La decarbonizzazione rilancia le miniere
Molte le iniziative in corso per la ricerca e l’estrazione di minerali per batterie auto
La decarbonizzazione spinge verso la ricerca mineraria e la riapertura delle miniere dismesse nuovi giacimenti di materie prime per la produzione di batterie. E proprio mentre partono le iniziative per la produzione di accumulatori e la direttiva europea spinge a cercare fonti dei metalli all’insegna di un percorso sostenibile, cresce l’interesse per i giacimenti presenti in Italia. Nuovi scenari con progetti e investimenti che molto spesso sono costretti a fare i conti con i ritardi della burocrazia.
Alla ricerca del cobalto
Non è certo un caso che la Strategic minerals, azienda controllata dall’australiana Alta Zinc, abbia deciso di puntare l’attenzione sulle mineralizzazioni di Balme e Punta Corna in comune di Usseglio ( To).
Punto di partenza del piano di ricerca propedeutico alla coltivazione del cobalto e nichel, un sito minerario storico e considerato « il più grande d’Europa » , utilizzato intorno al 1750 per la produzione del pigmento che veniva esportato in Germania. Ora il gruppo Australiano Alta Zinc è in attesa della revisione della richiesta di sondaggi. « Il nichel e cobalto - dice Marcello De Angelis geologo e manager del gruppo australiano - sono materie di estrema attualità per la produzione di migliori batterie, soprattutto alla luce della transizione che vedrà una riduzione dei veicoli a combustione interna e una crescita di quelli elettrici » . Una scelta rafforzata « dopo l’annuncio dell’apertura di un hub per la produzione di batterie a Torino » . Per portare avanti il progetto di ricerca a Usseglio il gruppo ha previsto un investimento di 2 milioni e mezzo di euro. « Attualmente siamo in attesa della revisione della richiesta di sondaggi e aspettiamo una decisione - aggiunge De Angelis - poi si potrà andare avanti con le ricerche. Andando in porto l’intero progetto si avrà una miniera senza precedenti. Una simile è presente solamente in Marocco » .
galena e blenda per piombo e zinco
In fase più avanzata è invece il progetto Gorno, relativo al complesso minerario Riso- Parina, che va a interessare i comuni di Gorno, Oltre il Colle e Oneta in provincia di Bergamo. In questo caso il gruppo australiano, attraverso la controllata Energia minerals, che per riattivare una miniera di zinco e piombo ( blenda e galena) chiusa dall’Eni oltre vent’anni fa, ha già speso 16 milioni di euro per una serie di interventi e attività di ricerca. « Abbiamo presentato una variazione di progetto importante per la richiesta di rinnovo della concessione mineraria Monica - dice il manager - inoltre abbiamo effettuato altri 4 mila metri di sondaggi raddoppiato i tenori zinco e piombo. Questa attività ha permesso di fare uno studio di scopo che ha consentito di ricalibrare il progetto che ha una prospettiva di altri 25 anni » . Quanto agli investimenti, « ai 16 milioni spesi sino a oggi - aggiunge ancora - si dovrà aggiungere un importo di circa 100 milioni di euro » . Per far partire le attività però c’è ancora un ostacolo da superare: « Stiamo aspettando il rinnovo della concessione; è l’atto necessario perché le risorse disponibili possano essere messe in campo » . Proprio guardando al mercato delle batterie, e alla decarbonizzazione è pronta a ripartire anche la miniera di Silius, a cinquanta chilometri da Cagliari nel Gerrei. A rimettere in piedi il giacimento di fluorite « più importante d’Italia e tra i più importanti d’Europa » la Mineraria Gerrei che per i prossimi quattro anni ha predisposto un piano da 40 milioni di euro e l’obiettivo di rimettere in marcia la miniera all’insegna del programma industria 4.0. « Gli studi stimano un giacimento di 2 milioni e 200 mila tonnellate di fluorite - dice il geologo Umberto Gioia, socio della Mineraria Gerrei assieme a Matteo Maccabelli - con un tenore pari al 34 per cento ( ossia il 34 per cento di un metro cubo di materiale estratto), e un tenore della galena pari al 3,5 per cento » .
Produzione a 70 mila tonnellate
Numeri importanti e sufficienti per garantire il riavvio della produzione. « Con la miniera in marcia si stima una produzione annua di 70 mila tonnellate l’anno di fluorite al 97,5 per cento e 6.800 tonnellate di galena » . C’è poi lo spazio dedicato alle “Terre rare” che, come argomenta il geologo, si ricavano dai residui di lavorazione. « Il tutto seguendo i principi dell’economia circolare » . Anche l’impianto di trattamento sarà realizzato in sottosuolo, fuori ci sarà un impatto minimo e un altro cambiamento sostanziale riguarderà anche i mezzi che saranno utilizzati. « In galleria si lavorerà con mezzi alimentati a batterie - chiarisce Alessandro Murroni, tecnico minerario con esperienza in ambito internazionale e direttore generale di Mineraria Gerrei - anche sul piano energetico il nostro sito punta a diventare autosufficiente » .