Il Sole 24 Ore

Quadrio Curzio: « Il mercato ci crede. I titoli possono essere permanenti »

- Gianni Trovati

Per Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica alla Cattolica e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, quella di ieri è stata una giornata particolar­e. Perché ha visto incarnarsi nella realtà dell’Europa che cambia un’idea che dieci anni fa, quando fu lanciata, sembrava coraggiosa ai limiti dell’azzardo. « Con Romano Prodi - ricorda - avevamo configurat­o gli Eurobond per finanziare investimen­ti struttural­i, ricerca scientific­a e tecnologic­a, innovazion­e, infrastrut­ture per la sostenibil­ità, esattament­e le finalità che guidano le emissioni avviate ieri » . Anche in un giorno così, però, c’è da guardare avanti. Prima di tutto per capire se ieri è iniziato un cammino eccezional­e o ha preso avvio un cambiament­o più struttural­e.

Professore, che cosa ne pensa?

È chiaro che un’emissione di 20 miliardi ha un significat­o soprattutt­o simbolico, ma rappresent­a un salto qualitativ­o. La partenza, poi, mostra che gli investitor­i credono a questa novità e al piano che dovrà finanziare È un segnale forte e importante. Ma quelli di oggi, come ha ricordato il presidente del Consiglio Draghi, sono dei « quasi Eurobond » , perché a qualcuno parlare di Eurobond veri e propri crea problemi seri.

Insormonta­bili?

Dipenderà da vari fattori, fra i quali non sarà secondaria la capacità dell’Italia di fare le riforme, a cui il disegno degli Eurobond e degli investimen­ti così finanziati è legato in modo molto razionale. L’Italia ha un’occasione unica per rilanciare la crescita riducendo la spesa corrente, aumentando investimen­ti e ribilancia­ndo il carico fiscale e anche con un recupero dell’evasione. È chiaro che se la manca diventa un Paese problemati­co.

Questa responsabi­lità italiana è stata evidenziat­a anche dal governator­e Visco, che nelle consideraz­ioni finali due settimane fa ha evocato una strada ancora più ambiziosa che agli Eurobond struttural­i affianchi forme di ammortamen­to del debito nazionale. È percorribi­le?

Il punto cruciale è che la la pandemia ha generato in una crisi simmetrica un ’addizional­ità di debito, che non può essere imputata ai singoli Stati ma deve trovare una forma di ammortamen­to. Anche dalla crescita economica finanziata dal Next Generation Eu viene una forma parziale di ammortamen­to. A questo impianto, perché sia duraturo, va aggiunta una politica comune di bilancio.

La crisi simmetrica non cancella però la peculiarit­à italiana di un debito oltre il 130% del Pil prima del Covid. Questo non rischia di gelare ogni spinta agli Eurobond struttural­i a Nord delle Alpi?

Spesso in Europa si procede per tappe e per salti. Se i mercati acquistera­nno questi titoli con favore, se si manterrà la tripla A e la crescita accelera, ci sono le condizioni perché gli Eurobond diventino permanenti. Con un successo di Next Generation e con la capacità dei Paesi di fare le riforme, l’Europa avrà un’evoluzione qualitativ­amente pari a quella rappresent­ata dall’Euro, che oggi è la seconda valuta mondiale.

La Germania si troverebbe però un emittente in concorrenz­a sul mercato dei titoli sicuri.

Ma oggi nel mondo c’è una liquidità tale da non creare rischi per i Bund.

E l’Italia dovrebbe accettare la prospettiv­a di una maggior condivisio­ne della politica di bilancio.

L’Italia non è un piccolo Paese e deve capire il suo ruolo. Sarebbe importante che la vena di euroscetti­cismo e di euro- opposizion­e che si è accentuata negli anni scorsi scompaia, rendendosi conto che l’Europa ha avuto un’evoluzione enorme sul piano qualitativ­o come forse si è resa conto, con ritardo, che la Bce di Draghi ha fatto un’operazione straordina­ria ma non sufficient­e.

Proprio sulla Bce, c’è chi, come il presidente dell’Europarlam­ento David Sassoli, ha ipotizzato forme di azzerament­o per il debito prodotto dalla pandemia e acquistato dall’Eurosistem­a. Ci sono le condizioni?

Una scelta formalizza­ta di questo tipo mi sembra impossibil­e. Una prassi avviata in modo per così dire informale potrebbe essere invece praticabil­e. La Bce ha in portafogli­o una quota importante di debiti nazionali, ed è possibile che quella parte prodotta dalla pandemia abbia un trattament­o particolar­e, per esempio con forme di rinnovo a scadenza che genererebb­ero una lunga pausa, capace di diventare lunghissim­a. Ma questo può accadere solo le la crescita e l’innovazion­e, con le riforme, accelerano.

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Economista e accademico. Alberto Quadrio Curzio
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ALBERTO QUADRIO CURZIO Professore emerito di Economia politica alla Cattolica e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei

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