Una super banca dati per governare il mattone e riformare la fiscalità
Lo scambio dei dati faciliterà i Comuni e il territorio
Se ne parla da moltissimi anni ( era prevista dal Dl 78/ 20210) ma senza costrutto. Perché l’Anagrafe immobiliare integrata è uno dei cavalli di Troia della riforma della fiscalità immobiliare, quella che consentirebbe ai Comuni di mappare davvero il patrimonio sui loro territori e fornire dati ( oltre che prenderne ai fini di controllo) alle Entrate.
Già richiamata con forza lo scorso luglio nell’atto di indirizzo del Mef l’anno scorso e nel 2012, in pratica consiste in un’unico data base con i dati catatastali e quelli sulla titolarità dei diritti reali immobiliari, attualmente non sempre allineati ma anche ( e, forse, soprattutto) integrarla con ogni altro dato riferito all'immobile: conformità urbanistica, classificazione energetica, sismica, acustica, presenza di eventuali vincoli culturali, paesaggistici o di altra natura, aliquote Imu applicabili, contratti di locazione, di concreto utilizzo ( abitazione principale, immobile locato, immobile tenuto a disposizione). I dati verrebbero dal Modello Unico Informatico, accessibile a aggiornabile dai notai e dai professionisti tecnici.
Uno strumento formidabile per il governo del Territorio e anche per una rimodulazione progressiva ( e periodica) dell’imposizione fiscale su terreni e fabbricati, attualmente preda delle più assurde sperequazioni. I Comuni, infatti, hanno sempre avuto la possibilità di chiedere alle Entrate ( e, prima, all’agenzia del Territorio) la revisione delle rendite catastali con le quali viene costruita la base imponibile di quasi tutte le imposte; e poter disporre di dati che diano una visione oggettiva delle caratteristiche intrinseche ed estrinseche da considerare per attribuire classe e categoria faciliterebbe enormemente le procedure, evitando il contenzioso. Certo non si tratterebbe della riforma degli estimi catastali, che quando spirano venti elettorali ( e non solo) è una frase impronunciabile.
Ma, al di là degli algoritmi, più meno perfettibili, la massa di dati raccolti e la possibilità dell’interscambio Entrate- Comuni potrebbe davvero fare la base dei nuovi valori immobiliari e, se venisse resa consultabile dagli operatori del mercato, anche della trasparenza nelle transazioni.