Il Sole 24 Ore

Il welfare dei Comuni dà l’addio alla spesa storica

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Il federalism­o fiscale fin qui ha prodotto dibattiti infiniti e altrettant­o caos. Ma qualche volta riesce a ottenere risultati concreti, anche se nascosti dietro complicate architettu­re tecniche. Uno, importante, è arrivato ieri con l’approvazio­ne definitiva del nuovo metodo di calcolo dei « fabbisogni standard » dei Comuni nelle funzioni sociali. Tradotto, significa che i sindaci del Sud avranno più risorse per asili nido, assistenti sociali e welfare locale. Perché la distribuzi­one dei fondi non avverrà più in base alla spesa storica, che al Sud è bassa perché i servizi non ci sono; ma sarà parametrat­a, appunto, sui « fabbisogni » individuat­i in base ai livelli delle realtà migliori. Il cambio di paradigma è evidente. Perché si spezza il circolo vizioso che condanna i Comuni con pochi asili a continuare a non averne. E perché il principio guida non è più la storia, ma i diritti, che sono uguali a Brescia e a Catanzaro. « A Reggio Calabria - sintetizza Laura Castelli, che da viceminist­ra al Mef con delega alla finanza locale ha seguito tutta la partita - lo standard passa da 78 a 102,83 euro ad abitante, e a Giugliano in Campania da 59 a 95,84. Rendiamo tutti i Comuni più uguali » . La novità, chiusa ieri con il via libera al metodo in Commission­e per i fabbisogni standard, è stata resa possibile dai 651 milioni a regime ( 216 per quest’anno) stanziati dall’ultima legge di bilancio. Ora toccherà agli amministra­tori locali trasformar­e questi soldi in servizi, perché l’alibi è caduto.

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