Le telco europee lanciano l’allarme: « Big Tech vale il 56% del traffico »
La commissaria Ue Vestager: allo studio come i colossi possano contribuire alle reti
Da sole le Big Tech – Meta ( Facebook, Instagram, WhatsApp), Alphabet ( Google search, YouTube), Apple ( iTunes, iCloud, AppStore), Amazon ( AWS, Amazon Prime), Microsoft ( MS Office, Xbox) e Netflix – pesano per il 56% sul consumo dati globale. E con i loro servizi spingono l’asticella sempre più in là. Da qui la richiesta che le telco europee ritengono improcrastinabile: far sì che si attivino meccanismi di contribuzione, da parte delle Big Tech, alla realizzazione delle reti su cui quei servizi viaggiano.
Il messaggio arriva chiaro da Etno, l'associazione che rappresenta ex incumbent delle Tlc fra cui Tim o Swisscom ( controllante di Fastweb), che si è affidata a uno studio della società di consulenza Axon Partners.
I numeri tratteggiano un quadro che ha tutti i contorni della situazione sfuggita di mano. A partire dai 500 miliardi di euro negli ultimi 10 anni per implementare le proprie reti. Del resto in media si stima un consumo di 16 Giga al mese nel 2023 contro gli 8,5 del 2021 nel mobile e uno consumo medio di 454 Giga al mese nel 2023 contro i 293 del 2021 su rete fissa.
Quelle macchine che sempre di più e sempre più velocemente passano sull’autostrada costano così alle telco fra i 15 e i 28 miliardi di euro l’anno. Tutti sulle spalle del settore Tlc ma con risultati che poi stanno premiando solo le Big Tech generatrici di domanda. E così a fronte di ricavi delle telco europee scesi del 7% fra 2015 e 2021, c’è un + 500% per Facebook, Amazon, Netflix e Google. Tutto questo, poi, con capitalizzazioni di mercato scese nello stesso periodo del 40% per le telco europee contro il + 385% dei colossi del web.
Da qui la conclusione: se le Big Tech contribuissero per 20 miliardi sugli investimenti di rete ci sarebbe un aumento del Pil fino a 72 miliardi unito a 840mila posti di lavoro in più nel 2025. Con 10 miliardi la spinta sul PIl sarebbe fra i 27 e i 37 miliardi e con 30 miliardi salirebbe a 77- 106 miliardi.
La questione « va considerata con molta attenzione » , ha commentato la commissaria Ue Margrethe Vestager e « stiamo cercando di capire meglio come ciò possa essere fatto » riferendosi al contributo delle Big Tech allo sviluppo delle reti fisse e mobili.
Intanto ieri in Italia Agcom ha diffuso i dati dell’Osservatorio trimestrale delle comunicazioni. I risultati, a fine 2021, indicano per la rete fissa un traffico dati medio giornaliero aumentato del 19,3% rispetto al corrispondente valore del 2020 e del 78,7% rispetto al 2019 pre- Covid. Le linee broadband complessive, a fine dicembre hanno sfiorato i 18,7 milioni ( per l’ 85% residenziali) con Tim quale maggiore operatore ( 41,4%), seguito da Vodafone ( 16,7%), Fastweb ( 14,7%) e Wind Tre ( 14,1%). Nel segmento mobile le sim complessive hanno raggiunto i 106,2 milioni (+ 2,2 milioni su base annua) di cui 78,1 “human” e 28,1 M2M ( quelle usate per domotica o usi produttivi). Con riferimento alle linee complessive Tim risulta market leader con il 28,7%, seguita da Vodafone ( 28,4%) e Wind Tre ( 24,5%), mentre Iliad raggiunge l' 8%. Considerando il solo segmento “human”, Wind Tre rimane il principale operatore con il 26,5%, seguito da Tim ( 25,5%) , Vodafone ( 23,1%) e Iliad ( 10,9%).
Negli ultimi dieci anni investiti 500 miliardi per le infrastrutture OSSERVATORIO AgcOm
Crescono traffico dati e ultrabroadband. Tim primo operatore nel mobile ( 28,7%)