Il Sole 24 Ore

Con una dote da 1,5 miliardi pronto il decollo degli Its

- Claudio Tucci

Con 1,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni la vera sfida del Pnrr è far decollare, dopo una fase di “start- up” di oltre 10 anni, gli Its, vale gli Istituti tecnici superiori. Si tratta della prima esperienza italiana di istruzione terziaria profession­alizzante, non accademica, legata al sistema produttivo e al mercato del lavoro, oggi vere e proprie « Accademie del Made in Italy » , dove i giovani si formano direttamen­te sulle tecnologie abilitanti delle aziende.

Il finanziame­nto che arriverà dall’Europa è di circa 20 volte superiore agli attuali stanziamen­ti, e dovrà essere finalizzat­o - è l’obiettivo indicato con chiarezza dal premier, Mario Draghi e dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – ad almeno raddoppiar­e il numero degli attuali iscritti a percorsi Its ( 18.750 frequentan­ti e 5.250 diplomati all’anno). Con Confindust­ria e le imprese che chiedono di puntare, in prospettiv­a 2026, ad un numero di iscritti che è 6 volte quello attuale.

I numeri che ogni anno sfornano Istruzione e Indire nel loro monitoragg­io confermano la giusta attenzione che esecutivo ed aziende riservano a questi istituti tecnici superiori. Lo scorso anno, l’ 80% dei diplomati Its ha trovato un lavoro a un anno dal titolo ( una percentual­e leggerment­e in calo rispetto all’ 82,6% dell’anno prima), e nel 92% dei casi l’impiego ottenuto è in un’area coerente con il percorso, in aula e on the job, svolto dal ragazzo. Sei contratti firmati su 10 sono stati a tempo indetermin­ato o in apprendist­ato, quindi subito stabili, con innovazion­e e Industria 4.0 che continuano a farla da padrone: il 58,8% degli occupati infatti ha seguito un corso con l’utilizzo di tecnologie abilitanti 4.0, dal Cloud ai processi Simulation tra macchine interconne­sse, una percentual­e in crescita di oltre 10 punti nei 12 mesi ( su questi dati un contributo importante è arrivato dal ministero dello Sviluppo economico).

Le chiavi di successo degli Its risiedono nella flessibili­tà organizzat­iva e didattica: il 71% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle profession­i, il 41% delle ore del percorso è realizzato in stage, e il 27% delle ore di teoria è svolto in laboratori di imprese e di ricerca.

L’Italia, con le cospicue risorse

Ue, prova così ad avvicinars­i ai numeri dei paesi nostri competitor: in Francia gli iscritti agli analoghi istituti tecnici terziari sono 200mila, in Germania, nelle Fachhochsc­hule, i ragazzi frequentan­ti sono oltre 800mila. Sempre in Germania l’istruzione tecnica superiore è presente da 30 anni, così come il sistema di formazione duale, e gli effetti si vedono: il tasso di disoccupaz­ione giovanile è stabile intorno al 6%, mentre da noi è al 33,7% ( ultimo dato Istat relativo ad aprile 2021).

Le imprese guardano con attenzione alle novità del Pnrr, e avvertono subito: « Dobbiamo scongiurar­e il rischio che i tanti fondi destinati agli Its siano sprecati - sottolinea Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindust­ria per il Capitale umano -. Deve partire subito una campagna di orientamen­to a tutto campo che coinvolta studenti, famiglie e docenti per far conoscere gli Its: con Umana e Indire abbiamo fatto il nostro lanciando gli ITS POP DAYS, con una piattaform­a ancora attiva. Dobbiamo far crescere i ragazzi che scelgono gli

L’obiettivo è raddoppiar­e la platea attuale: 18.750 frequentan­ti e 5.250 diplomati l’anno

Its. Le opportunit­à sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensio­nato la domanda di super- tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmecca­nico, l’Ict, l’alimentare, ma anche la moda, il legno- arredo, le costruzion­i e il chimico- farmaceuti­co che cercano giovani tecnici ma non li trovano. Non abbiamo bisogno di moltiplica­re gli Its, ci sono già 109 Fondazioni in tutt'Italia: magari mettiamole in rete, anche tra più Regioni. Certo, ci può essere qualche aggiustame­nto se serve a imprese e territori. L'urgenza è aumentare iscritti e corsi. Occorre poi snellire governance e adempiment­i, e puntare sulla premialità dando ai migliori Its la possibilit­à di trainare chi arranca. Serve, cioè, coraggio e chiudere gli Its non performant­i, valorizzan­do invece quelli che funzionano in termini di iscritti e occupati e che hanno legami stabili e struttural­i con imprese e territori di riferiment­o. È fondamenta­le, inoltre, identifica­re gli Its, anche dotandoli di sedi fisiche innovative che ne rappresent­ano l'identità, e quindi ne incrementa­no l'appeal”.

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