Il Sole 24 Ore

La federazion­e e l’approdo Ue, Salvini aspetta il voto a Berlino

- di Lina Palmerini

Oggi si dovrebbe chiudere la partita del centro- destra sulle candidatur­e alle comunali, con i nomi per Milano e Bologna, mentre aleggia la suggestion­e non solo della federazion­e ma perfino del partito unico. Ieri a riparlarne è stato Berlusconi che si è collegato alla riunione dei parlamenta­ri europei di Forza Italia rilanciand­o l’ambizioso progetto di riunire le varie sigle sotto un’unica casa. Salvini ha dato l’alt ma è soprattutt­o la cronaca che induce a paragonare questo grande piano con le scelte sulle amministra­tive e tutto si è visto tranne che una solida intesa da cui possa fiorire la “fusione” di Berlusconi e Salvini mentre la Meloni continua a essere contraria. E proprio lei, in effetti, è una degli obiettivi, cioè contenerne l’ascesa o comunque non consentirl­e di essere la leader del potenziale primo partito e quindi candidata premier.

Resta sul tavolo la federazion­e ma la domanda è quali siano le reali intenzioni del capo leghista rispetto alla collocazio­ne europea. Perché è evidente che l’unica convenienz­a per lui è usare il “matrimonio” con i berlusconi­ani per agevolare l’ingresso nei popolari europei ( Ppe) di cui loro fanno parte da tempo. Senza questa prospettiv­a, legare Forza Italia e Carroccio, è un nonsenso visto che passare da alleati a federati vorrebbe dire essere uniti a Roma e separati a Strasburgo. Una contraddiz­ione non sanabile per Salvini che non potrebbe trascinare Berlusconi fuori da un gruppo che nel Parlamento Ue dà le carte, a differenza del suo. Se quindi il leader della Lega avanza sulla federazion­e, un pensiero ai futuri passi in Europa c’è.

Ma, come diceva di recente Giorgetti in un’occasione pubblica, le scelte sono condiziona­te dall’esito di alcuni appuntamen­ti. Uno è il voto tedesco. « Vedremo cosa accadrà in Germania alle elezioni d’autunno » , ha detto il ministro dello Sviluppo alludendo alla campagna elettorale che aspetta il partito della Merkel e alla sua uscita di scena. Effetti collateral­i da analizzare anche nell’ambito del Ppe dove potrebbero cambiare i pesi e gli equilibri. È così che potrebbe nascere un’opportunit­à per l’ingresso della Lega con una rilevanza non residuale ma incisiva. E poi, il prossimo anno, ci saranno le elezioni in Francia che daranno il polso sui futuri assetti a Bruxelles. Per il momento, insomma, Salvini mette un piede in questa strada in attesa di veder maturare altre condizioni per decidere il suo approdo nell’Ue e renderlo coerente con il sostegno al Governo Draghi pienamente europeista e filoatlant­ico come ha dimostrato il recente G7.

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