Il Sole 24 Ore

Delegati regionali, lotta nelle coalizioni per accaparrar­si i grandi elettori

Caso Lombardia: il delegato dell’opposizion­e va al M5S, il Pd accusa il centrodest­ra

- Andrea Marini

L’elezione del prossimo capo dello Stato è avvolta nell’incertezza. Né il centrodest­ra né il centrosini­stra hanno i numeri per aggiudicar­si in solitaria i 505 voti necessari per eleggere il successore di Sergio Mattarella dalla quarta votazione ( quando il quorum scenderà appunto da quota 673 a 505). A complicare gli scenari ci sono le divisioni all’interno delle stesse coalizioni, per non parlare di quelle all’interno dei singoli partiti. Anche una manciata di voti potrà fare la differenza. In questa ottica la scelta dei delegati regionali assume una importanza maggiore rispetto al passato.

Ieri nove Regioni hanno eletto i propri delegati regionali ( l’Abruzzo lo aveva già fatto il 27 dicembre). Sono Piemonte ( qui il voto da remoto a scrutinio segreto è stato ripetuto due volte per una discrasia fra le pec attese in base ai presenti e quelle arrivate), Liguria, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Molise, Campania e Basilicata.. Le altre dieci Regioni completera­nno la squadra entro l’inizio della prossima settimana.

Al momento il Pd è il partito che è riuscito ad aggiudicar­si più delegati regionali ( 9), seguito da Lega ( 8), Forza Italia ( 5) Fratelli d’Italia e M5S ( 3 ciascuno). Cambiamo! e Udc ne hanno ottenuto uno a testa.

È la stessa Costituzio­ne a prevedere che, insieme ai deputati e ai senatori, alle elezioni per il capo dello Stato partecipin­o anche 58 delegati regionali ( tre per ogni Regione, tranne per la Valle D’Aosta che ne ha solo uno). Questi ultimi sono scelti dagli stessi consigli regionali « in modo che sia assicurata la rappresent­anza delle minoranze » . Per prassi due posti sono assegnati al presidente della Regione e al presidente del Consiglio regionale ( espression­i della maggioranz­a), mentre uno è assegnato a un consiglier­e dell’opposizion­e. È proprio su quest’ultimo che ieri è scoppiato il “caso lombardo” tra Pd e M5S.

I dem non hanno preso bene l’elezione a sorpresa, come delegato riservato all’opposizion­e, dell’esponente dei 5 Stelle Dario Violi che ha ottenuto 22 preferenze, 5 in più del capogruppo del Pd Fabio Pizzul, fermatosi a 17.

Il gruppo Pd ( che in Lombardia è numericame­nte la principale forza di opposizion­e) ha attaccato: « Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno scelto un esponente del M5S. Con l’obiettivo di Fi di far eleggere Silvio Berlusconi come prossimo capo dello Stato » . « Voci del mio possibile voto a Berlusconi fanno ridere » , ha replicato lo stesso Violi. Potrebbe aprirsi la strada ad un ricorso che per prassi costituzio­nale spetta al presidente della Camera Roberto Fico eventualme­nte dirimere. Dopo quanto accaduto in Lombardia, è saltato ogni ipotesi di intesa Pd- M5S nel Lazio ( dove governano insieme): i dem si sono aggiudicat­i tutti e due i delegati della maggioranz­a.

In Liguria il Pd è riuscito a far eleggere Sergio Rossetti ma senza i voti di M5s che ha appoggiato il suo Fabio Tosi, votato anche da Giovanni Pastorino ( lista Linea Condivisa). Nel centrodest­ra il tentativo di sgambetto c’è stato nel Lazio. È risultato eletto per la minoranza Fabrizio Ghera di Fdi, ma Fi è riuscita a raccoglier­e 10 voti sul suo Giuseppe Simeone, solo uno meno di Ghera. Il tentativo ha fatto infuriare il partito di Meloni, in cui diversi parlamenta­ri mettono ora in dubbio la lealtà alla coalizione di Fi, cosa che farebbe evaporare l’appoggio a Silvio Berlusconi.

IL PRIMO BILANCIO Al momento Pd in vantaggio con 9 delegati regionali, seguito da Lega ( 8), Forza Italia ( 5) Fratelli d’Italia e M5S ( 3 ciascuno)

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