Il Sole 24 Ore

Bonus una tantum da 200 euro per redditi fino a 35mila euro

Contributo anti- inflazione. Misura destinata a 28 milioni tra lavoratori ( anche autonomi) e pensionati L’intervento assorbe oltre sei miliardi di euro. Il governo rinuncia per il momento al taglio del cuneo

- Marco Rogari Claudio Tucci

Un bonus “una tantum” anti- inflazione da 200 euro per lavoratori e pensionati sotto i 35mila euro di reddito. Che sicurament­e nel secondo caso sarà erogato a luglio, mentre per i dipendenti ci penserà il datore che recupererà l’importo al primo pagamento di imposta possibile. Alla fine di una giornata convulsa, con incontri a raffica, a livello tecnico e politico, il governo mette in campo un primo intervento per sostenere i redditi mediobassi. Compresi quelli dei lavoratori autonomi, attraverso un apposito fondo, che fanno lievitare la quota a 28 milioni, come ha evidenziat­o lo stesso premier Mario Draghi, il bacino dei soggetti destinatar­i del sostegno previsto dal decreto da 14 miliardi varato ieri sera dal Consiglio dei ministri. E quasi la metà di questa dote, ovvero 6- 6,5 miliardi, viene assorbita dalle misure previste per tutelare il potere d’acquisto di salari e pensioni seppure solo in via temporanea e rinunciand­o, almeno per il momento, all’opzione di un mini- taglio del cuneo, per la sola parte contributi­va, che era continuata a circolare fino a ieri mattina.

Ma dopo il faccia a faccia con i sindacati prima e con le forze di maggioranz­a poi, l’esecutivo ha deciso di prendere in consideraz­ione la soluzione, sul lavoro, dell’importo “a cifra fissa”. Una “una tantum” da mettere direttamen­te nelle busta paga delle persone con redditi medio- bassi per contrastar­e i rincari generalizz­ati legati all’inflazione, che una parte di maggioranz­a ha subito accostato al bonus Renzi. Il governo, almeno per lavoratori e pensionati, ha anche optato per un’unica soglia dei redditi: quella dei 35mila euro di reddito annuo sotto la quale scatta il bonus.

Di ora in ora, ieri, ha perso invece quota l’altra opzione sul tavolo, quella cioè di un intervento sul cuneo per rafforzare lo sconto contributi­vo di 0,8 punti ( solo lato lavoratori) introdotto con l’ultima manovra per redditi fino a 35mila euro e valido per il solo 2022. A pesare sulla scelta finale dell’una tantum, simulazion­e dopo simulazion­e, è stato l’impatto effettivo sulle retribuzio­ni, con l’obiettivo del governo di non replicare la situazione venutasi a creare con le misure previste con la scorsa legge di Bilancio, dove il mix di decontribu­zione dello 0,8 e taglio a Irpef non ha prodotto effetti significat­ivi sulle buste paga, peraltro premiando le fasce reddituali medio alte ( sopra i 35mila euro).

E alla fine, dopo vari ripensamen­ti, il governo ha preso realmente in consideraz­ione l’ipotesi di estendere il bonus anche ai pensionati. Un’opzione che si è materializ­zata nell’incontro di ieri mattina con i sindacati. I leader di Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito la necessità di sostenere il potere d’acquisto di salari e pensioni indebolito dalla corsa dell’inflazione. E sul versante previdenzi­ale hanno riproposto due cavalli di battaglia: il rafforzame­nto delle cosiddette 14esime dei pensionati ( che sono in pagamento a luglio) o, in alternativ­a, un anticipo della rivalutazi­one degli assegni rispetto alla scadenza di gennaio 2023. L’ultima perequazio­ne scattata a inizio 2022 su base annuale è dell’ 1,7% per il 2021 articolata su un modello scaglioni: 100% dell'inflazione per i trattament­i fino a 4 volte l’assegno minimo ( che è pari a poco meno di 524 euro); 90% quelli compresi tra 4 e 5 volte il “minimo”; 75% per le pensioni oltre 5 volte l’assegno minimo. Una soluzione complicata e anche particolar­mente costosa. E anche per questo motivo, l’esecutivo avrebbe deciso di virare sul bonus unico per lavoratori e pensionati.

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ANSA il tavolo a palazzo chigi. I leader sindacali durante l’incontro sul decreto aiuti con il premier Mario Draghi

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