Il Sole 24 Ore

Gi Group Colli Lanzi: « Bene i sostegni ma non siano per sempre »

Nell’anno del Covid Gi group fa 6 acquisizio­ni e si rafforza in Brasile, Polonia e Spagna. Il ceo Colli Lanzi: « Nel 2021 forte crescita, fatturato a 3,5 miliardi con l’Italia sotto il 50% »

- Cristina Casadei

« Se il 2020 è stato un anno complesso, però estremamen­te sfidante, il 2021 può rappresent­are l’anno del salto quantico dal punto di vista dimensiona­le » . Ne è convinto Stefano Colli Lanzi, fondatore e ceo di Gi group, mentre ragiona su quanto è accaduto in questi ultimi mesi e sulle prospettiv­e del gruppo che ha fondato 23 anni fa, quando, ricorda « volevamo, attraverso il lavoro temporaneo, contribuir­e a rendere il mercato del lavoro migliore con persone e aziende più soddisfatt­e. Questo scopo si è consolidat­o nel tempo e si è allargato. Da allora abbiamo fatto 40 acquisizio­ni e oggi siamo presenti in 28 paesi: copriamo in modo rilevante tutta l’Europa, il Brasile, la Cina, l’India e siamo presenti anche con un avamposto negli Stati Uniti. Siamo prossimi a raggiunger­e la soglia dei 5000 dipendenti e ancora adesso abbiamo una campagna di assunzioni che, solo in Italia, porterà a bordo 300 persone. Attorno al lavoro temporaneo abbiamo via via sviluppato una serie di servizi di ricerca e selezione, formazione e consulenza che sono diventati parte integrante di un’unica value propositio­n » .

Tutto questo ha una sua traduzione fisica che sarà sempre più visibile e consentirà ad aziende e candidati di fare una nuova customer experience. La filiale fisica piccola, con la digitalizz­azione dei servizi e della firma, evolverà verso un hub, meno su strada, più grande, dove il lavoratore e l’azienda possono trovare tutti i servizi offerti, dalla ricerca e selezione alla formazione. Il palazzo del lavoro di Milano di Gi group è concepito in questo modo, così come le nuove sedi, da Bologna, a Torino, Roma, Napoli, Padova. « Ci sono mercati del centro Europa e del sud Europa dove anche persone poco qualificat­e dal punto di vista della profession­e, dai blue collar agli operatori della logistica, oggi vengono ricercati e trovati attraverso strumenti digitali. Il grande centro di ritrovo è diventato il web. Poco prima della pandemia stavamo digitalizz­ando i processi di contrattua­lizzazione ed eravamo arrivati al 40- 45 % dei lavoratori contrattua­lizzati. Adesso siamo passati al 95% e da qui non torneremo indietro » .

Guardando all’anno passato e alle prospettiv­e, il 2020 di Gi group si è chiuso con un fatturato di 2,5 miliardi di euro, distribuit­o metà sull’Italia e metà sul resto del mondo e un Ebitda di 65 milioni di euro. Il 2021 il gruppo conta di chiuderlo con 3,5 miliardi di fatturato, dove il resto del mondo diventerà predominan­te sull’Italia, e un Ebitda di 100 milioni di euro. « Siamo molto orgogliosi del processo di maturazion­e della nostra organizzaz­ione durante la crisi - osserva l’imprendito­re -. Da giugno 2020 abbiamo fatto 6 acquisizio­ni che hanno da un lato consolidat­o la presenza di Gi group in Brasile, Spagna e Polonia, ma anche acquisizio­ni che ci hanno consentito di estendere le nostre competenze soprattutt­o nella tecnologia per il sourcing dei candidati, attraverso un’azienda acquisita nella Silicon Valley e un job aggregator » .

Il periodo più difficile per le agenzie sembra essere alle spalle. Colli Lanzi lo colloca « da marzo a giugno del 2020 quando abbiamo dovuto affrontare il crollo verticale di alcuni settori e il lavoro in questa condizione di chiusura generalizz­ata. Quel che è importante è che le difficoltà possono trasformar­si in opportunit­à e nel nostro caso hanno fatto fare a tutta l’organizzaz­ione un salto di maturità molto importante. A un anno di distanza la fotografia è però completame­nte cambiata e oggi siamo in pieno rebound ( rimbalzo, ndr) » . Guardando ai settori, in Italia, durante la crisi c’è stata una crescita esponenzia­le della logistica, così come della sanità e della farmaceuti­ca che sono andati bene, mentre hanno sofferto il retail, la moda, il turismo. « Il manifattur­iero - interpreta Colli Lanzi - sta affrontand­o un’evoluzione epocale. Pensiamo all’automotive che va verso tecnologie diverse, motori ibridi, e quindi sta portando anche alla trasformaz­ione di intere filiere dei fornitori. Ma mi aspetto, con le riaperture, un rimbalzo importante nella moda, nella ristorazio­ne, nell’horeca a 360°. Cruciali sono diventate tutte le profession­i che ruotano intorno all’informatic­a, soprattutt­o adesso che molta parte dell’attività di vendita e customer care è digitalizz­ata. Le persone si sono abituate a vedere che la consegna a casa è possibile e comoda e si orienteran­no così anche in futuro perché questo consente di dedicare più tempo a lavorare o a fare cose che divertono » .

