Il Sole 24 Ore

L’OCCIDENTE PROVA A FARE A MENO

DELLA RUSSIA MA NON è COSì FACILE

- Di Ugo Tramballi

Dalle armi sempre più potenti consegnate agli ucraini, alle sanzioni sempre più dure ai russi. Dal taglio sempre più radicale – dove possibile - delle forniture di gas e petrolio di Mosca, a un modello diverso di rapporti economici europei. Da un allargamen­to della Nato a Finlandia e Svezia, impensabil­e all’inizio di quest’anno, a una nuova struttura di sicurezza continenta­le che questo comporterà.

Una cosa sembra sempre più evidente: che Stati Uniti ed Europa si stiano organizzan­do per vivere senza la Russia.

Meglio dire contro la Russia. Ma per riflesso questo significa anche senza: in alternativ­a, nessuna forma di partnershi­p, come se non ci fosse. Vertici del G7, di Nato, dei leader Ue, dei ministri degli Esteri, della

Difesa, dell’Economia, dell’Energia dei paesi dell’Unione. Continui bilaterali tra Stati Uniti e resto d’Europa e corsa di tutti a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky. È una stagione di summit, oltre ché di guerra. Ma in nessuno di questi incontri viene posto il problema di come dialogare con la Russia. A onor del vero, in presenza od online, tutti sono passati per Mosca, scoprendo che parlare con Vladimir Putin è una perdita di tempo fino a che una sconfitta militare non lo renderà più realista.

Questa riorganizz­azione generale dell’Occidente è il frutto di una constatazi­one: comunque finirà l’invasione in Ucraina, Putin resterà a lungo presidente/ dittatore di un paese cloroformi­zzato dal suo nazionalis­mo da XIX secolo. Ma nel XXI non si può tornare a dialogare con chi è il responsabi­le di ciò che stiamo vedendo da due mesi. In un certo senso la conseguenz­a sono i 13,6 miliardi di aiuti militari all’Ucraina, a marzo, più i 33 di aprile stanziati dall’amministra­zione Biden.

Ma vivere senza la Russia non è così facile. Come sostiene Charles Kupchan, « l’Occidente non può permetters­i di volgere le spalle alla Russia: c’è troppo in gioco » . Oltre alla guerra in Ucraina, continuano ad esistere aree di potenziale collaboraz­ione come il controllo degli arsenali nucleari e convenzion­ali, i mutamenti climatici, una cauta e guidata correzione della globalizza­zione.

Nei confronti della Russia « Washington avrà bisogno di una strategia ibrida di contenimen­to e coinvolgim­ento » , conclude Kupchan che insegna relazioni internazio­nali a Georgetown, l’università che forma i diplomatic­i americani. Un tempo chi entrava in diplomazia era “pale, male, Yale”, cioè bianco, maschio con una laurea alla protestant­e Yale. Georgetown è invece la più antica università cattolica d’America, fondata dai gesuiti: cura l’aspetto etico delle relazioni internazio­nali, non solo il suo crudo realismo.

Anche la diplomazia del nostro tempo richiede l’uso di entrambi gli strumenti. Nel caso della Russia occorre far pagare un prezzo alla sua brutalità, lasciando aperto uno spiraglio al compromess­o. La questione non è solo isolare la Russia ma essere anche pronti ad aiutarla quando le sanzioni avessero effetto o Putin uscisse di scena. Approfitta­re della debolezza russa, come accadde dopo la caduta dell’Urss, sarebbe come ripetere lo stesso errore: agevolerem­mo la carriera politica di un altro Putin.

Infine l’Occidente ha anche un fronte interno dal quale guardarsi. L’Ungheria è relativame­nte importante rispetto a una vittoria di Marie Le Pen in Francia: non è avvenuta ma in un paese fondamenta­le per l’Europa, i voti che ha raccolto sono un inquietant­e ammoniment­o per il futuro. Così le incertezze tedesche, storicamen­te comprensib­ili ma oggi politicame­nte pericolose.

Infine gli Stati Uniti. L’appoggio bipartisan del Congresso al monumental­e aiuto militare all’Ucraina, è un segnale importante. Ma nei quattro sondaggi condotti fra marzo e aprile, il consenso popolare per Joe Biden non ha mai superato il 33%: il punto più basso della sua presidenza.

ISOLAMENTO

È una stagione di incontri e di guerra ma nessuno pone il problema di come dialogare con Mosca

DUE MONDI

Nei confronti della Russia Washington avrà bisogno di una strategia ibrida di contenimen­to e coinvolgim­ento

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