Orientamento e spazi adeguati per ripartire
L’Italia ha una percentuale di popolazione tra i 25 i 34 anni in possesso di un titolo terziario pari al 28 per cento. La media dei Paesi Ocse è del 44 per cento. Questo divario dipende, certo, da molti fattori, ma un ruolo centrale ce l’ha carenza di un’offerta di formazione professionale avanzata e di servizi di orientamento e di transizione dalla scuola secondaria all’università.
Si tratta di uno dei nodi storici dell’education del nostro Paese, dove è tutto affidato a un consiglio orientativo, spesso inefficace, e a un passaparola anche per scegliere gli indirizzi di studio superiori.
Il tema è delicato, e nel Pnrr c’è un apposito capitolo dedicato appunto alla revisione complessiva del sistema di orientamento ( secondario e terziario). Sul piatto vengono messi 250 milioni di euro.
L’intervento ipotizzato dall’esecutivo è piuttosto articolato. Intanto, si punta a introdurre moduli di orientamento formativo - da ricomprendersi all’interno del curriculum complessivo annuale – rivolti alle classi quarte e quinte superiori, al fine di accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante ( Its), propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro. La riforma dovrà essere implementata attraverso l’introduzione di moduli di orientamento - circa 30 ore annue - nella scuola secondaria di primo e secondo grado, al fine di incentivare l’innalzamento dei livelli di istruzione e la realizzazione di una piattaforma digitale di orientamento, relativa all’offerta formativa terziaria degli Atenei e degli Istituti di formazione tecnico- professionale. Nel piano c’è anche l’ampliamento della sperimentazione dei licei e tecnici qua
In Italia c’è una carenza grave di offerta formativa professionale avanzata. Ora sul piatto ci sono 250 milioni
driennali, che attualmente vede coinvolte 100 classi in altrettante scuole su territorio nazionale e che si intende portare a mille. Una particolare attenzione viene riservata all’orientamento attivo nella transizione scuola- università. Con 250 milioni, l’investimento mira a facilitare e incoraggiare il passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università e, allo stesso tempo, ad affrontare gli abbandoni universitari negli anni successivi, contribuendo a porre le basi per il raggiungimento dell’obiettivo strategico di aumentare il numero dei laureati. Le risorse stanziate dovranno contribuire alla qualificazione del sistema educativo attraverso un innalzamento degli indicatori di successo ( frequenza scolastica, miglioramento dei livelli di apprendimento, numero di studenti ammessi all’anno accademico successivo, etc) e la mitigazione dei divari di genere, entrambi in termini di occupazione e partecipazione all’istruzione superiore in tutti i campi.
L’intero intervento sarà implementato dal ministero dell’Università, e consiste in un programma di investimenti a favore degli studenti a partire dal terzo anno della scuola superiore, con un risultato atteso di aumento del tasso di transizione tra scuola e università. In particolare, si prevede la formazione di 1 milione di studenti, attraverso corsi brevi erogati da docenti universitari e professori di scuola che consentano agli studenti di comprendere meglio l’offerta dei percorsi didattici universitari e di colmare i gap presenti nelle competenze di base che sono richieste. La misura prevede l’erogazione di 50mila corsi ( a partire, come detto, dalla terza superiore) e la stipula di 6mila accordi scuola- università