La federazione e l’approdo Ue, Salvini aspetta il voto a Berlino
Oggi si dovrebbe chiudere la partita del centro- destra sulle candidature alle comunali, con i nomi per Milano e Bologna, mentre aleggia la suggestione non solo della federazione ma perfino del partito unico. Ieri a riparlarne è stato Berlusconi che si è collegato alla riunione dei parlamentari europei di Forza Italia rilanciando l’ambizioso progetto di riunire le varie sigle sotto un’unica casa. Salvini ha dato l’alt ma è soprattutto la cronaca che induce a paragonare questo grande piano con le scelte sulle amministrative e tutto si è visto tranne che una solida intesa da cui possa fiorire la “fusione” di Berlusconi e Salvini mentre la Meloni continua a essere contraria. E proprio lei, in effetti, è una degli obiettivi, cioè contenerne l’ascesa o comunque non consentirle di essere la leader del potenziale primo partito e quindi candidata premier.
Resta sul tavolo la federazione ma la domanda è quali siano le reali intenzioni del capo leghista rispetto alla collocazione europea. Perché è evidente che l’unica convenienza per lui è usare il “matrimonio” con i berlusconiani per agevolare l’ingresso nei popolari europei ( Ppe) di cui loro fanno parte da tempo. Senza questa prospettiva, legare Forza Italia e Carroccio, è un nonsenso visto che passare da alleati a federati vorrebbe dire essere uniti a Roma e separati a Strasburgo. Una contraddizione non sanabile per Salvini che non potrebbe trascinare Berlusconi fuori da un gruppo che nel Parlamento Ue dà le carte, a differenza del suo. Se quindi il leader della Lega avanza sulla federazione, un pensiero ai futuri passi in Europa c’è.
Ma, come diceva di recente Giorgetti in un’occasione pubblica, le scelte sono condizionate dall’esito di alcuni appuntamenti. Uno è il voto tedesco. « Vedremo cosa accadrà in Germania alle elezioni d’autunno » , ha detto il ministro dello Sviluppo alludendo alla campagna elettorale che aspetta il partito della Merkel e alla sua uscita di scena. Effetti collaterali da analizzare anche nell’ambito del Ppe dove potrebbero cambiare i pesi e gli equilibri. È così che potrebbe nascere un’opportunità per l’ingresso della Lega con una rilevanza non residuale ma incisiva. E poi, il prossimo anno, ci saranno le elezioni in Francia che daranno il polso sui futuri assetti a Bruxelles. Per il momento, insomma, Salvini mette un piede in questa strada in attesa di veder maturare altre condizioni per decidere il suo approdo nell’Ue e renderlo coerente con il sostegno al Governo Draghi pienamente europeista e filoatlantico come ha dimostrato il recente G7.