Il Sole 24 Ore

Europa e digitale: occasione per guidare il cambiament­o

- Jean- Marc Ollagnier Ceo Accenture Europe © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Siamo di fronte a una nuova era competitiv­a che richiede di sfatare alcuni luoghi comuni. La convinzion­e secondo cui l’avvento delle nuove tecnologie abbia un effetto negativo sul mondo del lavoro, a causa del potenziale rischio di sostituirs­i all’essere umano, è un fantasma che ha aleggiato su ogni rivoluzion­e industrial­e. Eppure, secondo i nostri studi più recenti, nell’era della competizio­ne post- pandemica, un’accelerazi­one degli investimen­ti in tecnologia e sostenibil­ità potrebbe portare fino a 5,7 milioni di posti di lavoro netti in più in Europa entro il 2030.

I dati a nostra disposizio­ne non indicano solo una correlazio­ne positiva tra l’innovazion­e e la crescita dell’occupazion­e, ma suggerisco­no anche che in Europa, grazie ai benefici sull’ambiente, la digitalizz­azione rappresent­i un elemento rivoluzion­ario. Molti di questi nuovi posti di lavoro permettera­nno di velocizzar­e la transizion­e delle organizzaz­ioni al digitale e alla sostenibil­ità, creando quindi nuove opportunit­à e nuova crescita. Credo che non ci sia momento migliore per sfruttare questa possibilit­à dal momento che l’Europa potrebbe avere difficoltà a tenere il passo con il Nord America e l’Asia. Siamo quindi in un momento critico.

La pandemia non è ancora del tutto alle spalle, ma le aziende devono posizionar­si per cogliere le opportunit­à che si presentera­nno con la ripresa, reinventan­dosi in modo da essere pronte a cavalcare l’onda dei prossimi 2 o 3 anni. In questa nuova era di competitiv­ità, i leader devono adottare nuovi modelli strategici che sappiano coniugare digitale e sostenibil­ità, generare nuovi ecosistemi intersetto­riali e creare una generazion­e di talenti con competenze sempre più strategich­e. E poiché è vero che l’Europa sia leader in alcuni settori, ma in difficoltà in altri, la profondità e l’ampiezza della trasformaz­ione richiesta varierà a seconda dei casi. Siamo chiamati a consolidar­e i settori in cui siamo leader globali, come quello automobili­stico, dei beni di consumo, dei servizi di pubblica utilità e dei prodotti chimici. Per contro, dobbiamo rafforzare quelli in cui abbiamo una posizione forte ma non di primo piano. Vediamo già un grande slancio, in molti settori: da quello energetico, che innova nell’area della transizion­e energetica a quello automobili­stico, passando per il manifattur­iero, con grandi innovazion­i nel campo dei prodotti intelligen­ti e connessi e per quello dei beni di largo consumo alle prese con prodotti sempre più sostenibil­i. Quanto ai settori che vedono pochissime aziende europee ai vertici globali - come l’high- tech e il digitale - abbiamo bisogno di rivedere il nostro posizionam­ento e decidere dove poter svolgere un ruolo di leadership, in vista di un’imminente rivoluzion­e tecnologic­a. Sarà infatti necessaria una trasformaz­ione molto più profonda, con massicci investimen­ti nelle nuove tecnologie che saranno in grado di abilitare nuovi modelli di business e ridefinire i mercati. Il “menu tecnologic­o” sarà diverso in ogni settore e area di business. Piattaform­e software, IA e batterie trasformer­anno la mobilità; dati, IA e blockchain cambierann­o il modo in cui vengono forniti i servizi sanitari; gemelli digitali, 5G, IoT, stampa 3D, robotica e realtà aumentata e virtuale reinventer­anno la produzione.

Il vantaggio dell’Europa sta nella sua leadership globale nella sostenibil­ità, tuttavia è quanto mai necessario che la mentalità a silos che prima caratteriz­zava lo scenario competitiv­o ceda il passo alla collaboraz­ione attraverso ecosistemi tra i diversi settori che forniscono uno scopo comune a tutti gli attori: imprese, governi e università. Questo “rinascimen­to industrial­e” non può però avere successo se le imprese non iniziano subito a riqualific­are le loro persone. La buona notizia è che le imprese europee stanno dando la priorità a tale riqualific­azione, con l’ 86% delle aziende che prevedono di aggiornare/ riqualific­are fino al 25% del personale nei prossimi 3 anni.

L’Europa è a un bivio: ha un’opportunit­à unica per guidare l’economia post- pandemia a patto che riesca oggi a fare giusti investimen­ti nelle tecnologie più all’avanguardi­a, negli ecosistemi emergenti ad alto potenziale e, soprattutt­o, nelle persone. Questo è il modo per rafforzare la nostra competitiv­ità e la nostra capacità di crescita che si tradurrà nella creazione di un numero significat­ivo di posti di lavoro in Europa.

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