Tata Steel dice stop al carbone di Mosca
Per il gruppo indiano, principale importatore, pesa l’incertezza per le sanzioni
Il colosso dell’acciaio indiano Tata Steel smette di acquistare carbone dalla Russia. Senza aspettare che il Governo di New Delhi condanni l’invasione dell’Ucraina, né che aderisca alle sanzioni contro Mosca, il gruppo di Mumbai ha deciso di rinunciare alle forniture. Tata Steel è un grande importatore di carbone russo, anzi è stato il principale in India nel primo trimestre del 2022, sulla base di ordinativi fatti prima della guerra.
La scelta è stata annunciata con un breve comunicato sul sito della società il 20 aprile: « Abbiamo preso la decisione di smettere di fare affari con la Russia. Per garantire la continuità aziendale, tutti i nostri siti di produzione di acciaio in India, Regno Unito e Paesi Bassi si sono procurati forniture alternative per porre fine alla dipendenza dalla Russia » . Il motivo, specifica il gruppo, è la forte incertezza delle transazioni con fornitori e banche russe, a causa delle sanzioni internazionali.
Tata è una delle poche società indiane a tagliare i legami con Mosca, ma non è l’unica. Infosys, la seconda azienda di servizi software del Paese, ha dichiarato ad aprile l’intenzione di spostare le proprie attività fuori dalla Russia.
New Delhi, al contrario, ha incrementato l’acquisto di combustibili da Mosca ( soprattutto petrolio), che offre prezzi fortemente scontati. Russia e India stanno lavorando al progetto di allestire un sistema di pagamenti bilaterale, regolato in rubli e rupie e alternativo alla piattaforma internazionale Swift, ma non è stato ancora annunciato alcun meccanismo.
L’atteggiamento di New Delhi nei confronti di Mosca ha fatto scattare le critiche degli Stati Uniti ( irritati anche per gli acquisti di armi dalla Russia). Unione Europea e Giappone hanno già deciso lo stop agli acquisti di carbone dalla Russia. L’India, invece, da ottobre ha un accordo per rafforzare la cooperazione bilaterale nel settore. Il Paese utilizza la più sporca delle fonti fossili per generare quasi il 70% dell’elettricità che consuma ed è alle prese con una forte carenza di approvvigionamenti.