Europa e digitale: occasione per guidare il cambiamento
Siamo di fronte a una nuova era competitiva che richiede di sfatare alcuni luoghi comuni. La convinzione secondo cui l’avvento delle nuove tecnologie abbia un effetto negativo sul mondo del lavoro, a causa del potenziale rischio di sostituirsi all’essere umano, è un fantasma che ha aleggiato su ogni rivoluzione industriale. Eppure, secondo i nostri studi più recenti, nell’era della competizione post- pandemica, un’accelerazione degli investimenti in tecnologia e sostenibilità potrebbe portare fino a 5,7 milioni di posti di lavoro netti in più in Europa entro il 2030.
I dati a nostra disposizione non indicano solo una correlazione positiva tra l’innovazione e la crescita dell’occupazione, ma suggeriscono anche che in Europa, grazie ai benefici sull’ambiente, la digitalizzazione rappresenti un elemento rivoluzionario. Molti di questi nuovi posti di lavoro permetteranno di velocizzare la transizione delle organizzazioni al digitale e alla sostenibilità, creando quindi nuove opportunità e nuova crescita. Credo che non ci sia momento migliore per sfruttare questa possibilità dal momento che l’Europa potrebbe avere difficoltà a tenere il passo con il Nord America e l’Asia. Siamo quindi in un momento critico.
La pandemia non è ancora del tutto alle spalle, ma le aziende devono posizionarsi per cogliere le opportunità che si presenteranno con la ripresa, reinventandosi in modo da essere pronte a cavalcare l’onda dei prossimi 2 o 3 anni. In questa nuova era di competitività, i leader devono adottare nuovi modelli strategici che sappiano coniugare digitale e sostenibilità, generare nuovi ecosistemi intersettoriali e creare una generazione di talenti con competenze sempre più strategiche. E poiché è vero che l’Europa sia leader in alcuni settori, ma in difficoltà in altri, la profondità e l’ampiezza della trasformazione richiesta varierà a seconda dei casi. Siamo chiamati a consolidare i settori in cui siamo leader globali, come quello automobilistico, dei beni di consumo, dei servizi di pubblica utilità e dei prodotti chimici. Per contro, dobbiamo rafforzare quelli in cui abbiamo una posizione forte ma non di primo piano. Vediamo già un grande slancio, in molti settori: da quello energetico, che innova nell’area della transizione energetica a quello automobilistico, passando per il manifatturiero, con grandi innovazioni nel campo dei prodotti intelligenti e connessi e per quello dei beni di largo consumo alle prese con prodotti sempre più sostenibili. Quanto ai settori che vedono pochissime aziende europee ai vertici globali - come l’high- tech e il digitale - abbiamo bisogno di rivedere il nostro posizionamento e decidere dove poter svolgere un ruolo di leadership, in vista di un’imminente rivoluzione tecnologica. Sarà infatti necessaria una trasformazione molto più profonda, con massicci investimenti nelle nuove tecnologie che saranno in grado di abilitare nuovi modelli di business e ridefinire i mercati. Il “menu tecnologico” sarà diverso in ogni settore e area di business. Piattaforme software, IA e batterie trasformeranno la mobilità; dati, IA e blockchain cambieranno il modo in cui vengono forniti i servizi sanitari; gemelli digitali, 5G, IoT, stampa 3D, robotica e realtà aumentata e virtuale reinventeranno la produzione.
Il vantaggio dell’Europa sta nella sua leadership globale nella sostenibilità, tuttavia è quanto mai necessario che la mentalità a silos che prima caratterizzava lo scenario competitivo ceda il passo alla collaborazione attraverso ecosistemi tra i diversi settori che forniscono uno scopo comune a tutti gli attori: imprese, governi e università. Questo “rinascimento industriale” non può però avere successo se le imprese non iniziano subito a riqualificare le loro persone. La buona notizia è che le imprese europee stanno dando la priorità a tale riqualificazione, con l’ 86% delle aziende che prevedono di aggiornare/ riqualificare fino al 25% del personale nei prossimi 3 anni.
L’Europa è a un bivio: ha un’opportunità unica per guidare l’economia post- pandemia a patto che riesca oggi a fare giusti investimenti nelle tecnologie più all’avanguardia, negli ecosistemi emergenti ad alto potenziale e, soprattutto, nelle persone. Questo è il modo per rafforzare la nostra competitività e la nostra capacità di crescita che si tradurrà nella creazione di un numero significativo di posti di lavoro in Europa.