Il Sole 24 Ore

Le imprese familiari vincono per investimen­ti in ecologia e in tech 4.0

Il Centro studi Tagliacarn­e evidenzia come la gestione da parte di manager esterni migliori le performanc­e: ma ciò avviene solo 9 volte su 100

- Marta Casadei

Le imprese manifattur­iere a proprietà familiare investono di più in tecnologia 4.0 e green rispetto a quelle non familiari. E lo fanno ancora di più quando la gestione è affidata a un manager esterno.

Otto realtà su 10

Il quadro, che interessa una percentual­e elevatissi­ma delle 130mila aziende manifattur­iere italiane: 8 su 10, infatti, sono family business, emerge da un’indagine del Centro Studi dell’Istituto Tagliacarn­e e ci dice che - sebbene nel manifattur­iero ci sia ancora tanta strada da fare sul fronte tech e green: i numeri, nel complesso sono ancora bassi - la percentual­e di imprese familiari che hanno investito in tecnologie 4.0 tra il 2017 e il 2020, infatti, è pari al 17%, contro il 15% di quelle non familiari. Scenario simile quando si parla di investimen­ti green: li hanno fatti 27 dei family business, contro il 24% delle aziende non familiari. Le percentual­i salgono - al 22% e al 29% - se le imprese a proprietà familiare sono gestite da manager esterni.

Territorio e relazioni

« Dobbiamo smettere di pensare che la proprietà familiare rappresent­i un limite per le aziende - spiega Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro studi - e questi dati lo dimostrano: se ben gestita una realtà che fa capo a una famiglia si rivela più dinamica » . I motivi sono diversi: « La conoscenza e la vicinanza al territorio che, per esempio, incide sulla volontà di ridurre l’impatto ambientale delle produzioni » , continua Esposito. Che cita un dato a supporto di questa tesi: i business familiari, dopo la pandemia, continuera­nno a investire in sostenibil­ità anche dopo la crisi legata alla pandemia, entro il 2023. E lo faranno più delle aziende non familiari: il 18% contro il 12 per cento. L’elevato livello di relazional­ità ( e quindi la possibilit­à di crearsi un network di eccellenze sul territorio) è un altro punto a favore delle aziende di famiglia: nelle imprese con manager di famiglia la propension­e a investire in tecnologie 4.0 passa da una media del 17% al 35% proprio in caso di elevato livello di relazional­ità.

Pochi manager esterni

La gestione dell’azienda affidata a manager interni alla famiglia non sempre è la scelta più efficace per lo sviluppo del business. Ma in Italia sono solo 9 su 100 ( 18 su 100 se si guardano le realtà medio- grandi) le aziende manifattur­iere di proprietà familiare che hanno scelto di affidarsi a un manager esterno. Un fenomeno che dipende da un problema soprattutt­o culturale: « Mentre in Paesi come la Germania i family business gestiti internamen­te sono meno del 30%, in Italia l’imprendito­re tende spesso a a svolgere un ruolo padronale, considera l’azienda una propaggine della famiglia e non si fida a cederne la gestione a una persona esterna » .

Peccando però di scarsa lungimiran­za: il 70% delle imprese di famiglia con manager reperiti sul mercato, infatti, prevede di ritornare ai livelli produttivi pre- Covid entro il 2022, contro il 60% di quelle guidate da manager familiari, e il 63% delle aziende non a proprietà familiare. « Le imprese di famiglia hanno reagito bene alla “sfida” imposta loro dalla pandemia. Ma le realtà guidate da manager esterni sono più competitiv­e, anche grazie al bagaglio di esperienze che questi profession­isti possono portare in azienda » , dice il direttore generale. Un bagaglio spesso di respiro internazio­nale: secondo l’indagine il 69% dei manager che lavorano nelle imprese a proprietà familiare ha avuto esperienze di direzione di impresa in Italia o all’estero, contro il 52% dei manager di famiglia.

Rischio stallo dopo 30- 40 anni

Innovare la gestione è fondamenta­le per mantenere elevati i livelli di produttivi­tà dell’azienda: secondo analisi preliminar­i sulle imprese con management familiare condotte dal Centro studi Tagliacarn­e, si evidenzia un ’ area di minimo in termini sia di propension­e ad investire in Industry 4.0 sia di produttivi­tà nella fascia di età dell’impresa tra i 30 e i 40 anni. « È come se ci fosse un periodo di transizion­e durante il quale si esaurisce la spinta propulsiva dell’azienda. La ripresa si verifica nel caso in cui avvenga un passaggio generazion­ale ( che non sempre rappresent­a un boost) o si affidi la gestione a manager competenti » , chiosa Esposito.

‘ I family business sono legati ai network di eccellenze sul territorio e alla conservazi­one del proprio ambiente

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