Con una dote da 1,5 miliardi pronto il decollo degli Its
Con 1,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni la vera sfida del Pnrr è far decollare, dopo una fase di “start- up” di oltre 10 anni, gli Its, vale gli Istituti tecnici superiori. Si tratta della prima esperienza italiana di istruzione terziaria professionalizzante, non accademica, legata al sistema produttivo e al mercato del lavoro, oggi vere e proprie « Accademie del Made in Italy » , dove i giovani si formano direttamente sulle tecnologie abilitanti delle aziende.
Il finanziamento che arriverà dall’Europa è di circa 20 volte superiore agli attuali stanziamenti, e dovrà essere finalizzato - è l’obiettivo indicato con chiarezza dal premier, Mario Draghi e dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – ad almeno raddoppiare il numero degli attuali iscritti a percorsi Its ( 18.750 frequentanti e 5.250 diplomati all’anno). Con Confindustria e le imprese che chiedono di puntare, in prospettiva 2026, ad un numero di iscritti che è 6 volte quello attuale.
I numeri che ogni anno sfornano Istruzione e Indire nel loro monitoraggio confermano la giusta attenzione che esecutivo ed aziende riservano a questi istituti tecnici superiori. Lo scorso anno, l’ 80% dei diplomati Its ha trovato un lavoro a un anno dal titolo ( una percentuale leggermente in calo rispetto all’ 82,6% dell’anno prima), e nel 92% dei casi l’impiego ottenuto è in un’area coerente con il percorso, in aula e on the job, svolto dal ragazzo. Sei contratti firmati su 10 sono stati a tempo indeterminato o in apprendistato, quindi subito stabili, con innovazione e Industria 4.0 che continuano a farla da padrone: il 58,8% degli occupati infatti ha seguito un corso con l’utilizzo di tecnologie abilitanti 4.0, dal Cloud ai processi Simulation tra macchine interconnesse, una percentuale in crescita di oltre 10 punti nei 12 mesi ( su questi dati un contributo importante è arrivato dal ministero dello Sviluppo economico).
Le chiavi di successo degli Its risiedono nella flessibilità organizzativa e didattica: il 71% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni, il 41% delle ore del percorso è realizzato in stage, e il 27% delle ore di teoria è svolto in laboratori di imprese e di ricerca.
L’Italia, con le cospicue risorse
Ue, prova così ad avvicinarsi ai numeri dei paesi nostri competitor: in Francia gli iscritti agli analoghi istituti tecnici terziari sono 200mila, in Germania, nelle Fachhochschule, i ragazzi frequentanti sono oltre 800mila. Sempre in Germania l’istruzione tecnica superiore è presente da 30 anni, così come il sistema di formazione duale, e gli effetti si vedono: il tasso di disoccupazione giovanile è stabile intorno al 6%, mentre da noi è al 33,7% ( ultimo dato Istat relativo ad aprile 2021).
Le imprese guardano con attenzione alle novità del Pnrr, e avvertono subito: « Dobbiamo scongiurare il rischio che i tanti fondi destinati agli Its siano sprecati - sottolinea Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano -. Deve partire subito una campagna di orientamento a tutto campo che coinvolta studenti, famiglie e docenti per far conoscere gli Its: con Umana e Indire abbiamo fatto il nostro lanciando gli ITS POP DAYS, con una piattaforma ancora attiva. Dobbiamo far crescere i ragazzi che scelgono gli
L’obiettivo è raddoppiare la platea attuale: 18.750 frequentanti e 5.250 diplomati l’anno
Its. Le opportunità sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensionato la domanda di super- tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmeccanico, l’Ict, l’alimentare, ma anche la moda, il legno- arredo, le costruzioni e il chimico- farmaceutico che cercano giovani tecnici ma non li trovano. Non abbiamo bisogno di moltiplicare gli Its, ci sono già 109 Fondazioni in tutt'Italia: magari mettiamole in rete, anche tra più Regioni. Certo, ci può essere qualche aggiustamento se serve a imprese e territori. L'urgenza è aumentare iscritti e corsi. Occorre poi snellire governance e adempimenti, e puntare sulla premialità dando ai migliori Its la possibilità di trainare chi arranca. Serve, cioè, coraggio e chiudere gli Its non performanti, valorizzando invece quelli che funzionano in termini di iscritti e occupati e che hanno legami stabili e strutturali con imprese e territori di riferimento. È fondamentale, inoltre, identificare gli Its, anche dotandoli di sedi fisiche innovative che ne rappresentano l'identità, e quindi ne incrementano l'appeal”.