Felicetti: nuovi problemi nei prossimi mesi
L’imprenditore di Predazzo: « Gli squilibri sui mercati mondiali non finiranno qui »
« La posizione di un pastaio oggi? È quella di uno che si sveglia la mattina e non sa cosa gli può succedere » . Riccardo Felicetti amministra l’omonimo pastificio di famiglia, oltre un centinaio di operai e uno stabilimento a Predazzo, sulle Dolomiti trentine, appena raddoppiato. Ma è anche il presidente del Gruppo pasta dentro Unionfood, e i problemi del suo comparto li discute tutti i giorni, insieme ai colleghi. Gli occhi puntati non solo sugli ostacoli di oggi, ma anche su quelli di domani: « Da giugno a oggi il prezzo del grano duro è cresciuto del 70%, e chi lo sa dove arriverà a marzo. Qualcuno di noi pastai dice che dalla primavera mancherà addirittura il grano da lavorare. Io non sono d’accordo. Credo però che gli squilibri sul mercato mondiale non finiranno qui, e che nell’inverno del 2022 avremo nuovi problemi, comprese le fiammate speculative » .
Gelate, nevicate, piogge eccessive: nessuno può già sapere come andrà il prossimo raccolto, sia in Italia che all’estero. E poi, ci sono tutte le scorte da ripristinare: « Ci dobbiamo abituare al fatto che un prodotto possa finire - dice Felicetti - e che non ne arrivi più. Non solo: poiché il grano duro italiano al momento è quello che costa meno al mondo, all’ultima asta della settimana scorsa in Tunisia è stato venduto parecchio grano italiano alle industrie locali perché lo pagano meglio. È la legge del mercato, certo, ma in un momento di scarsità come quello di oggi, forse queste cose non dovrebbero succedere » .
Ma lei l’ha già aumentato, il prezzo della pasta sugli scaffali? « Sì certo, l’ho dovuto fare - ammette l’imprenditore - ma non posso dire di quanto, segreto professionale » .
Oltre ai rincari del grano e dell’energia, i pastai oggi devono fare i conti con altri aumenti: « Per i cartoni e il film plastico i costi sono aumentati fino al 25% - dice Felicetti - soprattutto, è venuta meno la loro disponibilità: le condizioni di vendita dei fornitori sono diventate insostenbili, trattiamo mesi per spuntare uno sconto e poi, da un giorno all’altro, ci comunicano aumenti unilaterali a cui non possiamo dire di no.
Anche i trasporti sono aumentati, e per un settore come quello della pasta che esporta più del 60% del proprio fatturato questo è un problema » . Un container per l’Asia o per gli Stati Uniti, che un anno fa costava 3mila euro, ora ne costa 12mila. « I rincari del trasporto finiscono col renderci poco competititvi rispetto ai produttori locali - dice Felicetti - prendiamo gli Stati Uniti, ormai la pasta la sanno fare bene anche lì » .
Alla mattina, quando si alza, Felicetti ha poi un’altra incognita da affrontare: « Devo fare i conti con le assenze da Covid, che ogni giorno colpisce più o meno il 10% dei miei operai. E da febbraio dovrò anche gestire qualche ultracinquantenne che ha fatto la sua scelta personale di non vaccinarsi. Qualcuno ne ho, nel mio stabilimento: sono tutti collaboratori di lunga data, persone che hanno sempre dimostrato una grande dedizione all’azienda e al lavoro, di cui ho stima e rispetto. Per me questo è un problema anche dal punto di vista umano » .
‘ Da giugno a oggi il prezzo del grano duro è cresciuto del 70% e chi lo sa dove arriverà nel mese di marzo