Ospedali sotto stress: sanitari allo stremo tra lavoro e contagi
I reparti si riempono di malati Covid e saltano le cure per gli altri pazienti
Gli ospedali restano sotto pressione soprattutto nei reparti ordinari dove i pazienti crescono ormai al ritmo di 700- 800 nuovi ricoveri al giorno. I tassi di occupazione delle prime ondate sono lontani ma la crescita è costante ( le terapie intensive sono arrivate al 18% e gli altri reparti al 27%) e il primo tragico effetto è lo stop graduale in quasi tutte le Regioni a tutte le altre cure non urgenti destinate ai pazienti non Covid costretti a rinviare esami e operazioni ( si veda anche il Sole 24 ore di ieri).
La quarta ondata spinta dalla variante Omicron che provoca meno ospedalizzazioni ma è molto più infettiva e per questo, proprio per l’alto numero di contagi, in grado di mettere lo stesso sotto pressione gli ospedali, colpisce poi di nuovo anche il personale sanitario che ha alle spalle due anni di pandemia. E che ora tra straordinari, ferie annullate e super lavoro deve fare anche lo slalom tra i contagi che tra gli operatori sanitari sono saliti ormai a quota 20mila, tanto che qualcuno propone di far lavorare i camici bianchi positivi al Covid che hanno fatto già la dose booster e sono asintomatici. « È la tempesta perfetta: abbiamo un numero di casi di media gravità clinica, non tanto nelle terapie intensive, che sta crescendo in modo sostenuto e che determina uno spostamento di posti letto da reparti di pneumologia, cardiologia e dall’area chirurgica per riservarli ai pazienti Covid. Con i letti si sposta anche il personale sanitario che dovrebbe seguire altre patologie e così si taglia l’offerta per tanti malati, soprattutto cronici ed oncologici che si trovano senza controlli e follow up. Rischiamo di far pagare loro di nuovo un prezzo altissimo » , avverte Carlo Palermo segretario Anaoo, la sigla principale che rappresenta i medici ospedalieri. « Per quanto riguarda il personale sanitario - continua Palermo - siamo ormai allo stremo e al burn out visto che si viene da due anni di pandemia e di super lavoro, con il rischio di contagio che è altissimo e con i medici che non hanno neanche una indennità di rischio biologico. Il personale che si sta stabilizzando con l’ultima manovra a malapena tampona il taglio di 46mila operatori degli ultimi dieci anni. Bisogna di nuovo attingere - conclude il segretario dell’Anaao - tra i 15mila specializzandi dal terzo anno in poi, i circa 10mila medici stranieri presenti in Italia e 6- 7mila medici che vanno in pensione ogni anno » . A confermare i rischi per l’altra Sanità in una lettera aperta pubblicata ieri è anche il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri: « Dopo quasi due anni di pandemia si assiste nuovamente ad una fortissima riduzione di attività diagnostiche e interventi chirurgici per molti pazienti e anche per i malati oncologici. Sicuramente qualcosa non ha funzionato e sarebbe corretto ammetterlo » .
Intanto secondo la Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere che riunisce i manager degli ospedali, il 34% dei pazienti positivi ricoverati, non è malato di Covid: ovvero non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid, ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie ( traumi, infarti, tumori, ecc.) ed è risultato positivo al tampone pre- ricovero. « Ci aspettiamo di dover far fronte ad un numero sempre più ampio, vista l’ampia circolazione e l’elevata contagiosità del virus, dei ricoveri
Il 34% dei ricoverati con il Covid sono in ospedale per altre patologie e sono risultati positivi
per patologie non Covid in pazienti che, però, hanno l’infezione. Va riprogrammata l’idea dell’assistenza creando non solo reparti Covid e no Covid, ma è necessario realizzare nuove strutture polispecialistiche in cui sia garantita l’assistenza specialistica cardiologica, neurologica, ortopedica in pazienti che possono presentare l’infezione » , spiega il Presidente Fiaso, Giovanni Migliore. « Occorre pensare - aggiunge - a reparti Covid per il cardiotoracico, per la chirurgia multispecialistica. Per l’ostetricia già in molti ospedali sono state realizzate aree Covid. A Brescia e Bari esistono anche degli ambulatori per la dialisi di pazienti positivi » .
Per la presidente di Aiop, l’associazione italiana ospedalità privata, Barbara Cittadini, « bisogna agire in fretta, per arginare un’emergenza che rischia di lasciare senza l'assistenza necessaria molti malati, che si confrontano con liste d’attesa che tornano ad allungarsi e reparti Covid e terapie intensive affollati. Occorre riorganizzare i servizi e il personale e servono nuovi investimenti per assicurare il diritto alla salute e alle cure anche ai malati non Covid » .