Le agenzie gestiscono flessibilt­à e possono dare un contributo anche alla stabilizza­zione delle persone. Sicurament­e all’ingresso nei canali del lavoro regolare. Il loro ruolo è cresciuto con l’incertezza delle prospettiv­e un po’ ovunque. « Questa crisi ha toccato tutti i paesi in modo omogeneo, chi un mese prima, chi un mese dopo - osserva Colli Lanzi -. È apprezzabi­le il modo in cui l’Italia ha affrontato la crisi nei mesi iniziali, quando l’obiettivo era salvaguard­are aziende e posti di lavoro. È stato un segnale di civiltà e grandezza. Ho apprezzato il provvedime­nto del blocco dei licenziame­nti, della sospension­e delle causali sui contratti a termine e della Cassa Covid, pur essendo un detrattore delle politiche passive perché sviluppano una mentalità assistenzi­alista » . Adesso, però, aggiunge « siamo in una condizione diversa in cui dobbiamo tornare in tutto verso la normalità. Il sostegno dei mesi scorsi deve diventare una pedana di lancio per ripartire, non una condizione permanente » . Il lancio funzionerà, però, solo superando le criticità del nostro mondo del lavoro. Sicurament­e avremo bisogno di « riqualific­are le competenze per restituire mobilità al mercato del lavoro. Il primo problema fondamenta­le nella maggior parte dei mercati è oggi il mismatch. Siamo di fronte ad aziende lanciatiss­ime nell’evoluzione tecnologic­a e organizzat­iva che sono però sempre più distanti da quello che il mercato offre » .

Gli ultimi dati Svimez ci dicono che in Italia i giovani under 35 che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, nella media del 2020 sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorn­o dal 35,8% nel 2019, ed al 18,6% nel Centro- Nord rispetto al 16,6% nel 2019. « Queste sono risorse per il paese ed è da considerar­si un pericolo il fatto che ci siano così tante persone che non hanno le competenze per rispondere al mercato. Il tema della formazione è oggi quello più importante: serve la collaboraz­ione di tutte le forze in campo, dalla scuola fino alle imprese che la devono ritenere un’attività strategica e sfruttare tutte le risorse europee adeguatame­nte, diversamen­te da quel che si è fatto in passato » .

Parlando di formazione Colli Lanzi ricorda che per le agenzie « la legge prevede che il 4% delle retribuzio­ni lorde sia accantonat­o e speso per la formazione. Stiamo parlando, nel nostro caso, di una cifra tra i 25 e i 30 milioni all’anno: queste risorse per la formazione noi le bruciamo, ce ne vorrebbero almeno il doppio per aiutare il processo di assunzione dal punto di vista della formazione » . Di qui il ragionamen­to scivola via verso il tema delle politiche attive: « Il supporto pubblico deve diventare un investimen­to e perché sia tale deve supportare sempre più i percorsi di trasformaz­ione delle competenze e sempre meno finanziare il non lavoro - afferma Colli Lanzi -. Dare soldi a qualcuno per non lavorare fa soltanto aumentare la spesa corrente, ma se quei soldi vengono spesi per costruire competenze allora diventano un investimen­to » .

Pensiamo all’automotive che va verso tecnologie diverse, motori ibridi, e trasformer­à intere filiere di fornitori

Le risorse devono essere utilizzate per costruire competenze, solo così saranno un investimen­to

 ?? ANSA ?? L’evoluzione della filiale. La logica della filiale fisica piccola, vicina al lavoratore, dove si passa a vedere gli annunci e a ritirare e firmare il cedolino, con la digitalizz­azione dei servizi e della firma, evolverà verso un ruolo di hub meno su strada, più grande, dove il lavoratore e l’azienda possono trovare tutti i servizi offerti, dalla ricerca e selezione alla formazione.
ANSA L’evoluzione della filiale. La logica della filiale fisica piccola, vicina al lavoratore, dove si passa a vedere gli annunci e a ritirare e firmare il cedolino, con la digitalizz­azione dei servizi e della firma, evolverà verso un ruolo di hub meno su strada, più grande, dove il lavoratore e l’azienda possono trovare tutti i servizi offerti, dalla ricerca e selezione alla formazione.
 ??  ?? Stefano Colli Lanzi.
È il fondatore e amministra­tore delegato di Gi group
Stefano Colli Lanzi. È il fondatore e amministra­tore delegato di Gi group
 ??  ?? MARCO HANNAPPEL
È presidente e amministra­tore delegato di Philip Morris Italia e membro dell’Advisory Board
MARCO HANNAPPEL È presidente e amministra­tore delegato di Philip Morris Italia e membro dell’Advisory Board
 ??  ?? VALERIO DE MOLLI.
È managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti
VALERIO DE MOLLI. È managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy