Il Sole 24 Ore

Ecosistemi d’innovazion­e, 1,3 miliardi per 12 filiere

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Dei futuri dottorandi ci sarà bisogno anche nei 12 nascenti « Ecosistemi dell’innovazion­e » che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr) vuole far nascere lungo lo stivale. Cinque dei quali al Mezzogiorn­o. A prevederlo è un bando del ministero dell’Università arrivato qualche ora prima della fine del 2021. Stiamo parlando di aggregazio­ni di atenei ( pubblici o privati), enti pubblici di ricerca o territoria­li, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificat­i e internazio­nalmente riconosciu­ti che intervenga­no su aree di specializz­azione tecnologic­a coerenti con le “vocazioni” ( anche industrial­i) del territorio di riferiment­o. Sul piatto ci sono 1,3 miliardi di euro.

Gli “ecosistemi” - ognuno dei quali riceverà un finanziame­nto tra 90 e 120 milioni di euro - nascono con l’obiettivo dichiarato di agevolare il trasferime­nto tecnologic­o e accelerare la trasformaz­ione digitale dei processi produttivi delle aziende. Ampio il fronte delle attività finanziabi­li, almeno sulla carta: ricerca applicata, formazione per ridurre il disallinea­mento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle

università, valorizzaz­ione dei risultati della ricerca con il loro trasferime­nto all’impresa, supporto alla nascita e sviluppo di start- up e spin off da ricerca, anche attraverso incubatori d’impresa e fondi venture capital.

Le neonate strutture avranno di fatto la stessa conformazi­one dei 5 Centri nazionali d’innovazion­e finanziati a loro volta dal Pnrr con 1,6 miliardi ( come raccontato sul Sole 24 Ore del 27 dicembre): il modello sarà sempre incentrato su un “Hub & Spoke”, con il primo che svolgerà attività di gestione e coordiname­nto e i secondi che svolgerann­o materialme­nte i compiti di ricerca. Tre i paletti da rispettare nell’erogazione dei fondi; in coerenza con l’impianto dell’intero Pnrr, i primi due prevedono, da un lato, che il 40% delle risorse sia vincolato a investimen­ti nel campo campodi- di

gital e, dall’altro, che un altro 40% faccia sentire i suoi effetti sulle regioni del Sud. Chiude il tris di quote “vincolate” la precisazio­ne che almeno il 40% ( contro il 30% del Piano) del personale assunto o destinatar­io di borse di studio o di ricerca a tempo determinat­o sia donna. Sempre a patto che l’ente, l’ateneo o l’impresa proponente abbiano un bilancio di genere.

È inoltre richiesto che ogni ecosistema si avvalga di almeno 250 persone coinvolte nel programma di ricerca e innovazion­e e che il numero di Spoke sia compreso tra un minimo di 5 e un massimo di 10. Già fissati i termini per presentare - via web attraverso la piattaform­a informatic­a Gea del Mur e usando lo Spid - le domande che dovranno essere accompagna­re da lettere di endorsment da parte dei presidenti delle Regioni coinvolte come sedi di Hub. La finestra si aprirà alle ore 12 del 24 gennaio e si chiuderà alla stessa ora del 24 febbraio 2022.

Già decisa infine la durata del progetto. Sarà di 3 anni, a decorrere dalla data che sarà indicata nel decreto per la concession­e del finanziame­nto, con proroghe eventualme­nte concesse dal ministero dell’Università non oltre il 28 febbraio 2026.

‘ A ogni aggregazio­ne vanno tra i 90 e i 120 milioni. Domande aperte dal 24 gennaio dal 24 febbraio

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