Quadrio Curzio: « Il mercato ci crede. I titoli possono essere permanenti »
Per Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica alla Cattolica e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, quella di ieri è stata una giornata particolare. Perché ha visto incarnarsi nella realtà dell’Europa che cambia un’idea che dieci anni fa, quando fu lanciata, sembrava coraggiosa ai limiti dell’azzardo. « Con Romano Prodi - ricorda - avevamo configurato gli Eurobond per finanziare investimenti strutturali, ricerca scientifica e tecnologica, innovazione, infrastrutture per la sostenibilità, esattamente le finalità che guidano le emissioni avviate ieri » . Anche in un giorno così, però, c’è da guardare avanti. Prima di tutto per capire se ieri è iniziato un cammino eccezionale o ha preso avvio un cambiamento più strutturale.
Professore, che cosa ne pensa?
È chiaro che un’emissione di 20 miliardi ha un significato soprattutto simbolico, ma rappresenta un salto qualitativo. La partenza, poi, mostra che gli investitori credono a questa novità e al piano che dovrà finanziare È un segnale forte e importante. Ma quelli di oggi, come ha ricordato il presidente del Consiglio Draghi, sono dei « quasi Eurobond » , perché a qualcuno parlare di Eurobond veri e propri crea problemi seri.
Insormontabili?
Dipenderà da vari fattori, fra i quali non sarà secondaria la capacità dell’Italia di fare le riforme, a cui il disegno degli Eurobond e degli investimenti così finanziati è legato in modo molto razionale. L’Italia ha un’occasione unica per rilanciare la crescita riducendo la spesa corrente, aumentando investimenti e ribilanciando il carico fiscale e anche con un recupero dell’evasione. È chiaro che se la manca diventa un Paese problematico.
Questa responsabilità italiana è stata evidenziata anche dal governatore Visco, che nelle considerazioni finali due settimane fa ha evocato una strada ancora più ambiziosa che agli Eurobond strutturali affianchi forme di ammortamento del debito nazionale. È percorribile?
Il punto cruciale è che la la pandemia ha generato in una crisi simmetrica un ’addizionalità di debito, che non può essere imputata ai singoli Stati ma deve trovare una forma di ammortamento. Anche dalla crescita economica finanziata dal Next Generation Eu viene una forma parziale di ammortamento. A questo impianto, perché sia duraturo, va aggiunta una politica comune di bilancio.
La crisi simmetrica non cancella però la peculiarità italiana di un debito oltre il 130% del Pil prima del Covid. Questo non rischia di gelare ogni spinta agli Eurobond strutturali a Nord delle Alpi?
Spesso in Europa si procede per tappe e per salti. Se i mercati acquisteranno questi titoli con favore, se si manterrà la tripla A e la crescita accelera, ci sono le condizioni perché gli Eurobond diventino permanenti. Con un successo di Next Generation e con la capacità dei Paesi di fare le riforme, l’Europa avrà un’evoluzione qualitativamente pari a quella rappresentata dall’Euro, che oggi è la seconda valuta mondiale.
La Germania si troverebbe però un emittente in concorrenza sul mercato dei titoli sicuri.
Ma oggi nel mondo c’è una liquidità tale da non creare rischi per i Bund.
E l’Italia dovrebbe accettare la prospettiva di una maggior condivisione della politica di bilancio.
L’Italia non è un piccolo Paese e deve capire il suo ruolo. Sarebbe importante che la vena di euroscetticismo e di euro- opposizione che si è accentuata negli anni scorsi scompaia, rendendosi conto che l’Europa ha avuto un’evoluzione enorme sul piano qualitativo come forse si è resa conto, con ritardo, che la Bce di Draghi ha fatto un’operazione straordinaria ma non sufficiente.
Proprio sulla Bce, c’è chi, come il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, ha ipotizzato forme di azzeramento per il debito prodotto dalla pandemia e acquistato dall’Eurosistema. Ci sono le condizioni?
Una scelta formalizzata di questo tipo mi sembra impossibile. Una prassi avviata in modo per così dire informale potrebbe essere invece praticabile. La Bce ha in portafoglio una quota importante di debiti nazionali, ed è possibile che quella parte prodotta dalla pandemia abbia un trattamento particolare, per esempio con forme di rinnovo a scadenza che genererebbero una lunga pausa, capace di diventare lunghissima. Ma questo può accadere solo le la crescita e l’innovazione, con le riforme, accelerano.