Tagliati i margini dei supermercati per ridurre i rincari
Santambrogio ( VèGè): « Impensabile riversare sul consumatore finale »
« La situazione è complessa » esordisce così Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del Gruppo VèGè, sul tema dei rincari chiesti dell’industria che si sommano a una inflazione “indiretta” generata dalle scelte dei clienti. Infatti da gennaio le famiglie preoccupate dagli aumenti di luce (+ 55%) e gas (+ 42%) hanno iniziato a variare anche il mix della spesa settimanale scegliendo maggiormente prodotti di prima necessità come pasta, farina, uova, latte, pollame e altro. Insomma una spesa minimalista su prodotti in cui la Gdo ha dei margini inferiori. « Questo aumento delle vendite di prodotti alimentari con un basso margine, unito ai continui aumenti dei listini dei fornitori a cui occorre aggiungere l’aumento della bolletta energetica sta minando i budget dei supermercati - continua l’ad -. Ma malgrado questa fase congiunturale, continuiamo a mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per mitigare la spinta inflattiva tutelando il potere d’acquisto delle famiglie » .
Purtroppo sembra si stia andando nelle direzione di una stagione di continui aumenti. Con l’inizio del nuovo anno i produttori hanno fatto entrare in vigore i nuovi listini che, di norma, valgono per l’intero anno solare. Ma nel 2022 alcune industrie hanno già anticipato ai buyer della Gdo che nel corso dei prossimi mesi ci saranno altri rincari dei listini motivati dagli aumenti sulle piazze internazionali. « In una situazione come questa rischiamo di trovarci con le spalle al muro » commenta Santambrogio.
Pur rendendosi infatti conto delle motivazioni che hanno portato a questo aumento dei listini, per esempio nella categoria pasta i rincari sui mercati internazionali della semola, aumentata di oltre il 70%, l’aumento dei noli marittimi, dei fertilizzanti, i costi del packaging a partire dalla carta e plastica per finire con la bolletta energetica. « A volte vediamo delle richieste immotivate - dice Santambrogio -. Peraltro molti di questi costi sono ancora più alti per la distribuzione, per esempio quelli dell’energia, essendo noi il secondo comparto più energivoro dopo la metallurgia. In ogni caso, la Gdo si sta comportando responsabilmente verso i consumatori finali. In un’ottica di sistema chiediamo non solo un tavolo istituzionale al Governo ma anche una revisione dei prezzi d’acquisto ai fornitori una volta che si dovesse verificare la riduzione dei costi oggi impazziti » .
La Gdo cerca di salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie sia con la private label che attraverso le continue promozioni allargando il paniere e aumentando gli sconti. « Una via percorribile ma certamente costosa per le insegne perché porta ad un ulteriore limatura dei margini che negli ultimi anni sono purtroppo in costante discesa » avverte Santambrogio. A questo punto per salvaguardare la marginalità legata alla stessa sopravvivenza delle catene Santambrogio si unisce nella richiesta al Governo del taglio degli oneri di sistema fino al perdurare dell’emergenza energetica. « Sarebbe una strada percorribile nell’ottica di un raffreddamento dell’inflazione » suggerisce Santambrogio.
La fatica delle famiglie per arrivare a fine mese emerge dagli ultimi dati Istat che evidenziano a novembre un calo congiunturale per le vendite al dettaglio con un - 0,4% in valore e - 0,6% in volume. In particolare sono in diminuzione le vendite dei beni alimentari con un - 0,9% in valore e - 1,2% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari risultano pressoché stazionarie. Invece su base tendenziale a novembre le vendite al dettaglio aumentano del 12,5% in valore e dell’ 11,7% in volume.
Di fronte a questi dati Confcommercio segnala che l’emergere del problema inflazione sta spingendo le famiglie « verso atteggiamenti molto prudenti per cui diventa più probabile una revisione al ribasso delle stime di crescita di Pil e consumi per il 2022 » . Federdistribuzione parla di un bilancio in chiaroscuro per i consumi 2021. La crescita dell’inflazione, trainata dall’incremento dei costi dei beni energetici « ha già manifestato i suoi effetti su cittadini e imprese e occorre evitare che conseguenze ancor più negative possano frenare i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese, compromettendo la ripresa economica » . Il commento di Confesercenti ai dati Istat evidenzia come l’impennata dei beni energetici sembrano mostrare i primi effetti sulle vendite e quindi la frenata rispetto ad ottobre va monitorata, per rendersi conto se sia « un dato occasionale o registri le prime conseguenze negative sia del riacutizzarsi della pandemia che del rialzo dell’inflazione » . Nel frattempo la Confederazione invita il governo ad « accelerare con nuovi interventi a favore del taglia- bollette » . Un dossier sempre più caldo sul tavolo del Governo.