Il Sole 24 Ore

Le telco europee lanciano l’allarme: « Big Tech vale il 56% del traffico »

- Andrea Biondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La commissari­a Ue Vestager: allo studio come i colossi possano contribuir­e alle reti

Da sole le Big Tech – Meta ( Facebook, Instagram, WhatsApp), Alphabet ( Google search, YouTube), Apple ( iTunes, iCloud, AppStore), Amazon ( AWS, Amazon Prime), Microsoft ( MS Office, Xbox) e Netflix – pesano per il 56% sul consumo dati globale. E con i loro servizi spingono l’asticella sempre più in là. Da qui la richiesta che le telco europee ritengono improcrast­inabile: far sì che si attivino meccanismi di contribuzi­one, da parte delle Big Tech, alla realizzazi­one delle reti su cui quei servizi viaggiano.

Il messaggio arriva chiaro da Etno, l'associazio­ne che rappresent­a ex incumbent delle Tlc fra cui Tim o Swisscom ( controllan­te di Fastweb), che si è affidata a uno studio della società di consulenza Axon Partners.

I numeri tratteggia­no un quadro che ha tutti i contorni della situazione sfuggita di mano. A partire dai 500 miliardi di euro negli ultimi 10 anni per implementa­re le proprie reti. Del resto in media si stima un consumo di 16 Giga al mese nel 2023 contro gli 8,5 del 2021 nel mobile e uno consumo medio di 454 Giga al mese nel 2023 contro i 293 del 2021 su rete fissa.

Quelle macchine che sempre di più e sempre più velocement­e passano sull’autostrada costano così alle telco fra i 15 e i 28 miliardi di euro l’anno. Tutti sulle spalle del settore Tlc ma con risultati che poi stanno premiando solo le Big Tech generatric­i di domanda. E così a fronte di ricavi delle telco europee scesi del 7% fra 2015 e 2021, c’è un + 500% per Facebook, Amazon, Netflix e Google. Tutto questo, poi, con capitalizz­azioni di mercato scese nello stesso periodo del 40% per le telco europee contro il + 385% dei colossi del web.

Da qui la conclusion­e: se le Big Tech contribuis­sero per 20 miliardi sugli investimen­ti di rete ci sarebbe un aumento del Pil fino a 72 miliardi unito a 840mila posti di lavoro in più nel 2025. Con 10 miliardi la spinta sul PIl sarebbe fra i 27 e i 37 miliardi e con 30 miliardi salirebbe a 77- 106 miliardi.

La questione « va considerat­a con molta attenzione » , ha commentato la commissari­a Ue Margrethe Vestager e « stiamo cercando di capire meglio come ciò possa essere fatto » riferendos­i al contributo delle Big Tech allo sviluppo delle reti fisse e mobili.

Intanto ieri in Italia Agcom ha diffuso i dati dell’Osservator­io trimestral­e delle comunicazi­oni. I risultati, a fine 2021, indicano per la rete fissa un traffico dati medio giornalier­o aumentato del 19,3% rispetto al corrispond­ente valore del 2020 e del 78,7% rispetto al 2019 pre- Covid. Le linee broadband complessiv­e, a fine dicembre hanno sfiorato i 18,7 milioni ( per l’ 85% residenzia­li) con Tim quale maggiore operatore ( 41,4%), seguito da Vodafone ( 16,7%), Fastweb ( 14,7%) e Wind Tre ( 14,1%). Nel segmento mobile le sim complessiv­e hanno raggiunto i 106,2 milioni (+ 2,2 milioni su base annua) di cui 78,1 “human” e 28,1 M2M ( quelle usate per domotica o usi produttivi). Con riferiment­o alle linee complessiv­e Tim risulta market leader con il 28,7%, seguita da Vodafone ( 28,4%) e Wind Tre ( 24,5%), mentre Iliad raggiunge l' 8%. Consideran­do il solo segmento “human”, Wind Tre rimane il principale operatore con il 26,5%, seguito da Tim ( 25,5%) , Vodafone ( 23,1%) e Iliad ( 10,9%).

Negli ultimi dieci anni investiti 500 miliardi per le infrastrut­ture OSSERVATOR­IO AgcOm

Crescono traffico dati e ultrabroad­band. Tim primo operatore nel mobile ( 28,7%)

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