Pensioni, riparte il cantiere Oggi primo round con Orlando e Franco
Il cantiere pensioni riparte. Con un obiettivo ambizioso: rendere più flessibile la riforma Fornero, ma rimanendo nel solco del metodo contributivo, a partire dal 2023, appena si sarà conclusa l’esperienza annuale di Quota 102. Che è stata introdotta dal governo, al posto di Quota 100, con l’ultima legge di bilancio. Oggi pomeriggio al dicastero del Lavoro i ministri Andrea Orlando e Daniele Franco, insieme al responsabile del Dipe di palazzo Chigi, Marco Leonardi, incontreranno i leader di Cgil, Cisl e Uil per affrontare i temi principali del dossier previdenza e definire la tabella di marcia dei tre tavoli tecnici già individuati a dicembre: flessibilità in uscita; trattamenti di giovani e donne; previdenza complementare. Mario Draghi ha dunque mantenuto l’impegno preso con i sindacati di avviare il confronto tecnico all’inizio di gennaio, subito dopo le festività natalizie, anche se erano in molti, sindacati compresi, a ipotizzare, o a temere, che l’appuntamento venisse rimandato a dopo la conclusione della partita per l’elezione del presidente della Repubblica.
Una partita, quella per il Colle, che resta comunque una delle incognite lungo il cammino della trattativa per individuare ritocchi condivisi alla “Fornero”. Un eventuale cambio in corsa del governo o del presidente del consiglio non potrebbe non avere ricadute sulla prosecuzione del confronto. Che, al momento, dovrebbe avere un primo step ad aprile, quando sarà presentato il Def con il quadro macroeconomico aggiornato e i nuovi obiettivi di finanza pubblica, per poi giungere alla fase finale in autunno, in prossimità del varo della manovra economica. Ma trovare un compromesso non sarà facile. I sindacati insistono sulla necessità di una marcata flessibilità in uscita già a partire dai 62 anni o con 41 anni di versamenti, a prescindere dall’età. Ma il punto di partenza del confronto restano il calcolo dell’assegno anticipato con il contributivo e la soglia anagrafica minima dei 64 anni fissata da Quota 102 ( con almeno 38 anni di contributi) e dal canale di uscita previsto dalla legge Fornero per i soli lavoratori interamente contributivi. Cgil, Cisl e Uil chiedono anche una pensione di garanzia, comprensiva di contribuzione figurativa nei periodi di formazione, per i giovani con carriere discontinue. Ma questo intervento richiederebbe risorse che non appaiono perfettamente compatibili con i target del Mef. C’è poi il nodo della separazione dell’assistenza dalla previdenza, ancora più ardua dopo il sostanziale stop contenuto nel recente dossier della Commissione tecnica istituita dal ministero del Lavoro.