Agroalimentare, l’intesa sui dazi con gli Stati Uniti vale 500 milioni di export
Nel primo trimestre 2021 le vendite di made in Italy negli Usa erano scese del 2%
Il made in Italy agroalimentare brinda alla sospensione per cinque anni dei dazi tra Ue e Usa firmata ieri a Bruxelles tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Lo stop salva mezzo miliardo di euro di export italiano tra formaggi, salumi, liquori, agrumi e succhi di frutta, che da ottobre 2019 a febbraio 2021 hanno subìto dazi aggiuntivi del 25% a causa del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing.
L’intesa tra Usa e Ue( Ue ( altro servi
zio a pagina 4) arriva a poco più di tre mesi dalla sospensione temporanea della tariffa aggiuntiva: « Un’ottima notizia - ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - e uno stimolo aggiuntivo alla ripresa economica e per il miglioramento delle esportazioni agroalimentari. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dalla Ue per il Made in Italy di settore. Già quest’anno sarà possibile tagliare il traguardo storico di 50 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali » . Nel 2020 l’Italia ha esportato negli Usa cibi e bevande per un valore di 4,9 miliardi, « ma nel primo trimestre del 2021 il nostro export è calato del 2% - ha ricordato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini -. Con Biden è importante l’avvio di un dialogo costruttivo per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia » . Anche la CiaAgricoltori italiani considera questo primo accordo tra Usa e Ue un primo passo verso il ritorno del multilateralismo negli scambi commerciali: « Ancora di più in questa fase storica - ha detto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino - è urgente favorire accordi commerciali tra i paesi, che includano sempre il rispetto del principio di reciprocità delle regole commerciali » .
Per quanto riguarda il settore dei formaggi, il contraccolpo delle tariffe aggiuntive del 25% volute dall’amministrazione Trump si era già fatto sentire nel 2020, quando le esportazioni italiane verso gli Usa erano diminuite del 19% in valore. Gli Stati Uniti sono il terzo mercato per i nostri formaggi, con vendite intorno ai 340 milioni di euro: « Sebbene i primi due mesi del 2021 abbiano ancora fatto registrare - 35% in volume – ha spiegato il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti - già da marzo, con la prima sospensione delle misure daziarie, le nostre esportazioni verso gli Usa hanno ricominciato a correre, con un + 39% che ci fa essere molto ottimisti per il prossimo futuro » . Il 2020 si era chiuso con una perdita per il nostro export caseario di 70 milioni di euro: « Gli Stati Uniti sono un mercato che vale il 10% delle nostre esportazioni mondiali e che, per alcune filiere come quella del Pecorino Romano, arrivano ad
Prandini ( Coldiretti): importante l’avvio di un dialogo per ritornare a crescere insieme dopo il Covid
assorbire anche il 40% della produzione nazionale » , ha ricordato Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero- caseario di Alleanza Cooperative.
Gli Stati Uniti sono anche il principale buyer di vino al mondo e i prodotti europei sono i più richiesti, con una quota di mercato pari al 74% delle importazioni globali. Per quanto riguarda l’Italia, i dazi Usa colpivano soltanto i liquori, con perdite che Federvini ha sempre stimato in una fetta pari al 35% dell’export, che prima del balzello trumpiano aveva raggiunto quota 163 milioni di euro. « Una politica commerciale aperta e leale con gli Stati Uniti è prioritaria per il nostro mercato – ha detto ieri il presidente di Unione italiana vini, Ernesto Abbona, che rappresenta 85% dell’export di vino italiano -. Ora sosteniamo la richiesta del Congresso Usa e del Parlamento europeo sul principio “zero for zero”: l’eliminazione completa dei dazi sul vino potrebbe infatti accelerare la ripresa degli scambi nello scenario post pandemia » .