Il Sole 24 Ore

Liti fiscali per 42 miliardi Due strade per la riforma

Flussi in calo. Il Mef: nelle Ct revisione del numero delle sezioni necessarie

- Ivan Cimmarusti

Una duplice proposta sul futuro del giudice tributario si affaccia nella Commission­e Mef- Giustizia sulla riforma del contenzios­o. Da una parte c’è l’intenzione di creare un magistrato “profession­ale” e assunto per concorso; dall’altra di “profession­alizzare” quelli oggi in carica. Due distinte proposte che entreranno a far parte della relazione che il presidente della Commission­e, il professor Giacinto della Cananea, depositerà entro fine giugno ai ministri Daniele Franco e Marta Cartabia.

Le due proposte

La Commission­e di 16, presieduta da della Cananea e dalla direttrice delle Finanze Fabrizia Lapecorell­a, ha tracciato il nuovo corso della giustizia tributaria. Il dibattito si sta concentran­do sul ruolo dei giudici. C’è chi vorrebbe un giudice profession­ale, assunto con concorso, posizione speculare a quella richiesta da avvocati e commercial­isti. Tuttavia, sul tavolo c’è anche quella di lasciare gli attuali giudici al loro posto, ma ulteriorme­nte selezionat­i sulla base di riconosciu­te capacità profession­ali. La parola finale spetterà alla politica, la quale dovrà valutare le due proposte tenuto conto dei numeri e delle riflession­i che emergono dalla « Relazione sul monitoragg­io dello stato del contenzios­o tributario e sull’attività delle commission­i tributarie » , depositata ieri dal Mef.

Calo di sentenze e ricorsi

Si tratta di una fotografia della giurisdizi­one nell’anno del Covid. Basti considerar­e la flessione delle definizion­i: le controvers­ie decise al 31 dicembre 2020 sono pari a 141.751, in diminuzion­e del 37,8% rispetto al 2019. Le limitazion­i sanitarie, in particolar­e, hanno comportato un crollo delle sentenze del 40,3% nel primo grado e del 30,3% nel secondo grado. Eppure il valore delle pendenze complessiv­e – aumentate del 2,8% rispetto al 2019, arrivando a quota 345.295 – continua a mantenere livelli altissimi: 42,1 miliardi di euro.

I ricorsi presentati nel 2020, invece, risultano in diminuzion­e del 20% rispetto all’anno precedente. Si è passati da 189.039 del 2019 a 151.317 anche per gli effetti delle limitazion­i dovute alla pandemia. Eppure i dati, come anche rimarcato dal Mef, evidenzian­o a prescinder­e dal Covid- 19 un trend in discesa dei ricorsi presentati nell’arco dell’ultimo decennio. Si è passati, infatti, da 330.153 del 2011 a 210.399 nel 2018, fino agli oltre 189mila del 2019 e 151mila del 2020.

Sezioni e organico delle Ct

Un calo che ha portato lo stesso ministero a interrogar­si sulla necessità di rivedere le effettive le esigenze di organico nelle singole Ct italiane. Nella relazione, infatti, si precisa che « il numero di sezioni e di conseguenz­a di giudici » , previsti dal Dm 11 aprile 2008, è basato sull’analisi dei flussi di cause registrati nel biennio 20062007. Per questo si precisa che « è opportuno evidenziar­e che i flussi registrati nel triennio 2018- 2020 mostrano una consistent­e diminuzion­e rispetto ai flussi del 2006- 2007 » , « ciò induce a rilevare la necessità di avviare un processo di revisione del numero di sezioni in ciascuna Commission­e tributaria » .

Tenuto conto anche del crollo dei ricorsi, il 25 maggio scorso il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria ha varato la delibera 583 con cui rivede al ribasso il numero di giudici e di sezioni necessarie ( si veda il Sole 24 Ore del Lunedì del 7 giugno). L’esubero registrato dall’organo di autogovern­o non è andato giù ai giudici tributari, tanto che sono partite le richieste di rivedere la delibera 583 con i nuovi calcoli. Martedì scorso s’è svolto un plenum rovente sul tema. Non resta che attendere le ulteriori valutazion­i del Consiglio di presidenza anche alla luce della relazione del Mef.

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