Semplificazioni e risorse del Pnrr per traghettare le fabbriche nel futuro
La transizione. Gli investimenti pubblici messi in pista dal Governo Draghi possono contare su una dote di 6,7 miliardi euro L’obiettivo principale è quello di recuperare il ritardo infrastrutturale del Paese e accelerare lo sviluppo delle nuove tecnologie
« Esprimiamo grande apprezzamento per l’aumento delle risorse destinate dal Pnrr per la diffusione su scala nazionale delle reti a banda ultralarga » . Del resto « pianificare la copertura omogenea dell’intero territorio nazionale con le reti Vhcn è il fondamento per assicurare la parità di opportunità di lavoro e studio e in prospettiva la coesione sociale, in una economia che si avvia verso la trasformazione digitale dell’industria e dei servizi » .
Massimo S armi, presidente A ss te l-Asso telecomunicazioni, si è espresso così nel corso di un’audizione di qualche giorno fa con il ministero dello Sviluppo economico e il ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale. E sono parole da cui si evince con chiarezza quanto il passaggio attuale, fra Recovery Plan e revisione delle norme in chiave pro- investimento con un focus spiccato sulle semplificazioni, sia atteso da un’industria delle Tlc consapevole di quanto ci si trovi oggi in una situazione che, se non adeguatamente colta, potrebbe portare l’Italia a perdere definitivamente contatto con il vagone di testa dei Paesi europei più digitalizzati.
Da Bruxelles il Rapporto Desi, con il suo “digital index”, ci ricorda senza sconti quanto l’Italia si trovi a rincorrere. L’ultima release vedeva il Paese al 25esimo posto su 28 ( Uk compresa). Vedremo se nel corso del 2020 –
annus horribilis della pandemia, ma anche anno che ha registrato una spinta decisa verso nuove tecnologie e digitale – qualche passo in avanti sia stato fatto. Intanto però l’idea del Governo è di far sì che ci siano a breve tutte le tessere sul tavolo, per decidere come imbastire al meglio un mosaico da cui dipende lo sviluppo non solo dell’Italia digitale, ma dell’economia nel suo complesso. Basti pensare che la fabbrica del futuro – tempio di una manifattura intelligente fatta di Internet delle cose, produzione automatizzata e iperconnessa – ha bisogno di una rete su cui far viaggiare i dati che sia degna di questo nome. E in Italia ci sono 140 distretti censiti dall’Istat che costituiscono il 25% del sistema produttivo e rappresentano il 65% della produzione manifatturiera estendendosi su 2.115 comuni.
Combinati, questi due elementi danno la misura plastica di come l’impegno nel Pnrr sulle infrastrutture digitali sia considerato come una leva indispensabile per dare slancio all’industria manifatturiera. Nel Pnrr le infrastrutture digitali rappresentano l’Investimento 3 “Reti ultraveloci ( banda ultralarga e 5G)” con una dote di 6,7 miliardi di budget pubblico. Obiettivo di questo capitolo – non l’unico, va detto – è portare la connettività a 1 Giga al secondo ( Gbps) a 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree ancora bianche ( a fallimento di mercato) e grigie del Paese ( dove si concentra la gran parte dei distretti). In particolare, 3,8 miliardi sono destinati a” Italia a 1 Giga”, quindi l’intervento per l’infrastruttura fissa; poco meno di 2 miliardi al programma “Italia 5G” ( a loro volta ripartiti in 1 miliardo per le aree a fallimento di mercato, 600 milioni per collegare le aree extraurbane e 420 milioni per i corridoi per la mobilità connessa); 261 milioni per ” Scuole connesse”; 501,5 per “Sanità connessa” e 60,5 milioni per collegare le isole minori.
Basilare è un aggiornamento della mappatura dell’Italia sulla dotazione infrastrutturale, per avere il quadro delle aree nere ( dove sono presenti o ci saranno almeno due reti ad alta velocità) e grigie ( con almeno una rete). Su quelle bianche sta invece andando avanti il lavoro di Open Fiber.
Occorre, insomma, avere contezza di ciò che gli operatori stanno facendo o hanno in animo di fare per capire come indirizzare al meglio la dote pubblica. In questo quadro saranno ora da considerare con la massima attenzione i risultati che emergeranno dalla consultazione chiusa il 15 giugno sulle reti fisse cui si aggiungeranno i risultati della consultazione, che resterà aperta fino al 26 luglio, per la copertura del territorio nazionale sia con rete 5G sia con il 4G. E per minimizzare il rischio che una semplice “manifestazione di interesse” possa ritardare o impedire la fornitura di servizi a banda ultralarga nell'area interessata, ogni sei mesi gli operatori dovranno trasmettere a Infratel un aggiornamento sull’avanzamento dei piani. La posta in palio è troppo alta.