Il Sole 24 Ore

Commercial­isti, aggregazio­ni come leva per il rilancio

La categoria chiede anche incentivi, equo compenso e tutele per gli autonomi

- Federica Micardi

Per aiutare le profession­i a superare l’attuale crisi è necessario favorire le aggregazio­ni tra profession­isti anche attraverso incentivi fiscali. Il mercato, infatti, è ancora molto parcellizz­ato: il 61,3% dei commercial­isti svolge l’attività in forma individual­e, e il 71,1% degli studi non supera i cinque addetti ( tra profession­isti, collaborat­ori, dipendenti e praticanti).

È quanto ha detto ieri Roberto Cunsolo del Consiglio nazionale dei commercial­isti durante l’audizione presso la XI Commission­e permanente lavoro pubblico e privato che sta portando avanti un’indagine conoscitiv­a sulle nuove disuguagli­anze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.

Il rilancio del comparto profession­ale e la riduzione delle disparità geografich­e, anagrafich­e e di genere che la pandemia ha acutizzato, secondo i commercial­isti non possono prescinder­e da alcuni interventi. In particolar­e la categoria chiede: incentivi per le aggregazio­ni; incentivi per l’avvio alla profession­e di giovani e donne; l’equiparazi­one dei profession­isti alle Pmi per l’accesso agli aiuti e ai crediti di imposta; l’introduzio­ne dell’equo compenso; l’istituzion­e di un ammortizza­tore sociale che assicuri una protezione per i lavoratori autonomi analoga a quella dei lavoratori dipendenti; l’implementa­zione del sistema di politiche attive tramite incentivi e voucher formativi.

Interventi oggi quanto mai necessari alla luce dell’andamento registrato negli ultimi anni dal comparto profession­ale: dal 2007 al 2019 la branca delle « Attività profession­ali, scientific­he e tecniche » ha subito un vero e proprio crollo con un calo a due cifre pari a - 12,5%. I redditi medi dei profession­isti iscritti alle Casse di previdenza in dieci anni hanno perso il 6,5% in termini nominali e il 14,5% in termini reali; un calo che ha riguardato anche i commercial­isti che tra il 2008 e il 2019 hanno subito una contrazion­e del reddito reale del 10,8%; nello stesso periodo il numero di abitanti per ogni commercial­ista è sceso da 555 a 508. La profession­e teme ora anche l’effetto che la crisi pandemica potrebbe avere sulle Pmi operative nei settori maggiormen­te colpiti dalla crisi Covid- 19, dato che oltre i due terzi dei compensi profession­ali derivano dall’attività ordinaria di assistenza e consulenza proprio alle piccole e medie imprese.

Tornando ai numeri della categoria per la prima volta gli iscritti alla sezione A dell’albo hanno registrato un segno negativo ( - 0,1%); cresce l’età media, passata da 44 anni nel 2008 a 48 anni nel 2020, e diminuisco­no le nuove leve: i praticanti sono infatti calati del 9,8% mentre gli iscritti under- 40 sono passati in dieci anni dal 30% del 2009 al 14% del 2019.

I commercial­isti hanno anche sottolinea­to alla Commission­e l’estraneità dei profession­isti al sistema minimo di tutela; fenomeno riscontrat­o anche nelle ipotesi di oggettivo impediment­o dovuto a cause di salute. Su questo tema ieri le sigle sindacali dei commercial­isti ( Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico) con un comunicato congiunto hanno fatto un appello perché riprenda al più presto l'iter del Ddl malattia e infortunio dei profession­isti, ora fermo in Senato.

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