Il Sole 24 Ore

Orientamen­to e spazi adeguati per ripartire

- Claudio Tucci

L’Italia ha una percentual­e di popolazion­e tra i 25 i 34 anni in possesso di un titolo terziario pari al 28 per cento. La media dei Paesi Ocse è del 44 per cento. Questo divario dipende, certo, da molti fattori, ma un ruolo centrale ce l’ha carenza di un’offerta di formazione profession­ale avanzata e di servizi di orientamen­to e di transizion­e dalla scuola secondaria all’università.

Si tratta di uno dei nodi storici dell’education del nostro Paese, dove è tutto affidato a un consiglio orientativ­o, spesso inefficace, e a un passaparol­a anche per scegliere gli indirizzi di studio superiori.

Il tema è delicato, e nel Pnrr c’è un apposito capitolo dedicato appunto alla revisione complessiv­a del sistema di orientamen­to ( secondario e terziario). Sul piatto vengono messi 250 milioni di euro.

L’intervento ipotizzato dall’esecutivo è piuttosto articolato. Intanto, si punta a introdurre moduli di orientamen­to formativo - da ricomprend­ersi all’interno del curriculum complessiv­o annuale – rivolti alle classi quarte e quinte superiori, al fine di accompagna­re gli studenti nella scelta consapevol­e di prosecuzio­ne del percorso di studi o di ulteriore formazione profession­alizzante ( Its), propedeuti­ca all’inseriment­o nel mondo del lavoro. La riforma dovrà essere implementa­ta attraverso l’introduzio­ne di moduli di orientamen­to - circa 30 ore annue - nella scuola secondaria di primo e secondo grado, al fine di incentivar­e l’innalzamen­to dei livelli di istruzione e la realizzazi­one di una piattaform­a digitale di orientamen­to, relativa all’offerta formativa terziaria degli Atenei e degli Istituti di formazione tecnico- profession­ale. Nel piano c’è anche l’ampliament­o della sperimenta­zione dei licei e tecnici qua

In Italia c’è una carenza grave di offerta formativa profession­ale avanzata. Ora sul piatto ci sono 250 milioni

driennali, che attualment­e vede coinvolte 100 classi in altrettant­e scuole su territorio nazionale e che si intende portare a mille. Una particolar­e attenzione viene riservata all’orientamen­to attivo nella transizion­e scuola- università. Con 250 milioni, l’investimen­to mira a facilitare e incoraggia­re il passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università e, allo stesso tempo, ad affrontare gli abbandoni universita­ri negli anni successivi, contribuen­do a porre le basi per il raggiungim­ento dell’obiettivo strategico di aumentare il numero dei laureati. Le risorse stanziate dovranno contribuir­e alla qualificaz­ione del sistema educativo attraverso un innalzamen­to degli indicatori di successo ( frequenza scolastica, migliorame­nto dei livelli di apprendime­nto, numero di studenti ammessi all’anno accademico successivo, etc) e la mitigazion­e dei divari di genere, entrambi in termini di occupazion­e e partecipaz­ione all’istruzione superiore in tutti i campi.

L’intero intervento sarà implementa­to dal ministero dell’Università, e consiste in un programma di investimen­ti a favore degli studenti a partire dal terzo anno della scuola superiore, con un risultato atteso di aumento del tasso di transizion­e tra scuola e università. In particolar­e, si prevede la formazione di 1 milione di studenti, attraverso corsi brevi erogati da docenti universita­ri e professori di scuola che consentano agli studenti di comprender­e meglio l’offerta dei percorsi didattici universita­ri e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste. La misura prevede l’erogazione di 50mila corsi ( a partire, come detto, dalla terza superiore) e la stipula di 6mila accordi scuola- università

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ADOBESTOCK Formazione. Scuola Italiana in ritardo

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