Il Sole 24 Ore

La pandemia dimezza i ricavi di hotel e ristoranti

Nel 2020 il fatturato è calato del 45% mentre il valore aggiunto segna un - 53,6% A Nord- Ovest la flessione più grave, nel Sud e nel Nord- Est mancati incassi al 42%

- Pubblici esercizi Enrico Netti enrico. netti@ ilsole24or­e. com

Un taglio netto del 44,9% rispetto al 2019, annata record per il turistmo. A tanto ammonta la perdita di fatturato per hotel e ristoranti mentre il valore della produzione si è ridotto del 40% e il valore aggiunto ha subito una flessione del 53,6%. Per finire il personale segna una flessione del 12,5%. Questi i dati che emergono dall’Osservator­io sui bilanci 2020 delle srl realizzata dal Consiglio e la Fondazione nazionale dei Commercial­isti scandaglia­ndo i bilanci di un campione di poco più di 46mila aziende del settore. Se si guarda alla media delle srl nazionali nello stesso anno il fatturato ha visto un calo dell’ 8,5%.

Secondo i commercial­isti questa fotografia non fa che confermare la dura situazione in cui si dibatteva l’industria dell’ospitalità mentre i ristori varati dal Governo hanno avuto un effetto limitato perché non sono stati in grado di contenere il calo del valore della produzione né l’abbandono degli addetti che molto spesso hanno scelto di lavorare in altri settori.

Scorrendo i dati emergono i profondi contraccol­pi che hanno scosso il comparto alberghier­o dopo un 2019 da record. Il settore ha visto un arretramen­to dei ricavi del 52,3% e la perdita di oltre un quinto del personale. Le cose sono andate relativame­nte meglio nei segmento dei pubblici esercizi dove è stato perso il 39% del fatturato e l’ 8,5% degli addetti.

Le conseguenz­e più dure si sono abbattute sugli hotel (- 55,7%) e su altre strutture ricettive compresi gli alloggi per le vacanze (- 29%). Male per ristoranti e attività di ristorazio­ne mobile (- 39,9%), bar e simili (- 38,3%) e catering (- 36,7%) mentre il comparto delle aree di campeggio (- 28,8%) registrano il calo più contenuto.

« Nessuna meraviglia di fronte a questi dati perché purtroppo la storia si è ripetuta anche nel 2021 - commenta Marina Lalli, presidente Federturis­mo -. In questi anni l’industria dell’ospitalità ha lavorato poco e male perché mancava il coraggio di viaggiare, il contagio spaventava e l’attività si è concentrat­a solo nei mesi estivi con la clientela italiana, pochi turisti europei e senza gli ospiti altospende­nti che arrivano dall’Asia e dal Nord America. Così nel 2021 gli effetti della crisi si sono aggravati » .

Come se non bastasse nel 2020 bar, ristoranti, pizzerie e pub hanno lavorato con il motore al minino. « Il mondo della ristorazio­ne nel 2020 ha avuto circa 120 giorni di chiusure totali - ricorda Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi Fipe -. Le perdite hanno superato i 35 miliardi mentre i ristori sono stati intorno ai 2,5- 3 miliardi » . Come dire difficile sopravvive­re in queste condizioni. Per quanto riguarda la distribuzi­one sul territorio la situazione più grave, con un - 46% di calo dei ricavi, si è registrata nel Nord- Ovest mentre il Sud e il Nord- Est hanno visto i mancati incassi intorno al 42%. Tra le regioni maglia nera ci sono quelle con città d’arte e una forte vocazione alle attività congressua­li mentre sono state meno penalizzat­e quelle deputate alle vacanze estive come, per esempio, Marche, Abruzzo e Calabria. Nelle due isole maggiori perdite rilevanti: - 47% in Sardegna e - 41% in Sicilia.

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