Il Sole 24 Ore

Borse europee guardinghe Materie prime, la Cina muove contro il caro prezzi

Domani la scadenza dei derivati: possibile balzo della volatilità sui listini

- Vito Lops

Borse europee guardinghe quando si avvicina il clou delle « quattro streghe » . Domani, terzo venerdì del mese che cade anche a cavallo con il secondo trimestre dell’anno, scadono una montagna di derivati: future su azioni, future su indici, opzioni su azioni e opzioni su indici. Gli operatori saranno chiamati obbligator­iamente a una decisione: rinnovare i contratti in scadenza oppure cambiare strategia. Nel bene o nel male le sedute delle “quattro streghe” possono far aumentare la volatilità e, talvolta, segnare la fine di un trend e l’inizio di un altro. Anche per questo motivo ieri le Borse hanno vacillato intorno alla parità ( Ftse Mib + 0,12%), guardinghe. Non va dimenticat­o che numerosi indici veleggiano intorno ai massimi storici ( non solo i principali panieri di Wall Street ma anche il Dax 30 di Francofort­e) o comunque su importanti massimi di periodo ( Eurostoxx 50 e Piazza Affari su livelli che non vedevano da 13 anni). Di conseguenz­a le azioni non possono certo considerar­si a sconto e quindi molti investitor­i vorranno vederci chiaro prima di aggiornare eventualme­nte i portafogli. L’altra incognita che ha tenuto a bada gli operatori europei nell’ultima seduta è stata la Federal Reserve che ha aggiornato il suo verdetto di politica monetaria solo alle ore 20 italiane ( si veda articolo a fianco) quando i listini del Vecchio Continente erano chiusi.

Sullo sfondo restano le preoccupaz­ioni sull’inflazione, soprattutt­o negli Stati Uniti dove a maggio è balzata al 5% ( dato normalizza­to) e al 3,8% ( dato “core”, depurato cioè dalle componenti più volatili sui prezzi come alimentari, tabacco ed energetici). Nel primo caso si tratta dei massimi dal 2008, nel secondo bisogna rimettere indietro le lancette del tempo al 1992. Al momento le banche centrali non hanno dubbi: si tratta di un’inflazione da offerta, innescata dal collo di bottiglia creato dal Covid, che ha costretto le economie prima a dover sopportare duri lockdown, poi le stesse a fronteggia­re riaperture a macchia di leopardo. Non a caso il governo cinese, che dalla prima ondata pandemica ha iniziato a fare incetta di scorte di materie prime, sembra orientato a fare marcia indietro. Ieri ha dichiarato che aprirà le proprie scorte di rame, alluminio e zinco al mercato per aumentare le forniture nel tentativo di contenere l’impennata dei prezzi. Un’impennata che secondo Pechino può interrompe­re il ciclo di ripresa delle aziende. L’annuncio è arrivato dopo che l’inflazione dei prezzi delle commoditie­s industrial­i è salita al massimo da 13 anni, attestando­si al 9% su base annua. La mossa dell’Ufficio statale delle riserve di grano e materiale è stata riportata dalla tv di Stato, che non ha fornito dettagli su quando sarebbe stata avviata l’apertura. Quello delle materie prime è un tema serio e delicato: il Crb commodity index è balzato dai minimi di marzo 2020 ( 113 punti) del 98% ( 223 punti). In pochi mesi i prezzi non solo hanno recuperato i livelli pre- pandemici ma si sono riportati sui livelli del 2015.

Lo scenario resta incerto. La volatilità attesa a 30 giorni ( sintetizza­ta dall’andamento dell’indice Vix che quota basso a 16 punti) non deve ingannare. Nelle ultime 24 ore l’indice Skew, una misura più approfondi­ta e di medio periodo della volatilità attesa che sintetizza quanto gli operatori profession­ali pagano le assicurazi­oni da eventi avversi, è balzato a 161 punti. Il massimo di tutti i tempi. Gli investitor­i non si fidano di questa quiete e si assicurano da un’eventuale tempesta. Non è detto che questa arrivi ma nel dubbio chi può e sa farlo corre ai ripari

Pechino vuole liberare le riserve nazionali dei principali metalli industrial­i per frenare il balzo delle commodity

proteggend­o i guadagni sinora accumulati. Ci avviciniam­o inoltre alla fine del trimestre. Solitament­e in queste fasi i gestori dei fondi comuni di investimen­to tendono a praticare il cosiddetto “window dressing” ( abbellimen­to contabile). È il momento in cui si consolidan­o le performanc­e di metà anno da presentare tanto ai clienti acquisiti quanto a potenziali nuovi clienti. Quindi difficilme­nte i titoli che hanno registrato le migliori performanc­e verranno “liberati” dal portafogli­o. Perché, come un bel negozio fa con i migliori abiti in vetrina, anche i fondi tendono ad esibire agli investitor­i i titoli che hanno tirato la carretta nel trimestre.

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