ZUCKERBERG FA IL NEGOZIO CHE PORTA NEL METAVERSO
Ancora non si sa davvero cosa possa essere quel metaverso di cui oggi si parla tanto. E se sarà uno solo. L’integrazione tra realtà fisica e digitale fatica ancora a prendere forma, mentre si sviluppano mondi virtuali che per ora giocano ciascuno la propria partita. In questa incertezza ognuno cerca la sua strada puntando a mettere il cappello sulla nuova, indeterminata realtà, ben consapevoli che il primo che arriva - e che saprà popolare il numero maggiore di persone e di strumenti appositi - potrà prendersi tutto, o almeno una grande fetta, prima che anche gli altri arrivino.
In questo senso Mark Zuckerberg è partito senza indugi e in grande stile. Prima ha annunciato il nuovo obiettivo strategico, sancito dal cambio di nome in Meta, e da un piano di investimenti da 10 miliardi di dollari l’anno sul progetto. E arricchito poco dopo dai Ray- Ban Stories, gli occhiali che spaziano tra la realtà aumentata e il web, e che di fatto rappresentano un primo strumento di integrazione tra la realtà fisica e quella virtuale. Rendendo difficile capire dove finisce una e inizia l’altra.
Ora Meta ha annunciato l’apertura di un negozio fisico, il primo nella sua storia. Lo store retail sarà nel campus di Burlingame, in California, di fianco ai Reality Labs, la divisione dedicata a delineare la realtà del metaverso e l’hardware necessario. Il negozio, aperto dal 9 maggio, permetterà agli utenti di provare l’hardware propedeutico alla realtà virtuale: il dispaly video Portal, Meta Quest 2, il visore che ha preso il posto di Oculus, e i Ray- Ban Stories. Il negozio sarà ovviamente visitabile anche in modalità virtuale.
Non è la prima Big Tech a entrare nel mondo fisico: Amazon ha aperto librerie e acquistato la catena Whole Foods ormai cinque anni fa, mentre Google ha inaugurato un anno fa il primo punto retail a New York. Ora Facebook lancia il suo, in posizione più decentrata e meno di richiamo, con l’obiettivo di introdurre gli utenti nel metaverso come lo intende Zuck: un luogo fisico per entrare in un mondo virtuale.
Era sorprendente che Facebook non avesse ancora un punto fisico, ora ce l’ha. E potrà utilizzarlo per comprendere meglio la reazione delle persone di fronte alla nuova dimensione: in termini di adattamento, di privacy, di sopportazione. Sarà anche per questo che non ha voluto un punto in grande stile, ma più discreto. Intanto i suoi Reality Labs, con i loro 17mila dipendenti, hanno perso nel primo trimestre dell’anno tre miliardi di dollari. Gli investitori non sembrano essere molto felici, soprattutto se il payoff è ipotizzabile in anni. Zuck dovrà convincere anche loro, oltre gli utenti. E intanto deve convincere se stesso che il metaverso potrebbe anche non essere solo il suo. Ma tanti e interoperabili.