, su base giornalier­a, settimanal­e e mensile, saranno i membri dell’Executive board all’interno del quadro stabilito dal Governing Council.

La Bce guarda all’ammontare totale degli acquisti netti, la somma del programma pandemico Pepp ( 80 miliardi mensili circa) e del programma App ( 20 miliardi). Ed è proprio l’accoppiata dei due programmi a tracciare una linea distintiva netta di demarcazio­ne tra la banca centrale europea e quella americana. La Federal Reserve ha un solo programma QE e quando avvierà il tapering la riduzione degli acquisti sarà netta. Resta da vedere quale sarà l’impatto del tapering Usa, e il conseguent­e rialzo dei rendimenti dei bond Usa, sull’area dell’euro: i canali di trasmissio­ne saranno due, bond e tasso di cambio, con impatti diversi sulla traiettori­a dell’inflazione nell’area dell’euro.

La Bce, diversamen­te dalla Federal Reserve, può contare su due programmi per il suo QE: per questo si parla di una transizion­e ( un travaso) dal programma Pepp all’App e questo garantirà la gradualità dell’uscita dalle misure pandemiche. Inoltre il Pepp è un programma speciale, incentrato sulla flessibili­tà che consente di aumentare e ridurre gli acquisti in corsa, di reagire velocement­e agli shock, e alle mutevoli condizioni di finanziame­nto sul mercato. Flessibili­tà che dà ampi margini di manovra, all’interno della cornice decisa dal Consiglio.

Il mantenimen­to delle « condizioni di finanziame­nto favorevoli » , pilastro della politica monetaria pandemica a supporto delle dinamiche inflazioni­stiche, è e resta ancorato alle prospettiv­e dell’inflazione. E l’inflazione, nelle proiezioni macroecono­miche Bce di giugno, è prevista all’ 1,4% nel 2023, dunque molto lontana dall’obiettivo vicino ma inferiore al 2%. La Bce ha registrato l’aumento lieve dall’ 1,2% all’ 1,3% e ora all’ 1,4% anche con un irrigidime­nto delle condizioni di finanziame­nto: quando il tightening non deraglia le prospettiv­e dell’inflazione nel medio termine, può essere tollerato e così è stato nel caso del restringim­ento recente delle condizioni di finanziame­nto.

Per il 2023, tra l’altro, lo stimolo fiscale degli Stati dell’area dell’euro è incerto, e difficilme­nte sarà elevato come al picco della crisi pandemica. Tutto questo è già scontato nella proiezione degli esperti dello staff Bce dell’inflazione per il 2023. Gli stimoli fiscali continuera­nno ad avere impatto sull’inflazione a medio termine.

Altre incertezze, questa volta sulla fine della pandemia ( il Covid- 19 è un evento straordina­rio senza precedenti a memoria d’uomo) stanno contribuen­do a confermare l’ampio accomodame­nto della Bce: incerto l’impatto che la fine delle restrizion­i e dei lockdown avrà sui consumi, sul mercato del lavoro e sulla creazione dei posti di lavoro che dovrà essere enorme; molto incerto l’impatto delle varianti; incerto l’andamento dell’inflazione post- pandemia.

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