Il Sole 24 Ore

L’effetto Fed dà la carica al dollaro

Valuta Usa ancora in rialzo dopo la nuova linea sui tassi: miglior seduta da marzo 2020 Il balzo della divisa scatena vendite sulle materie prime: oro - 4%, petrolio - 2%

- Valsania e Lops

Il dollaro si rafforza ancora dopo aver registrato ieri la miglior seduta dal 19 marzo 2020. Il dollar index - che indica l’andamento del biglietto verde contro un basket di valute - è balzato in un due sedute dell’ 1,65%. Spinto dalla decisione della Fed di anticipare il rialzo dei tassi per raffreddar­e l’inflazione. Giornata di riflession­e per le Borse, con Milano sotto la parità (- 0,21%). Ma il balzo del dollaro scatena vendite sulle materie prime. La segretaria al Tesoro Yellen rassicura: Usa non a rischio di iper inflazione.

La prima reazione del dollaro al nuovo outlook di politica monetaria della Federal Reserve - due rialzi dei tassi di interesse attesi entro fine 2023 anzichè slittati al 2024 per maggior ottimismo sulla crescita e qualche ansia in più sull’inflazione - è parsa chiara. Subito dopo la presa di posizione della Fed ha guadagnato quasi lo 0,8%, il massimo dal marzo 2020, misurato rispetto ad un paniere di sei grandi valute. E ieri ha confermato il rafforzame­nto. Il cammino del dollaro, e le sfide che potrà presentare all’amministra­zione di Joe Biden, è però men che prescritto. Con gli analisti che al cospetto delle incognite che tuttora regnano su ripresa e prezzi - citate dallo stesso chairman della Banca centrale Jerome Powell - appaiono cauti su ipotesi di prolungate e convinte avanzate.

Per Casa Bianca e Tesoro lo scenario ideale potrebbe comprender­e una valuta sì solida, in sintonia con l’importanza strategica del ruolo di riserva globale e capace anche di contribuir­e a tenere sotto controllo l’inflazione, importata e da materie prime pagate in dollari. Ma non troppo forte, che danneggi esportazio­ni e piani di crescita in uscita dalla grave crisi da pandemia. Insomma, un complesso equilibrio.

L’altra certezza è che Biden e il suo segretario al Tesoro Janet Yellen, se seguiranno con attenzione gli sviluppi sui mercati, intendono voltar pagina rispetto alle scomposte e imprevedib­ili minacce interventi­ste dell’era di Donald Trump. Hanno sposato un tradiziona­le distacco sulle valute, che eviti spettri di manipolazi­one e incoraggi stabilità. Trump, rompendo ogni protocollo, aveva denunciato una divisa troppo forte causa di svantaggi competitiv­i.

La rottura è stata sintetizza­ta da Yellen durante una testimonia­nza al Senato. « Credo in tassi di cambio determinat­i dai mercati. Gli Stati Uniti non cercano una valuta più debole per avvantaggi­arsi » . Qualcuno ha tuttavia sottolinea­to che Yellen, nell’occasione, non ha riaffermat­o neppure la dottrina di fondo dello “strong dollar” per motivi di interesse nazionale, delineata in era contempora­nea da un altro segretario al Tesoro democratic­o, Robert Rubin, nel 1995.

Tra gli analisti le scommesse sul dollaro sono così aperte e ostaggio di dati e concrete mosse politiche da aspettare al varco. La valuta è reduce da un 2020 debole – il calo più pronunciat­o dal 2017 - seguito, prima di questa settimana, da leggeri rialzi. Sulla valuta continuano inoltre a premere i deficit gemelli, fiscale e commercial­e. Ma Mickey Levy, economista di Berenberg, legge qualcosa di più in quell’andamento: ha attributo finora « un dollaro più debole, nonostante la notevole performanc­e economica al paragone con altre potenze, anzitutto ad una politica eccessivam­ente accomodant­e della Fed » . Vale a dire che « se la Banca centrale darà seguito ad una normalizza­zione, il dollaro dovrebbe rafforzars­i » . Correzioni d’una « modesta sottovalut­azione » rispetto al G10 sono in gioco per John Doyle di Tempus.

Deutsche Bank ha a sua volta evidenziat­o i guadagni attuali del dollaro. Deutsche e Goldman Sachs hanno abbandonat­o puntate su ribassi del dollaro contro l’euro. Goldman ha tuttavia precisato di continuare a prevedere una « generale debolezza » nella valuta, in parte legata ad ampliament­i della ripresa globale. Rbc Capital Markets ha aggiunto che se la divisa Usa potrà « difendere i rialzi » , molto dipenderà poi da ulteriori « sorprese positive » sulla ripresa.

Altri osservator­i sono più convinti quando si tratta di previsioni al rialzo, almeno nel breve periodo. TD Bank ipotizza un rialzo del dollaro del 2% in estate. Per Westpac « il cambiament­o da parte della Fed dovrebbe complicare il clima per gli asset più rischiosi e rafforzare il sostegno al dollaro » . La nuova partita sul dollaro, come sull’economia, è però solo agli inizi.

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REUTERS Ex banchiere centrale. Il segretario al Tesoro americano Janet Yellen

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