Danni da guerra, alle imprese 200 milioni e fondi export
Pmi. Contributi fino al 60% della perdita di fatturato rispetto al 2019 entro 400mila euro. Al Mise uno sportello unico per investimenti esteri e reshoring. Per i grandi progetti di ricerca 350 milioni
Il « decreto aiuti » approvato ieri dal consiglio dei ministri istituisce un fondo da 200 milioni, gestito dal ministero dello Sviluppo economico ( Mise), per indennizzi alle imprese che in seguito al conflitto in Ucraina hanno sofferto perdite di fatturato derivanti dalla contrazione della domanda, dall’interruzione di contratti e dalla crisi nelle catene di approvvigionamento di materie prime. Le risorse potrebbero coprire un numero di imprese inferiore a quelle che faranno domanda, considerato anche che in linea con il Quadro temporaneo Ue sugli aiuti di Stato ogni beneficiario potrà in teoria incassare un contributo piuttosto alto, fino a 400mila euro. Per questo, se le domande supereranno la disponibilità, il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti ridurrà in modo proporzionale il contributo a fondo perduto.
Destinatarie sono solo le Pmi che rientrano in uno dei 26 settori più colpiti dalla crisi e inseriti nell’allegato alla comunicazione della Commissione europea del 23 marzo 2022 sul Quadro temporaneo per misure di aiuto di Stato a seguito del conflitto. Le Pmi dovranno anche presentare, cumulativamente, tre requisiti. Il primo è la realizzazione, direttamente o indirettamente, negli ultimi due anni di operazioni commerciali, compreso l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati, con Ucraina, Russia e Bielorussia pari almeno al 20% del fatturato aziendale totale. La seconda condizione è che l’impresa abbia subito, nell’ultimo trimestre che precede l’entrata in vigore del decreto legge, un incremento del costo di acquisto medio per materie prime e semilavorati di almeno il 30% rispetto alla media dello stesso periodo del 2019 ( per le imprese costituite dal primo gennaio 2020 il confronto è con il corrispondente periodo 2021). Infine, bisogna avere registrato nell’ultimo trimestre un calo del fatturato di almeno il 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono previste due fasce di contributo, comunque nel limite di 400mila euro. Per le imprese più piccole, con ricavi 2019 non superiori a 5 milioni, l’aiuto corrisponderà al 60% della differenza tra i ricavi medi dell’ultimo trimestre e quelli del corrispondente periodo del 2019. Nel caso di imprese con ricavi superiori a 5 milioni e comunque fino a 50 milioni, la percentuale scenderà al 40%. Per le imprese costituite dal primo gennaio 2020 il periodo di imposta di riferimento è il 2021.
Sarà un successivo decreto attuativo del ministero a fissare le modalità di erogazione delle risorse e la data di avvio della presentazione delle domande, comunque non oltre 60 giorni dall’entrata in vigore del Dl. Un ulteriore intervento è stato presentato dal ministero degli Affari esteri. Si tratta della possibilità di ricorrere al fondo 394 per l’internazionalizzazione concedendo finanziamenti agevolati per fare fronte a difficoltà o rincari degli approvvigionamenti a seguito del conflitto. Sarà possibile accedere a una quota di cofinanziamento a fondo perduto, fino al 40%. Tornando alle proposte del Mise, nello stato di previsione del ministero nasce un fondo da 5 milioni annui per favorire l’attrazione di investimenti esteri e la ricollocazione in Italia di investimenti precedentemente usciti dall’Italia ( reshoring). Le risorse serviranno principalmente a finanziare comunicazione online e una segreteria tecnica con personale Mise che dovrà funzionare da “sportello unico”. Una struttura che sembra affiancarsi a quanto già fanno il ministero degli Esteri, dopo che aveva recuperato la competenza in materia proprio dal Mise, e il Comitato interministeriale per gli investimenti esteri. Confermata la norma emersa nei giorni scorsi che assegna al Mise un potere sostitutivo sulla convocazione della conferenza di servizi per sbloccare gli investimenti produttivi, superiori a un valore di 50 milioni, fermi in attesa di autorizzazioni.
Viene infine rifinanziato il fondo per gli Ipcei, i grandi progetti di ricerca di interesse comune europeo: 200 milioni nel 2023 e 150 milioni nel 2024.
Potere sostitutivo al ministero di Giorgetti per sbloccare i grandi investimenti produttivi incagliati