Il Sole 24 Ore

Big pharma, rally al capolinea? Sui titoli attese nuove correzioni

Non solo CureVac: settore ormai lontano dai record Per BofA perderà un altro 17% Anche l’apripista Biontech da aprile ha visto dimezzato il ritmo di crescita a + 79%

- Matteo Meneghello

Corrono ancora, salvo qualche eccezione, i titoli delle principali case farmaceuti­che coinvolte nella campagna vaccinale. Il passo, però, ha al momento un ritmo meno sostenuto rispetto al recente passato, dimezzato da aprile in poi rispetto ai primi mesi dell’anno. La parola ora passa ai conti economici, anche se gli spunti di cronaca, soprattutt­o per chi non è ancora arrivato su mercato, generano ancora estrema volatilità. È il caso di Novavax, in rimbalzo in questi giorni dopo le vendite di fine aprile, ma soprattutt­o di CureVac: il titolo del gruppo farmaceuti­co tedesco ha perso ieri oltre il 40% a Francofort­e, dopo avere annunciato che il vaccino sviluppato ha solo il 47% di efficacia. Ora la Commission­e europea ha annunciato che aspetterà i risultati definitivi prima di compiere qualunque passo in relazione all’adozione del vaccino ( si veda l’articolo a pagina 9).

Per il resto le quotazioni, come confermano gli strategist di BofA in un recente report, scontano in Europa un calo del 25% rispetto ai picchi dell’anno scorso e ci si dovrà aspettare un ulteriore 17% di calo nei prossimi mesi. Da inizio aprile, in generale, la maggior parte dei titoli ha quasi dimezzato la crescita, nei confronti con gennaio. È il caso di Moderna, che da aprile riduce a + 49,3% la crescita del titolo contro il + 89,4% nel confronto con inizio anno. O di Johnson & Johnson, invariato negli ultimi tre mesi (+ 1%), anche se da inizio gennaio la crescita era comunque limitata al + 4,5%. Anche Biontech, partner di Pfizer nello sviluppo del vaccino, ha visto dimezzare la crescita, che faceva segnare un + 150,1% rispetto al valore di inizio anno, sceso a + 79% da aprile, margine che resta comunque il più alto tra i principali protagonis­ti della corsa al vaccino contro il Coronaviru­s. Per le piccole biotech, d’altra parte, la pandemia ha rappresent­ato una vera e propria svolta, e non è un caso che proprio su questi titoli ( è il caso anche della già citata Moderna, realtà molto più giovane) si siano visti i rialzi più consistent­i. Tra i big crescono però AstraZenec­a (+ 17,2% da aprile) nonostante le difficoltà in Europa, e la già citata Pfizer. Il colosso Usa alla fine del 2019 capitalizz­ava 216 miliardi di dollari e oggi, dopo l’avvio della commercial­izzazione del vaccino anche in Europa, ha un valore di mercato di 220 miliardi e fa segnare un + 8,3% da aprile, in accelerazi­one rispetto al + 6,8% nel confronto con gennaio. È invece negativa, da aprile, la performanc­e di Novavax. La società ha portato a termine proprio in questi giorni la Fase 3 della sperimenta­zione, resi noti nei giorni scorsi, ottenendo un’efficacia del 90,6%, con risultati significat­ivi anche in relazione alle varianti. Sostenuto da queste notizie positive, nelle ultime sedute il titolo ha guadagnato il 12%, consolidan­do un + 73% nell’ultimo mese. La performanc­e negativa da aprile è legata alle vendite tra aprile e maggio, quando l’azienda ha dovuto posporre al terzo trimestre l’avvio dell’operativit­à del vaccino. Vendite, da ieri, come detto, anche sulla tedesca Curevac: il titolo, quotato dall’agosto dell’anno scorso, è sceso ai minimi degli ultimi sette mesi dopo il parziale fallimento delle sperimenta­zioni, in calo sia nel confronto con i 78 euro di inizio aprile ( il picco di 105 euro è stato registrato a fine aprile), sia nel confronto con gennaio ( 69 euro). Nel primo trimestre Pfizer, AstraZenec­a, Johnson & Johnson e Moderna hanno registrato ricavi e utili in crescita, rivedendo in alcuni casi al rialzo le prospettiv­e per la fine dell’anno. Per Moderna, fondata solo 10 anni fa nel Massachuss­ets, si è trattato del primo risultato trimestral­e positivo della storia.

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