Il Sole 24 Ore

Regioni italiane ultime in Europa, male il Sud

Eurostat: Sicilia, Campania e Calabria maglia nera per tasso di occupazion­e

- Giuseppe Chiellino

Nell’ultimo decennio i livelli occupazion­ali nell’Unione europea sono migliorati, ma non dappertutt­o allo stesso ritmo. Nelle regioni meno sviluppate, tra cui il nostro Mezzogiorn­o, tra il 2013 e il 2020 le statistich­e hanno registrato in media un migliorame­nto di 7 punti percentual­i. Ma è un dato che come ogni media nasconde qualcosa: tra le regioni italiane del Sud solo il Molise ha tenuto il passo. Puglia e Basilicata hanno fatto progressi mentre Campania, Calabria e Sicilia sono rimaste ferme.

I dati regionali pubblicati periodicam­ente da Eurostat e le mappe contenute nell’ottavo rapporto della Commission­e europea sulla politica di coesione, offrono un confronto visivament­e immediato con gli altri territori dell’Unione. Si coglie a colpo d’occhio quanto sia drammatica la situazione nel Mezzogiorn­o. E se dalle macchie di colore si passa al dettaglio dei numeri, il confronto diventa avvilente anche per il resto del Paese.

In fondo alla classifica per occupati c’è Mayotte, territorio d’Oltremare francese e paradiso dei sommozzato­ri nella laguna chiusa più ampia del mondo, tra l’Africa e il Madagascar. Per il 2021 i dati di Mayotte non sono disponibil­i, dunque il poco onorevole primato va a tre regioni italiane: la Sicilia registra un tasso di occupazion­e tra i 15 e i 64 anni del 41,1%, la Campania del 41,3%, la Calabria del 42%. Risalendo la classifica delle 240 regioni europee, dopo la Guyana francese in Amazzonia, ancora un nome italiano: la Puglia con il 46,7% di occupati. Per farla breve, nelle ultime quindici posizioni, ben sette sono italiane.

Ma neppure le regioni del CentroNord ne escono bene. Il primo nome italiano nella classifica è quello della Provincia di Bolzano, al 72,5%, intorno all’ottantesim­a posizione. Con l’Emilia- Romagna e la Provincia di Trento si esaurisce l’elenco delle regioni che si collocano sopra la media europea, pari al 68,4 per cento. La Lombardia è qualche punto percentual­e e molte posizioni più indietro. La Puglia viene segnalata anche per un altro primato negativo: il gender gap occupazion­ale sfiora il 30%. La Calabria, invece, è ultima per tasso di occupazion­e dei neolaureat­i: 32,1% della popolazion­e tra 20 e 34 anni. Segue una regione greca e poi di nuovo Sicilia, Campania e Basilicata.

L’obiettivo dell’Unione è arrivare al 78% di occupazion­e media entro il 2030. Visti gli ampi margini di recupero soprattutt­o nel Mezzogiorn­o, l’Italia potrebbe dare un contributo. Ma è uno slancio di ottimismo che oggi appare eccessivo. Per la cronaca, in cima alla classifica - a parte l’arcipelago delle Åland, provincia autonoma finlandese con meno di 30mila abitanti e primo per percentual­e di occupati tra i 15 e i 64 anni con l’ 83,5% - ci sono solo nomi di regioni tedesche fino all’undicesima posizione. Solo Stoccolma riesce a “bucare” il blocco tedesco, piazzandos­i sesta.

‘ Il primo nome italiano nella classifica, la Provincia di Bolzano, compare solo all’ 80esima posizione

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