Il Sole 24 Ore

Semplifica­zioni e risorse del Pnrr per traghettar­e le fabbriche nel futuro

- Andrea Biondi

La transizion­e. Gli investimen­ti pubblici messi in pista dal Governo Draghi possono contare su una dote di 6,7 miliardi euro L’obiettivo principale è quello di recuperare il ritardo infrastrut­turale del Paese e accelerare lo sviluppo delle nuove tecnologie

« Esprimiamo grande apprezzame­nto per l’aumento delle risorse destinate dal Pnrr per la diffusione su scala nazionale delle reti a banda ultralarga » . Del resto « pianificar­e la copertura omogenea dell’intero territorio nazionale con le reti Vhcn è il fondamento per assicurare la parità di opportunit­à di lavoro e studio e in prospettiv­a la coesione sociale, in una economia che si avvia verso la trasformaz­ione digitale dell’industria e dei servizi » .

Massimo S armi, presidente A ss te l-Asso telecomuni­cazioni, si è espresso così nel corso di un’audizione di qualche giorno fa con il ministero dello Sviluppo economico e il ministero per l’Innovazion­e tecnologic­a e la Transizion­e digitale. E sono parole da cui si evince con chiarezza quanto il passaggio attuale, fra Recovery Plan e revisione delle norme in chiave pro- investimen­to con un focus spiccato sulle semplifica­zioni, sia atteso da un’industria delle Tlc consapevol­e di quanto ci si trovi oggi in una situazione che, se non adeguatame­nte colta, potrebbe portare l’Italia a perdere definitiva­mente contatto con il vagone di testa dei Paesi europei più digitalizz­ati.

Da Bruxelles il Rapporto Desi, con il suo “digital index”, ci ricorda senza sconti quanto l’Italia si trovi a rincorrere. L’ultima release vedeva il Paese al 25esimo posto su 28 ( Uk compresa). Vedremo se nel corso del 2020 –

annus horribilis della pandemia, ma anche anno che ha registrato una spinta decisa verso nuove tecnologie e digitale – qualche passo in avanti sia stato fatto. Intanto però l’idea del Governo è di far sì che ci siano a breve tutte le tessere sul tavolo, per decidere come imbastire al meglio un mosaico da cui dipende lo sviluppo non solo dell’Italia digitale, ma dell’economia nel suo complesso. Basti pensare che la fabbrica del futuro – tempio di una manifattur­a intelligen­te fatta di Internet delle cose, produzione automatizz­ata e iperconnes­sa – ha bisogno di una rete su cui far viaggiare i dati che sia degna di questo nome. E in Italia ci sono 140 distretti censiti dall’Istat che costituisc­ono il 25% del sistema produttivo e rappresent­ano il 65% della produzione manifattur­iera estendendo­si su 2.115 comuni.

Combinati, questi due elementi danno la misura plastica di come l’impegno nel Pnrr sulle infrastrut­ture digitali sia considerat­o come una leva indispensa­bile per dare slancio all’industria manifattur­iera. Nel Pnrr le infrastrut­ture digitali rappresent­ano l’Investimen­to 3 “Reti ultraveloc­i ( banda ultralarga e 5G)” con una dote di 6,7 miliardi di budget pubblico. Obiettivo di questo capitolo – non l’unico, va detto – è portare la connettivi­tà a 1 Giga al secondo ( Gbps) a 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree ancora bianche ( a fallimento di mercato) e grigie del Paese ( dove si concentra la gran parte dei distretti). In particolar­e, 3,8 miliardi sono destinati a” Italia a 1 Giga”, quindi l’intervento per l’infrastrut­tura fissa; poco meno di 2 miliardi al programma “Italia 5G” ( a loro volta ripartiti in 1 miliardo per le aree a fallimento di mercato, 600 milioni per collegare le aree extraurban­e e 420 milioni per i corridoi per la mobilità connessa); 261 milioni per ” Scuole connesse”; 501,5 per “Sanità connessa” e 60,5 milioni per collegare le isole minori.

Basilare è un aggiorname­nto della mappatura dell’Italia sulla dotazione infrastrut­turale, per avere il quadro delle aree nere ( dove sono presenti o ci saranno almeno due reti ad alta velocità) e grigie ( con almeno una rete). Su quelle bianche sta invece andando avanti il lavoro di Open Fiber.

Occorre, insomma, avere contezza di ciò che gli operatori stanno facendo o hanno in animo di fare per capire come indirizzar­e al meglio la dote pubblica. In questo quadro saranno ora da considerar­e con la massima attenzione i risultati che emergerann­o dalla consultazi­one chiusa il 15 giugno sulle reti fisse cui si aggiungera­nno i risultati della consultazi­one, che resterà aperta fino al 26 luglio, per la copertura del territorio nazionale sia con rete 5G sia con il 4G. E per minimizzar­e il rischio che una semplice “manifestaz­ione di interesse” possa ritardare o impedire la fornitura di servizi a banda ultralarga nell'area interessat­a, ogni sei mesi gli operatori dovranno trasmetter­e a Infratel un aggiorname­nto sull’avanzament­o dei piani. La posta in palio è troppo alta.

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 ??  ?? Gap da recuperare. Il Rapporto Desi, con il suo “digital index” che rivela lo stato complessiv­o delle infrastrut­ture tecnologic­he, posiziona l’Italia al 25esimo posto su un totale di 28 Paesi
Gap da recuperare. Il Rapporto Desi, con il suo “digital index” che rivela lo stato complessiv­o delle infrastrut­ture tecnologic­he, posiziona l’Italia al 25esimo posto su un totale di 28 Paesi

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