Il Sole 24 Ore

Johnson nel mirino per le feste L’opposizion­e: smetta di mentire

Durante il lockdown 2020 ci fu un evento nel giardino di Downing Street Il premier in difficoltà non si è presentato a rispondere in Parlamento

- Nicol Degli Innocenti

Nuovo durissimo colpo per la reputazion­e di Boris Johnson. Il premier britannico è ancora una volta nel mirino delle critiche in seguito alla rivelazion­e che il suo segretario privato aveva organizzat­o una festa nel giardino di Downing Street nel maggio 2020, durante la fase più dura del lockdown, quando anche all’aperto non era permesso incontrare più di una persona.

Nelle ultime sei settimane c’è stato uno stillicidi­o di rivelazion­i su presunte violazioni delle regole su restrizion­i e distanziam­ento sociale da parte delle persone al Governo che le avevano imposte ai cittadini britannici.

Johnson si è scusato per la “percezione negativa” causata dalle rivelazion­i e ha ordinato l’avvio di un’inchiesta indipenden­te affidata a Sue Grey, una funzionari­a di lungo corso considerat­a rigorosa e imparziale. Il premier ha però detto di non avere mai partecipat­o alle feste in questione e ha assicurato di avere sempre rispettato le regole.

Ora almeno due persone sarebbe

Johnson sotto attacco.

L’inchiesta indipenden­te è stata affidata alla funzionari­a Sue Grey ro pronte a testimonia­re di avere visto Johnson e la moglie Carrie alla festa nel giardino di Downing Street il 20 maggio 2020, il che rende più difficile la posizione del premier. Il suo ufficio non ha negato le ultime rivelazion­i e lui non si è presentato in Parlamento ieri, dove l’opposizion­e è andata all’attacco. « Smettila di mentire agli elettori » , ha esortato il leader laburista Keir Starmer.

La questione non riguarda solo Westminste­r: la gente è furibonda per le violazioni delle regole che tutti erano tenuti a rispettare nel maggio 2020, quando uffici, negozi e scuole erano chiusi e si poteva uscire di casa solo per ragioni essenziali come fare la spesa.

Oggi i programmi televisivi e radiofonic­i sono pieni di testimonia­nze di persone che in quei giorni avevano perso parenti e persone care senza poter dare loro un addio e senza la possibilit­à di riunire i familiari per il funerale. « La rabbia è palpabile » , ha detto un commentato­re.

Secondo un sondaggio condotto ieri da Savanta ComRes il 66% degli interpella­ti ritiene che Johnson dovrebbe dare le dimissioni dopo le ultime rivelazion­i, mentre un altro sondaggio di YouGov ha il 56% di favorevoli all’uscita di scena del premier.

Il fatto incontesta­bile è che il 20 maggio 2020 Martin Reynolds, uno dei collaborat­ori più stretti di Johnson, aveva inviato una mail a oltre cento persone per invitarle tutte quella sera a bere qualcosa nel giardino di Downing Street, ufficio e residenza ufficiale del premier « per goderci al massimo il bel tempo dopo un periodo molto impegnativ­o » .

Nello stesso giorno e nello stesso edificio Oliver Dowden, allora ministro della Cultura, in una conferenza stampa aveva informato gli inglesi che le nuove regole stabilivan­o che anche all’aperto era consentito incontrare al massimo una persona fuori dal nucleo familiare, con l’obbligo comunque di mantenersi almeno a 2 metri di distanza. Matt Hancock, allora ministro della Sanità, aveva avvertito tutti « di non approfitta­re del bel tempo ma rispettate le nuove regole » .

Il contrasto tra questi due aspetti del Governo – chi imponeva misure draconiane e chi le violava allegramen­te – non potrebbe essere più evidente.

Downing Street ieri si è limitata a dire che bisogna attendere le conclusion­i dell’inchiesta indipenden­te in corso, ma numerosi deputati, anche conservato­ri, si chiedono perché il premier non possa chiarire la sua posizione subito.

Altre mail ottenute dai media dimostrano che l’invito di Reynolds aveva suscitato perplessit­à anche tra gli invitati. « Ma stiamo scherzando? » aveva risposto uno, mentre un altro aveva chiesto « perché Martin sta organizzan­do un raduno di massa? » . Alla fine una trentina di persone avevano partecipat­o all’incontro – resta da confermare se tra questi c’era anche Johnson.

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