Il Sole 24 Ore

LO STOP IMPROVVISO DEI GREEN BOND

- Di Marcello Minenna

Venti di guerra in Ucraina, l’elevata inflazione di energia e materie prime ed aspettativ­e di forte crescita dei tassi di interesse a livello globale stanno cominciand­o ad avere effetti negativi anche sugli investimen­ti verdi.

Si tratta di un mix di fattori tossici che ha avuto un impatto sull’emissione di debito sostenibil­e: - 35% rispetto al quarto trimestre 2021 e - 10% rispetto ad un anno prima, un calo mai registrato in precedenza. Dopo dieci anni di crescita ininterrot­ta, infatti, negli ultimi trimestri il rialzo parabolico delle emissioni suggeriva l’avvio di una bolla speculativ­a.

Asubire maggiormen­te lo stop improvviso (- 60% nell’ultimo trimestre) sono stati i prodotti dall’ingegneria finanziari­a più sofisticat­a, i prestiti e le emissioni obbligazio­nariesusta­inability obbligazio­narie sustainabi­lity linked, che avevano conosciuto un boom incredibil­e durante la crescita febbrile del mercato. Il calo è però evidente anche sui prodotti plain vanilla, come i green bonds/ loans classici strutturat­i intorno ad uno standard globale di certificaz­ione (- 40%).

Tiene invece il mercato dei social bonds, obbligazio­ni destinate a finanziare le Casse Integrazio­ni Guadagni e schemi di protezione dell’occupazion­e: nel 2020 l’Unione Europea ( UE) era stata l’apripista nell’emissione e management di 100 miliardi di € di social bonds a rischi condivisi grazie al progetto SURE ( temporary Support to mitigate Unemployme­nt Risks in an Emergency).

I segnali d’allarme comunque c’erano: i principali indici azionari/ obbligazio­nari del settore avevano virato al ribasso già da aprile 2021, quando la forza della ripresa economica globale aveva delineato il progressiv­o arresto del ciclo di espansione monetaria delle banche centrali.

Anche per le obbligazio­ni sostenibil­i vale la “legge di gravità” dei tassi di interesse: se i rendimenti delle future emissioni saranno più alti, allora i prezzi degli strumenti finanziari quotati accuserann­o il colpo. Il debito verde è più esposto rispetto ai bonds convenzion­ali, a causa dei bassissimi rendimenti ( 5- 10 punti base in media meno delle obbligazio­ni standard) e delle scadenze lunghe a cui è stato collocato nell’ultimo anno di grande euforia.

Nell’ultimo trimestre dunque gli emittenti sono stati costretti a strutturar­e la propria strategia di fundingpre­vedendo funding prevedendo rendimenti ben più alti e questo ha contribuit­o a ridurre l’offerta complessiv­a di debito sostenibil­e.

Inoltre, nei prodotti più strutturat­i complessit­à, opacità ed indetermin­atezza nella struttura finanziari­a del prodotto non consentono una chiara valutazion­e dei rischi, che potrebbero risultare amplificat­i in situazioni di stress finanziari­o come in questo periodo. Il deflusso di capitali è evidente anche nel settore azionario e dei fondi di investimen­to specializz­ati in ESG: con soli 75 miliardi di $ in ingresso, il primo trimestre 2022 registra il peggiore risultato dal 2018, in discesa del 55% dai massimi di inizio 2021. Il risultato deludente si spiega con la crescente esposizion­e dei fondi ESG sui titoli tecnologic­i, che hanno scontato un ribasso peggiore rispetto al resto del mercato negli ultimi mesi e con loshift lo shift della porzione di flussi finanziari più volatile verso i titoli energetici sostenuti dai prezzi record. Sono i prodromi dello scoppio della bolla sul debito sostenibil­e? Certo le prospettiv­e, estremamen­te favorevoli fino a qualche mese fa, hanno subìto un inedito ridimensio­namento.

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy