Prove di disgelo: per Biden e Putin il summit più difficile
Oggi a Ginevra l’incontro tra i due presidenti separati da distanze incolmabili Una svolta potrà venire dalla volontà di evitare una rottura definitiva
CAMBIO DI TONO « Il presidente russo è brillante, duro... un degno avversario »
JOE BIDEN
Che cosa ha spinto la Casa Bianca e il Cremlino a volere il summit di Ginevra? Aspettando di rivedere Vladimir Putin e Joe Biden fianco a fianco, quest’oggi a Villa La Grange, tutti i possibili scenari sono già stati disegnati. Con una chiara prevalenza di interpretazioni prudenti. Nessuno, a partire dai diretti interessati, si aspetta molto.
Ma questo non dovrebbe essere un incontro già rassegnato a concludersi con facce tirate, un buco nell’acqua del lago di Ginevra e la constatazione che le distanze tra Mosca e Washington sono incolmabili. Cose risapute, ormai da anni: con l’aggiunta che nei mesi scorsi, già insediato alla Casa Bianca, Biden ha chiarito al mondo cosa pensa di Putin, chiamandolo “killer”. E Putin, tra l’ennesima condanna ad Aleksej Navalny, una nuotata a Sochi con il bielorusso Lukashenko e un ulteriore giro di vite contro l’opposizione, non ha certo lanciato segnali distensivi.
Eppure questo vertice è stato voluto. Solo per dimostrare, ciascuno ai propri referenti, di aver provato fino in fondo a evitare una rottura definitiva? È più probabile che le due diplomazie abbiano in mano qualcosa da offrirsi reciprocamente. Nel momento in cui prendono di petto la Cina, gli americani hanno bisogno di mostrarsi più vicini ai russi. E i russi potrebbero ricambiare l’attenzione ritrovata con qualche segnale di disponibilità.
Impossibile che in Svizzera vada tutto bene: le posizioni - dall’Ucraina al trattamento dell’opposizione russa, dalla Nato alle sanzioni - sono troppo distanti, ci vogliono anni per guarirle. Probabilmente il senso della giornata è nello stato d’animo con cui la chiuderanno i due protagonisti: solo loro possono dirsi che vale la pena continuare, ripartire da tutto quello che riusciranno a mettere in comune, marcare le divergenze ma poi affidarsi ad altri incontri, a gruppi di studio, a un lavoro congiunto che forse un giorno permetta ciò che oggi è impossibile. Abbiamo messo a fuoco alcuni tra i temi principali di cui parleranno Biden e Putin.
La Nato e gli equilibri strategici
La Nato, storico baluardo occidentale nei confronti di Mosca, è terreno di scontro: Biden ha rilanciato l’impegno americano nell’Alleanza Atlantica, e se il focus del viaggio europeo di Biden è stato spesso l’avanzata e la minaccia posta dalla Cina, Mosca non è stata trascurata: « Finché non dimostrerà il rispetto delle leggi internazionali e dei suoi obblighi e responsabilità, non potrà esserci un ritorno a rapporti normali » , è scritto nel comunicato finale del vertice Nato.
Da parte sua, in ogni confronto con la Nato Mosca ricorda gli avvenimenti che dal suo punto di vista hanno alterato gli equilibri strategici in Europa, già stravolti dal crollo sovietico. L’intervento della Nato in Koso
« Trump era colorito. Biden è diverso, meno impulsivo » VLADIMIR PUTIN
vo nel 1999, e l’inclusione nell’Alleanza ( oltre che nella Ue) di Paesi dell’Est Europa ed ex Urss: Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria sono entrate nella Nato nel 1999; Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia nel 2004. Nel febbraio 2014 il cambio di governo a Kiev ha reso molto concreta la possibilità di un ingresso nella Nato anche dell’Ucraina.
Il controllo degli armamenti
Gli accordi sulla limitazione degli arsenali nucleari sono il fronte più pericoloso per la pace nel mondo e paradossalmente quello in cui russi e americani riescono a intendersi più facilmente. Attualmente il livello di testate consentito è di 1.550 per parte: il più basso toccato dalle forze nucleari nel mondo, anche se le limitazioni riguardano solo le testate montate su missili e sottomarini. E non gli arsenali di armi tattiche, a più corto raggio. Quello della non proliferazione nucleare è il tavolo in cui Mosca sente maggiormente un equilibrio di posizioni, e la possibilità di influire sugli equilibri mondiali alla pari con gli Usa.
Le sanzioni finanziarie
In aprile Washington ha fatto scattare nuove sanzioni contro la Russia in risposta a quelle che ha definito come azioni malevole del Cremlino: ha espulso dieci diplomatici/ presunte spie, e messo al bando 32 tra individui e aziende accusate di interferenze e altre azioni illecite nelle elezioni americane del 2020. Biden ha inoltre fatto scattare le prime sanzioni economiche e finanziarie da anni contro
Mosca. Ha colpito in particolare il debito russo emesso dopo il 14 giugno, vietando a istituzioni statunitensi di comprare titoli direttamente dalla Banca centrale e dal governo russo.
In risposta alle sanzioni, la Russia ha gradualmente ridotto la propria esposizione al dollaro, negli investimenti e negli scambi commerciali, e la dipendenza dalla raccolta di capitali esteri. La Banca centrale ha man mano ridotto le riserve detenute in dollari a vantaggio di euro, yuan e oro.
L’energia e Nord Stream 2
È stato un esempio di crisi disinnescata in Europa. Dopo aver avversato a lungo il progetto, Biden ha deciso di esentare dalle sanzioni i partner tedeschi del progetto, per non mettere a rischio i rapporti con Berlino. Un via libera condizionato che forse ha rasserenato più di ogni altra cosa i preparativi per il vertice di Ginevra.
Eppure, spiega al Sole 24 Ore Andrej Kostin, presidente della banca russa Vtb ( l’intervista è stata pubbli
cata il 15 giugno), « gli Stati Uniti ufficialmente restano contrari a Nord Stream: quella delle sanzioni è una macchina molto difficile da fermare, è il pericolo di questo strumento. Detto questo, con le sanzioni contro la Russia gli Usa non hanno ottenuto molto. È possibile che il presidente Biden, politico molto esperto, freni un poco su questo fronte » .
DISARMO
La non proliferazione nucleare è il fronte in cui americani e russi sono più in sintonia CONFRONTI