Salvini sterza: più di governo che di lotta E viceversa
L’aveva già detto in un precedente incontro a Palazzo Chigi che c'era pieno accordo e ieri, nel nuovo faccia a faccia che Salvini ha avuto con Draghi, l'ha ripetuto. « C’è sintonia sulle riforme, dal fisco alla giustizia, dalla amministrazione, al sostegno alle imprese, sostanzialmente su tutto » . C'è un però. E cioè che domani si prepara alla manifestazione di piazza convocata a Roma per dare voce a chi vuole l'abolizione delle mascherine da subito e per lanciare la campagna elettorale nella Capitale con Michetti presente in piazza. È evidente che i partiti debbano continuare a fare politica nonostante l’unità nazionale, il punto è che il leader della Lega ha piano piano sterzato dalle sue posizioni iniziali dando l'avvio a un cambiamento non del tutto spiegato.
Ed è forse proprio questo graduale aggiustamento, prima di lotta e di governo, ora più di governo che di lotta, che lascia disorientati i suoi elettori. La sua tattica sta diventando del “più uno”, anzi “più due” perchè ieri oltre fare pressione sulle mascherine ha rivendicato la misure sulle cartelle esattoriali cercando di non farsi rubare troppo spazio dalla Meloni. Resta però il disorientamento perchè da quando Salvini ha dato il via libera a Draghi, ha avviato un percorso di progressivo riposizionamento cambiando rotta sull’Europa, ora proponendo la federazione del centro- destra senza spiegare dove sta portando la Lega.
È vero che nella maggior parte dei sondaggi resta primo partito ma molto ha perso e non solo per essere entrato in maggioranza visto che il calo risale a prima. Sarà che i suoi messaggi non sono efficaci come un tempo e la sua traiettoria non così lineare. Tra l'altro anche il fatto di passare settimane senza decidere i candidati per le grandi città è un segnale di incertezza.
Non è quindi solo nei 5
Stelle che è in atto un cambio di strategia perché pure nel Carroccio si allude a un cambiamento di cui però non si vede con chiarezza lo sbocco. La situazione è certamente più complicata dalle parti del Movimento dove c'è un leader – Conte – che deve insediarsi e alcuni nodi ancora irrisolti come per esempio il ruolo di Grillo nel nuovo Statuto. Ieri in molti tra i parlamentari auspicavano l'arrivo del Garante a Roma ma resta una domanda. E cioè se l’ex premier vuole portare i 5 Stelle a rappresentare il ceto medio e a entrare stabilmente nel perimetro istituzionale – quello che una volta chiamavano Palazzo - come si concilia con la presenza di Grillo che è stato interprete dei vaffa day e di posizioni in politica estera sulla Cina che né Conte nè Di Maio sembrano voler seguire.